Lotte contadine e antimafia

di Dino Paternostro | da La Sicilia del 22 gennaio 2012

 

nicola cipollaLa Cgil ha voluto festeggiare il 90esimo compleanno di Nicola Cipolla, storico dirigente che, negli Anni 40, organizzò e guidò gli agricoltori insieme con Pio La Torre. L’Anpi gli ha conferito la tessera onoraria 2012

 

I novant’anni di Nicola Cipolla, “monumento storico” della sinistra siciliana, sono stati festeggiati in questi giorni dai suoi amici e dal gruppo dirigente della Camera del lavoro di Palermo, che lui rifondò nel 1944, insieme al mitico Cesare Sessa, dopo il “buio” del ventennio fascista. A fianco del segretario generale Cesare Sessa, già deputato comunista prima dell’avvento del fascismo, Cipolla lavorò intensamente per riorganizzare le diverse categorie di lavoratori. Ma gli Americani deportarono Sessa in un campo di concentramento algerino e lui, all’età di 24 anni, rimase da solo a dirigere la Camera del Lavoro del capoluogo dell’Isola. “Il 18 ottobre 1944 – ha ricordato nel suo intervento alla festa – riuscimmo a firmare il primo accordo sindacale col commissario prefettizio del comune di Palermo, barone Enrico Merlo, in base al quale si concedeva a tutti i dipendenti comunali un’anticipazione di mille lire nette”. Ma il giorno dopo, proprio a Palermo, forse per rompere quella fragile pace sociale, fu consumata la “strage del pane”, con un reparto dell’esercito che sparò sulla folla in via Maqueda, mietendo ben 24 morti e 158 feriti. “Comunque, quelli del secondo dopoguerra – ha aggiunto Cipolla – furono anni eroici per il movimento contadino ed operaio siciliano ed io li ho vissuti tutti molto intensamente al loro fianco, sia a Palermo che in provincia. A Corleone ho conosciuto tanti anziani contadini, che erano stati al fianco di Bernardino Verro, il mitico capo dei fasci dei lavoratori di fine ’800. Ed ho conosciuto anche Placido Rizzotto, che aveva appena conclusa la sua esperienza partigiana al Nord. Era un ragazzo sveglio e capace Rizzotto. Formatosi alla lotta partigiana, appena tornato a Corleone, dove ogni pietra trasudava socialismo, si iscrisse, come me al PSI, guidando la Camera del lavoro”. Rizzotto fu assassinato dalla mafia nel 1948, proprio perché voleva portare a Corleone il “vento del Nord”. Dell’assassinio fu accusato Luciano Liggio, subito difeso dall’avvocato Rocco Gullo. “Anche Gullo ho conosciuto benissimo – dice Cipolla – perché era un socialista, nominato vicesindaco di Palermo dagli Anglo-americani, al fianco del sindaco Lucio Tasca. Io ed altri giovani socialisti, come Mario Mineo, Napoleone Colajanni, Enzo Sellerio e Peppe Fazio, conducemmo una dura battaglia contro di lui, perché lo ritenevamo vicino ad ambienti mafiosi. Riuscimmo persino ad espellerlo dal partito, ma Pietro Nenni lo riammise. Fu allora, tra la fine del ’45 e gli inizi del ’46, che l’intero gruppo dirigente della Federazione socialista di Palermo decise di lasciare il partito e di aderire al Pci di Girolamo Li Causi”. “Nell’autunno del ’49, insieme a Pio la Torre, organizzammo la ripresa delle lotte contadine per l’applicazione dei decreti Gullo e la riforma agraria”, ricorda Cipolla. “Il 13 novembre – aggiunge – iniziammo l’occupazione dei feudi. Io, insieme al padre di Placido Rizzotto e all’avv. Francesco Taormina, guidai il corteo che occupò il feudo Strafatto, dov’era gabelloto Luciano Liggio. E, la sera, l’intero gruppo dirigente della zona del Corleonese si riunì nel salone della cooperativa “Unione agricola”, per decidere se considerare effettiva o simbolica l’occupazione dei feudi. La scelta unanime fu di considerarla effettiva, cioè di arare e seminare le terre, con l’obiettivo di raccogliere il grano in estate”. Lo scontro si radicalizzò e, nei mesi successivi, diversi dirigenti e migliaia di contadini furono arrestati dalla polizia di Scelba. Tra essi, pure Pio La Torre, che trascorse 17 lunghi mesi all’Ucciardone. “Però – conclude Cipolla – da lì a poco ottenemmo la legge di riforma agraria, che spezzò il latifondo e rese un po’ più libera la Sicilia”. “Cipolla – ha detto Maurizio Calà, segretario della Cgil palermitana, consegnandogli la targa-ricordo del sindacato – ha tutto il nostro affetto e la nostra stima, perché è sempre stato al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori siciliani”. “E l’Anpi oggi ha l’onore di consegnargli la tessera onoraria per la grande coerenza etica e politica con cui ha condotto tante battaglie per la democrazia e la giustizia sociale”, ha aggiunto il presidente Ottavio Terranova, annunciando l’intenzione dell’associazione di pubblicare un libro sulla sua vita.

