di Nicolò Monti
Riceviamo e pubblichiamo come contributo alla discussione
L’Altra Europa con Tsipras ha avuto un buon risultato elettorale. Dopo tante esperienze fallimentari, dall’Arcobaleno ad Ingroia, spezza la linea di insuccessi della sinistra italiana, ma c’è ancora tanto da fare .Date le condizioni in cui si è svolta la campagna elettorale, possiamo parlare di un mezzo miracolo per una lista perlopiù oscurata dai media e dalle gigantesche ombre della triade Renzi Grillo Berlusconi, che hanno monopolizzato il dibattito pubblico.
Partiamo con l’analizzare il risultato; la bassa affluenza, poco più della metà degli aventi diritto si è recato alle urne, ha permesso lo scavalco del muro del 4%, insormontabile ostacolo della sinistra italiana fino a queste elezioni. Il milione di voti presi è un’ottima base di partenza, anche se rispetto alle scorse elezioni nazionali, politiche del 2013 ed europee del 2009, la sinistra perde quasi un milione di voti, presumibilmente passati con il PD e il partito del non voto.
Ottimi sono stati i risultati nelle grandi città dove la lista consegue risultati superiori alla media nazionale, bassi invece quelli in zone tradizionalmente rosse dove il PD ha fatto il pienone ovunque. Chi scrive è un militante del Partito dei Comunisti Italiani rimasto scottato e deluso dal trattamento ricevuto dalla lista che ha escluso il PdCI, arrabbiato per l’immobilità di PRC e PdCI che non sono state in grado di lanciare e organizzare per primi una sinistra unita. Lasciando alla storia le incomprensioni, gli errori e gli sgambetti non c’è spazio per alcun rancore. Il dovere ora è costruire quel tanto sognato fronte unico della sinistra, che inizi un processo di ricostruzione e riorganizzazione dei comunisti e della sinistra che tanto mancano a questo paese, ma è necessario risolvere fin da subito tutti quei problemi che negli ultimi 20 anni hanno portato solo scissioni e rancori.
La costituente di questo fronte deve innanzitutto chiarire la posizione sul Partito Democratico. Non può esserci spazio per la sinistra nel centro sinistra con questo PD renziano, che somiglia di più alla DC che a qualcosa vagamente di sinistra, che governa senza patemi d’animo con Alfano, che stringe accordi con Berlusconi per distruggere e modificare a piacimento la Costituzione Italiana e che in Europa vota e appoggia le più ignobili politiche liberiste. Questa nuova sinistra unita deve allontanarsi dai democratici senza lasciare alcuna ambiguità che in passato ha solo fatto danni. Alcuni vogliono una sinistra “senza aggettivi”, io dico che una sinistra senza una forte componente comunista è una sinistra senza anima. Per questo PdCI e PRC, tramontato (per ora, sia chiaro) il sogno di unico partito comunista, devono avere una grande e forte unità d’azione e di intenti che sia maggioritaria in questa nuova sinistra che si vuole costruire. C’è però un prerequisito per fare ciò: i due partiti devono lasciare da parte una volta per tutte i rancori del passato, e le dirigenze di questi due partiti non sono in grado di assopirli. Un ricambio generazionale, e non solo, è necessario, ma di questo ne parlerò un’altra volta. Un terreno di scontro nella sinistra italiana è la politica estera. La sinistra unita deve dichiararsi apertamente e senza indugi antimperialista e lavorare per l’uscita dell’Italia dalla NATO, organizzazione che fin dalla sua nascita ha solo portato guerra e distruzione nel mondo, che ha portato L’Italia e l’Europa asservite ai voleri degli Stati Uniti. Le titubanze, i preconcetti e i pregiudizi che sono venuti fuori su importanti questioni come quella siriana e ucraina non devono più ripetersi. Fondamentali sono l’autonomia e l’identità che ogni partito che formerà questo fronte dovranno mantenere. Questa nuova sinistra non dovrà essere né un cartello elettorale, né un partito ma una coalizione che si batte per obbiettivi comuni.
Dopo tanto tempo finalmente si presenta l’occasione per ricostruire quanto distrutto negli ultimi anni, una sinistra unita e autonoma che non litiga e non ha rancori, forte e determinata nel raggiungere i propri obbiettivi e soprattutto non settaria. Siamo già fortemente in ritardo rispetti ai compagni degli altri paesi europei, non perdiamo questa occasione, lavoriamo insieme senza ripetere gli stessi errori del passato. Se così sarà avremo costruito le fondamenta per un futuro ritorno di un unico e grande partito comunista, obbiettivo alla quale io e tantissimi compagni non rinunciamo per nulla al mondo.