Il comunismo è la gioventù del mondo. La gioventù è il futuro del PdCI.

di Nicolò Monti, PdCI Roma

fgci giovaniIn una strada di campagna c’è un vecchio contadino con i suoi due nipoti e un mulo, dall’altra parte della strada ci sono due spettatori. All’inizio il nonno fa salire i nipoti sul mulo, e lui continua a camminare, i due spettatori vedendo la scena esclamano: “Che menefreghisti quei giovani, loro pieni di forze sono sul mulo, e il vecchio lo fanno camminare”. Udendo quelle critiche il gruppo cambia: il nonno sale sul mulo e i nipoti vanno a piedi. Gli spettatori esclamano di nuovo indispettiti: “Che menefreghista il vecchio, si è appropriato del mulo e lascia a piedi i suoi nipoti, che gente!”. Udendo di nuovo quelle critiche sprezzanti il gruppo cambia di nuovo: tutti a piedi. Gli spettatori esclamano di nuovo irrisori: “Che stupidi, quei tre hanno un mulo e non lo usano!”.

Ecco, noi siamo quel nonno e quei nipoti che in base alle critiche degli spettatori cambiavano posizione continuamente.

La sconfitta che abbiamo avuto con Rivoluzione Civile ci ha dimostrato che in questi 5 anni abbiamo pensato troppo alla tattica senza avere una strategia precisa, lasciata in balia degli umori delle persone e di potenziali alleati elettorali. Proprio questa volatilità e questa incertezza perenne non ci ha permesso di essere credibili e forti, ritrovandoci ad un mese dalle elezioni con una lista fatta di fretta e senza un vero profilo autonomo e alternativo. Ed è proprio da questo che dobbiamo ripartire. Dal nostro congresso deve uscire fuori una profilo politico forte, preciso che ci permetta di posizionarci nel panorama politico italiano prescindendo dagli umori generali, ma senza mai dare spazio a inutili settarismi che portano solo ad un isolamento politico che non ci porta da nessuna parte, se non alla sparizione. Il dialogo ci deve essere, e va attuato con tutta la sinistra, partitica e non, ma partendo comunque da un nostro profilo. Senza esso saremo sempre in balia degli eventi.

Nessuna ambiguità, nessuna incertezza fatale. Certamente questo profilo deve essere riempito di contenuti, ed essi vanno ricercati nella nostra storia e nel nostro ideale, che in questi tempi bui del capitalismo stanno diventando sempre più forti nel resto del mondo, senza aver timore di proclamarli al paese. Cultura, scuola, sanità, lavoro, economia, diritti. Sono le nostre parole d’ordine da sempre, ma troppe volte le abbiamo dette sotto voce o con tanti “ma”, per non farci etichettare, o per non troncare dei timidi e sottili rapporti con forze politiche troppo distanti da noi. Riappropriarci con forza di queste tematiche è il primo passo per ricostruire il partito.

In questi anni abbiamo perso il contatto con i lavoratori, evidenziando in tanti passaggi storici di questi ultimi 5 anni una carenza totale nella comunicazione. Non ci siamo fatti capire. Abbiamo parlato una lingua che i cittadini non hanno compreso, un po’ per colpa dei media, ma soprattutto per colpa nostra. Ripensare il modo di comunicare deve essere una priorità di questo partito; prendere atto dell’indifferenza della stampa tradizionale e usare altre vie di diffusione del nostro pensiero e delle nostre proposte. Il web è una soluzione, ma non quella definitiva, perché rappresenta solo una fetta del paese, un mondo virtuale pieno di potenzialità ma assai colmo di pericoli. Per questo la via del web deve essere accompagnata da altro, e questo altro lo abbiamo già in casa nostra, e sono le nostre sezioni. Le attività delle sezioni, nei territori e nei luoghi di lavoro, vanno ripensate e rilanciate adeguandole a questi tempi, mantenendo la tradizione e l’utilità dei volantini e dei manifesti aggiungendo l’utilizzo dei mezzi tecnologici che ci permettono di pubblicizzare in tempo reale le nostre attività coinvolgendo una parte di cittadini altrimenti irraggiungibile. Questa pratica nuova e coinvolgente la dobbiamo utilizzare soprattutto nei luoghi di lavoro, dove siamo stati poco presenti a causa di tanti fattori, tra cui la mancanza di risorse. E proprio per la mancanza di risorse dobbiamo utilizzare al massimo quello che abbiamo e che possiamo usare. In vari territori questo sta già accadendo e ha portato in tanti casi buoni risultati, bisogna “solo” ampliarlo e renderlo automatico. Già con queste piccole rivoluzioni comunicative il partito darà un forte segno di rinnovamento.

Un partito comunista che si vuole rinnovare deve anche ripensare la sua organizzazione, il rapporto tra dirigenza e base e la democrazia interna. Una riorganizzazione c’è già stata nell’ultimo congresso, dove si è ripresa la forma partito che aveva il vecchio PCI, ma non si è risolta la questione della comunicazione tra dirigenza e base, sembrata malconcia e poco funzionante in questi ultimi anni. Se dirigenza e base sono distanti e non riescono a dialogare e rapportarsi si rischia di dividere il partito formando più partiti in un unico partito, danneggiando fortemente la forza e la credibilità di esso. Introdurre delle consultazioni tra gli iscritti, che hanno l’obbiettivo di sondare passo per passo l’umore e i bisogni della base può essere una soluzione che permette di assottigliare la distanza che c’è tra essa e la dirigenza. Le consultazioni naturalmente non devono sostituire la forma partito, non siamo grillini. La dirigenza deve mantenere il suo potere decisionale e le sue responsabilità.

Per fare tutto questo il partito nel suo congresso deve attuare una scelta radicale che porti alla formazione di una dirigenza totalmente nuova. La FGCI si è dimostrata fondamentale per le attività di questi anni, il vero motore di questo partito. Tantissimi sono i compagni giovani, under 30 che hanno dimostrato di avere enormi qualità politiche, e sono pronti per prendere in mano questo partito. Un comitato centrale formato in larghissima parte da questi giovani competenti e di qualità, che non hanno vissuto scissioni e rancori, sono la vera e unica possibilità che abbiamo per rilanciare la nostra idea di comunismo e riunificare al più presto i tanti (troppi) partiti comunisti che esistono in Italia.

L’entusiasmo e la qualità dei nostri giovani (di noi giovani) va però accompagnata e guidata dall’esperienza dei nostri compagni più grandi, che hanno vissuto il partito fin dall’inizio e sono gli unici che sanno proteggere la nostra inesperienza dalle trappole di questa politica.

Tutto questo, tutte le proposte, tutte le innovazioni non dovranno restare limitate e riguardare solo il PdCI. Questo nuovo progetto deve essere finalizzato alla nascita di un unico partito comunista, passo fondamentale per la rinascita del comunismo in Italia. Il PdCI deve essere il mezzo per riuscire nell’impresa, non il fine.

Se c’è una qualità che noi comunisti abbiamo più degli altri, essa è la tenacia. E tenaci come sempre ripartiremo e torneremo grandi. Avanti PdCI! Avanti compagni!