Lettera di adesione al Pdci di Maurizio Brotini, letta da Nino Frosini nell’Attivo Regionale Toscano. Bentornato a casa Mau!

pubblicata su Facebook dal PdCI di Empoli

 

brotini pdci empoli-w300Care compagne e cari compagni,

 

quando l’amico Nino Frosini mi ha chiamato per portare il saluto dell’area sindacale alla quale appartengo, Lavoro Società CGIL, all’attivo regionale del PdCI, ho dovuto con dispiacere dichiarare di non poter essere presente perché fuori zona, a Milano, per il matrimonio di una amica. Aspetto apparentemente singolare, l’amica in questione è una compagna che dal PRC ha deciso, negli ultimi tempi, di aderire al PdCI. Pur non di persona volevo far arrivare a tutti voi, ed al segretario nazionale Oliviero Diliberto, un saluto ed una richiesta. Un saluto politico, come usa tra compagni.

 

Io penso che sia determinante, decisiva, la presenza dei comunisti in questo paese e nell’intera Europa.Determinante la loro storia, determinante l’assunzione di spartiacque della storia costituito dalla Rivoluzione d’Ottobre (assieme a quella Francese e azzardei anche di quella Protestante). Determinante la prospettiva di una società diversa da quella capitalistica, che noi chiamiamo socialista e comunista. Senza teoria rivoluzionaria non c’è né pratica rivoluzionaria né pratica riformista: c’è solo adesione subalterna all’ideologia delle classi dominanti, foss’anche nella forma del ribellismo e del populismo più o meno di sinistra.

 

Lo scioglimento del PCI e la scomparsa dell’URSS non hanno determinato un mondo che si incamminava verso la pace perpetua e verso la prosperità economica derivante dalla globalizzazione. Potremmo paradossalmente affermare che l’attuale crisi, che assume in Europa ed in Italia le caratteristiche della guerra dei ricchi contro i poveri e della sostanziale sospensione della democrazia, trae origine proprio dalla sconfitta in occidente del movimento operaio e comunista. Questa sconfitta non è definitiva, ma quello che sarà dipende dalle scelte di ciascuno di noi. Io penso che il tema fondamentale per i comunisti nel nostro paese, in questa fase, sia di dare rappresentanza politica al mondo del lavoro e di porsi il problema di valorizzare e costituire una sponda politica credibile alla CGIL, l’unica forza sociale di massa capace di resistere nel paese. Ho per questo apprezzato l’intervento che il compagno Diliberto ha svolto alla presentazione nazionale del Movimento per Il Partito del lavoro. Così come ho apprezzato, avendo avuto modo di discuterne in varie occasioni nella fase pre-congressuale, il contributo di Diliberto, Giacché e Sorini Ricostruire il partito comunista. Appunti per una discussione: ci ho ritrovato una cultura politica ed un argomentare familiare.

 

Non che ne condividessi tutti i punti: non concordo e non concordavo su come veniva trattata la questione sindacale ed il rapporto con la CGIL. Ma si respirava la nostra storia, le nostre categorie. Ne ho condiviso il dato di fondo: se non si ricostruisce un gruppo dirigente diffuso che condivida la stessa cultura politica e le stesse categorie analitiche, nonché un giudizio largamente condiviso sulla storia, a volte tragica, ma sempre grande, del movimento comunista nazionale ed internazionale, non si arresterà il processo di divisione e frantumazione della sinistra comunista. Non è sui singoli passaggi politici che si costruisce l’identità di una forza politica che non voglia essere né settaria né minoritaria, ma sulla sua cultura politica e sulle prospettive strategiche che essa assume come elemento costitutivo del suo essere. Abbiamo di fronte a noi un impegno gravoso: alimentare di nuovo il mare nel quale hanno nuotato e si sono rigenerate tutte le culture storiche del movimento operaio: anarchica, socialista, laburista, socialdemocratica, comunista.

 

E’ questa una suggestione ripresa dal grande storico comunista Ernesto Ragionieri: valeva per le radici toscane del PCI della Resistenza e dell’immediato dopoguerra, dovrà tornare a valere per dare forza al lavoro come classe generale e nazionale.Per non rubarvi troppo spazio, la richiesta.

 

Sono stato, tanti anni fa, tra coloro che si sono opposti allo scioglimento del PCI. Sono stato un giovane – anni fa – impegnato sia nel Movimento che nel Partito della Rifondazione Comunista. Sono attualmente un funzionario confederale della CGIL. Appartengo in CGIL all’area programmatica Lavoro-Società. Ritengo centrale e strategico il tema della rappresentanza politica del lavoro, e sono per questo impegnato all’interno del Movimento per il Partito del lavoro. Ritengo la CGIL un valore in sé, oserei dire a prescindere delle scelte effettuate dai suoi gruppi dirigenti. Ritengo Engels importante quanto Marx, forse un po’ meno di Marx sul piano teorico, sicuramente più di Marx sul piano dell’azione politica. Considero Lenin, Gramsci, Di Vittorio e Togliatti fra i maggiori dirigenti, ed intellettuali, del movimento operaio e comunista del Novecento. Ma i miei difetti non si fermano qui: sono anche comunista, sono ancora comunista.

 

Se tutti i difetti elencati non fossero per voi troppo gravi – ed incompatibili – sarei a chiedervi, in questa forma inconsueta, di poter considerare la mia richiesta di adesione al PdCI.

 

Per me sarebbe un po’ come sentirmi a casa dopo tanto tempo.

 

Un caro saluto.

 

Maurizio Brotini