 


 

CALTAVUTURO NON DIMENTICA…

20 GENNAIO 1893. L’esercito e i mafiosi spararono sui braccianti, uccidendone 11

 

Le lotte contadine del secondo dopoguerra, di cui Nicola Cipolla fu uno dei protagonisti più importanti, si conclusero con la riforma agraria del 1950. Ma, ad organizzare per la prima volta i contadini nella storia d’Italia fu il movimento dei fasci di fine ’800, che, in appena due anni (1892-1894), riuscì a mobilitare circa 400 mila contadini, per migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro, che allora erano davvero bestiali. I contadini organizzati nei Fasci si riunirono il 31 luglio 1893 a Corleone (allora “capitale contadina”) per elaborare ed approvare quelli che passarono alla storia come i “Patti di Corleone”. Sulla base di questo primo esempio di contratto sindacale scritto, il movimento dei Fasci organizzò degli imponenti scioperi, che in alcuni casi si conclusero con l’accettazione dei “Patti” da parte del padronato agrario. Purtroppo, il “battesimo di sangue” i Fasci l’ebbero il 20 gennaio 1893 a Caltavuturo, quando l’esercito e la mafia spararono sui contadini che manifestavano per chiedere l’assegnazione delle “terre comuni”, provocando 11 morti e tanti feriti. E venerdì scorso, 119° anniversario della strage, il circolo Arci “20 Gennaio” di Caltavuturo ha voluto ricordare i caduti con una giornata di iniziative, conclusasi con un convegno sul tema “Lavoro, diritti, libertà”, la premiazione di due alunni della scuola media (Angelo G. Romana e Angela Miniaci), che avevano “disegnato” il 20 gennaio, e con una fiaccolata fino al luogo dell’eccidio, dov’era stata collocata una lapide con i nomi di tutti i caduti. “Quei contadini con il loro coraggio hanno scritto una pagina di storia di questo Paese, con il loro sangue hanno riscattato la dignità di un popolo intero, sottomesso ai potenti di turno”, ha detto nel suo intervento Antonino Musca, presidente del circolo. All’iniziativa, coordinata dal prof. Roberto Sottile, hanno partecipato anche lo storico Giuseppe Carlo Marino, il presidente dell’Anpi Ottavio Terranova, il dirigente di “Libera Informazione” Giuseppe Crapisi e il segretario della Cgil di Corleone Dino Paternostro. Il comune, per bocca del vicesindaco Domenico Giannopolo, ha annunciato che nei prossimi mesi intende realizzare una casamuseo per ricordare i caduti della strage. Il circolo Arci ha lanciato l’idea di un appuntamento a Caltavuturo per il 20 gennaio del 2013 a tutti i comuni vittime delle stragi del 1893-94. Infine, lo storico prof. Giuseppe Carlo Marino e i rappresentanti della Cgil, dell’Anpi, dell’Arci e di Libera hanno sottoscritto il manifesto-appello “Per una via dei Fasci Siciliani in ogni comune dell’Isola”, con cui si chiede a tutti i comuni siciliani “di onorare e rendere giustizia storica alle migliaia di donne e uomini che animarono il movimento dei Fasci dei lavoratori della fine dell’800”, dedicando loro una strada o una piazza.