I comunisti in Italia e nel mondo

di Marco Pondrelli

Un anno fa sono stati molti i momenti in cui si è ricordata la nascita del Partito Comunista d’Italia, anche marx21 ha dato il suo contributo coinvolgendo politici ed intellettuali per riflettere con uno sguardo storico-politico sul passato e sul presente dei comunisti in Italia. Il recente volume della rivista MarxVentuno raccoglie molte di queste valide riflessioni.

Vogliamo avviare da oggi un nuovo confronto sull’importanza di questa data e sul ruolo che i comunisti devono avere oggi in Italia e nel mondo. Proprio guardando allo scenario internazionale possiamo cogliere segnali d’ottimismo, la Cina governata dal Partito Comunista è la seconda potenza mondiale (la prima calcolando il PIL a Parità di Potere d’Acquisto). Nell’89 gli Stati Uniti presentavano sè stessi come l’unico impero mondiale, una narrazione che aveva fatto proseliti anche a sinistra e fra i comunisti, oggi possiamo dire che il periodo del mondo unipolare è finito.

La potenza statunitense non ha però intenzione di cedere lo scettro in modo indolore, il mondo sta entrando, o meglio è già entrato, in una nuova guerra fredda. Questo scontro vedrà una forte repressione del dissenso, una restrizione (in atto già da tempo) degli spazi democratici ed una feroce battaglia ideologica, di cui la risoluzione dell’Europarlamento che equipara nazismo e comunismo è solo il primo atto.

Se in Italia ed in Europa la forza dei comunisti è marginale nel resto del mondo la situazione è diversa, oltre alla Cina i comunisti hanno un ruolo importante (al governo o all’opposizione) in Russia, in India, in Sudafrica ed in Brasile ovverosia nei paesi Brics, inoltre governano, fra gli altri, Paesi come Cuba e il Vietnam. La situazione più difficile si trova proprio in Europa dove paradossalmente ci sarebbe bisogno delle nostre idee. La pandemia ha dimostrato che l’unica soluzione possibile è una sanità pubblica, la produzione dei vaccini è stata, in Occidente, affidata ai privati si è rifiutato di liberalizzare i brevetti pensando erroneamente che i problemi dell’Africa non ci avrebbero toccati. Quello della pandemia è solo un esempio che dimostra tutti i limiti strutturali dell’Unione europea, dell’euro e dell’ordoliberismo.

Se guardiamo al caso italiano la situazione è ancora peggiore, il nostro Paese è preda degli appetiti del grande capitale internazionale, sono sempre più le società che entrano nel mirino di Francia, Germania e Stati Uniti ma ovviamente per qualcuno il problema è la Cina. Prendiamo Telecom, la privatizzazione ha trasformato un’azienda sana che stava facendo investimenti nelle nuove infrastrutture tecnologiche in una società indebitata che non investe più (la pandemia ha dimostrato come pezzi del nostro Paese sia connessi poco e male) e che oggi è contesa fra francesi e americani.

La politica estera ha perso quel minimo di autonomia che aveva la cosiddetta Prima Repubblica per diventare totalmente succube agli interessi statunitensi, anche quando essi sono palesemente in contrasto con i nostri (ad esempio nel rapporto con la Russia). Le politica economica è appiattita sugli interessi del grande capitale, senza vere distinzioni fra destra e sinistra.

In questo quadro la situazione dei comunisti è desolante, di scissione in scissione oramai gli iscritti ed i militanti dei tanti Partiti sono sempre meno, i gruppi dirigenti sono sempre più litigiosi e lontani dal mondo del lavoro. Proprio sul che fare vorremo raccogliere pareri, interventi ed opinioni per questo abbiamo deciso di aprire una riflessione a 101 anni dalla nascita del Partito Comunista in Italia.