da aginform.org
Come ampiamente pubblicizzato dai mezzi di comunicazione di massa dell’occidente capitalistico il 9 novembre si celebra il 30° anniversario della caduta del muro di Berlino. L’avvenimento serve soprattutto a rinfocolare la campagna anticomunista e legittimare sempre più posizioni come quella della recente risoluzione del Parlamento europeo sull’equivalenza di comunismo e fascismo.
Il nemico di classe celebra una sua vittoria e questo è naturale. Meno naturale è che in coincidenza con questa celebrazione venga indetta a Roma una manifestazione di ‘alternativi’ contro tutti i muri. Quelli che dovrebbero rappresentare l’opposizione all’imperialismo scendono in piazza per unirsi al coro anticomunista.
E’ un caso? Neanche per sogno. La manifestazione contro i muri è stata pensata proprio per mettere sullo stesso piano il muro che rinchiude i palestinesi nelle loro prigioni a cielo aperto ritagliate nella loro patria occupata, il muro che per oltre 300 km divide in due la Corea, il muro di Trump (e prima di Obama) contro gli immigrati messicani, con quello che era il confine legittimo, internazionalmente riconosciuto, della Repubblica Democratica Tedesca socialista. Ebbene sì gridiamolo forte, il muro che divideva la città di Berlino era il legittimo confine della RDT e non dimentichiamoci che se esisteva una zona ‘libera’ di quella città era perchè era stata liberata dal nazismo dall’armata rossa al prezzo di oltre venti milioni di morti. Una bazzecola per quelli che si permettono oggi di scendere in piazza contro ‘i muri’.
Sarebbe anche il caso di domandarsi sul piano storico chi fu a dividere la Germania in due e perchè la stessa Berlino fosse divisa in quattro zone. Si scoprirebbe che a dividere la Germania non fu il perfido Stalin, che invece perorava il progetto di un paese unito e neutrale. Furono le potenze occidentali, vincitrici assieme all’URSS nella seconda guerra mondiale, furono gli angloamericani che impedirono quell’esito e puntarono da subito ad impedire l’unità del paese per poter incorporare quella che poi è diventata la RFT nel sistema occidentale e farne un bastione della guerra fredda, così come avevano incorporarono i suoi tecnici militari come von Braun e la rete spionistica nazista di Gehlen ramificata in tutto l’oriente europeo.
Berlino fu anche utilizzata per farne una vetrina, uno specchietto per le allodole per trarre in inganno un paese che, pur con tutte le difficoltà, aveva imboccato una strada diversa da quella del capitalismo ed era per questo soggetto a continui attacchi e provocazioni. Lo specchietto per le allodole ha potuto funzionare in pieno quando personaggi come Kruscev e Gorbaciov hanno portato avanti la loro controrivoluzione. Non dimentichiamoci che anche nella parte orientale della Germania il sostegno di cui il nazismo aveva goduto era stato forte, non meno che tra polacchi, ungheresi e baltici. Quando la controrivoluzione si mise in marcia nell’Unione Sovietica l’occidente riuscì infine a prevalere, con l’aiuto di molte illusioni seminate tra la popolazione e diffuse da politici senza scrupoli. Il primo stato socialista su suolo tedesco aveva ottenuto molti successi, ma la rivoluzione non poteva essere un ‘pranzo di gala’ come vorrebbero far credere i trotsko-movimentisti. E il risultato del crollo non fu la libertà e la democrazia, ma la distruzione dell’economia industriale dell’est, l’appropriazione delle risorse collettive da parte dei pescecani capitalisti e la vera e propria annessione dell’est da parte della RFT, come una colonia interna.
Per i compagni, per gli antimperialisti, il 9 novembre è l’anniversario di una sconfitta. Questo si dovrebbe ricordare per analizzarne cause ed esiti. Ma ovviamente non è così che la vedono quelli che da tempo conducono campagne che legittimano in pieno la definizione di ‘imperialisti di sinistra’. Lo abbiamo già visto in tante occasioni, come per l’esaltazione per i mercenari curdi al servizio di americani, israeliani, francesi e inglesi. Lo ribadiamo per quanto riguarda il rifiuto persistente di considerare che la battaglia antimperialista in Medio Oriente è condotta dai siriani, dagli iracheni, dagli iraniani, dai libanesi di Hezbollah. Il fronte antimperialista oggi è questo.
Domandiamoci dunque per chi lavorano gli imperialisti di sinistra e quale ruolo giocano nell’opera di disorientamento della gente e degli stessi compagni.
Aginform
10 novembre 2019