Documento politico del CPF di Cagliari del PRC

Riceviamo e pubblichiamo come contributo alla discussione

rifondazione-bandiera-formato-grandeLe elezioni politiche di febbraio hanno determinato una condizione di stallo istituzionale con tre schieramenti sostanzialmente alla pari. Lo stravolgimento della volontà popolare con l’attribuzione di un premio di maggioranza abnorme a chi ha preso una manciata di voti in più non ha comunque prodotto la tanto declamata governabilità. E’ necessaria una nuova legge elettorale proporzionale che restituisca dignità e centralità al Parlamento.

A queste elezioni, il Partito Democratico riesce a non vincere nonostante le favorevoli previsioni perché paga il sostanziale appiattimento alle politiche montiane. Le destre non escono sconfitte. Berlusconi è stato protagonista di una rimonta notevole avviata con La netta e repentina presa di distanza da Monti e dall’operato del suo Governo, che pure il PdL aveva sostenuto e tenuto in sella per oltre un anno.

Vince Beppe Grillo che riesce a intercettare il diffuso malcontento con le armi della demagogia e del populismo. Il Movimento cinque stelle rappresenta una risposta sbagliata, e per certi versi pericolosa, a una domanda di cambiamento giusta e reale. I tratti inquietanti del fenomeno Grillo si sconfiggono riaffermando il primato della politica nell’accezione più nobile dell’espressione. Grillo e i grillini brutalizzano la questione morale che costituisce invece un elemento imprescindibile per i comunisti.

Perde Monti e con lui le misure recessive del suo Governo. Perdono, ma si salvano la Lega e il SEL. La sinistra complessivamente esce demolita da queste elezioni; tanto quella vendoliana collocata nel centrosinistra quanto quella che si è raccolta attorno a Ingroia.

Il risultato elettorale certifica il fallimento totale della nostra linea politica. Rivoluzione Civile raccoglie a mala pena la metà dei voti necessari per il raggiungimento del quorum. L’autorevole leadership di Antonio Ingroia, una serie di candidature simbolo, il profilo programmatico alternativo e di rottura avrebbero dovuto compensare i limiti oggettivi propri di un’operazione politica confezionata frettolosamente. Invece, Ingroia si è rivelato un uomo giusto nel ruolo sbagliato; le candidature scodellate senza criterio hanno aggiunto difficoltà ulteriori; il messaggio di Rivoluzione Civile è rimasto confinato nella sfera della legalità e non ha saputo rivolgersi alle masse popolari massacrate dalla crisi. Dopo cinque anni siamo riusciti a far peggio della sinistra arcobaleno. Per Rifondazione Comunista la disfatta è definitiva e inappellabile. Le cause della sconfitta non possono essere inquadrate negli ultimi due mesi della nostra vicenda politica. Nel 2008 lanciammo la campagna per il partito sociale e lo slogan “in basso a sinistra”; non abbiamo raccolto alcuno dei risultati auspicati. La lista anticapitalista per le europee del 2009 e più compiutamente la Federazione della Sinistra potevano e dovevano costituire un terreno avanzato su cui cimentarci nella costruzione di una forte, seria, autorevole e credibile sinistra d’alternativa; quel terreno avanzato non c’è più, e per responsabilità anche di Rifondazione. Ci siamo avvicinati alla scadenza elettorale in condizioni di debolezza assoluta e costringendo il Partito all’ennesima virata verso fantomatici movimenti arancioni o consegnandolo all’ultimo umiliante equivoco chiamato “cambiare si può”. Ma le ragioni del disastro hanno radici ancora più profonde; hanno a che fare con la nostra subalternità culturale non solo verso l’attuale quadro politico ma anche, e soprattutto, nei confronti di una più complessiva visione del mondo che ci limitiamo a subire e ovviamente non siamo in grado di aggredire. E’ mancata la parte rifondativa della nostra sfida. Abbiamo saputo riprodurre tutti i peggiori difetti dell’ultimo PCI, senza però averne il peso, non siamo stati capaci di costruire una nostra visione coerente e organica del mondo. Abbiamo lasciato il marxismo a illanguidire in soffitta per andare ecletticamente al traino delle ultime novità radicali (Revelli, Toni Negri, pensiero No-Global, disobbedienza, nonviolenza, ecc.) in un continuo pellegrinaggio ideologico fatto di svolte e contro svolte talmente volubili, e sovente contradditorie, da averci lasciato, in ultima analisi, disarmati, proprio in una fase che doveva essere nostra: quella della crisi organica del capitalismo, segnata dal discredito e dalla disapprovazione popolare per le politiche liberiste. Abbiamo fallito nella premessa del nostro progetto: non abbiamo rifondato né una teoria né una prassi comunista. Dobbiamo fare i conti con gli errori fatti per evitare di ripeterli e imprimere una svolta rispetto al passato.

Il Comitato Politico Federale di Cagliari esprime viva preoccupazione per gli esiti dell’ultima riunione di Comitato Politico Nazionale. La totale assenza di considerazioni autocritiche denota la volontà di insistere su formule fallimentari. Il congelamento delle dimissioni della Segreteria nazionale impedisce una riflessione radicale sulle scelte compiute; impedisce di mettere a tema il rinnovamento dei gruppi dirigenti, l’adeguamento delle forme dell’agire politico e della linea da seguire. Lo straordinario Congresso di fine anno appare come il tentativo, dettato dalla disperazione, di perpetuare la gestione e il controllo su un’organizzazione ormai sfibrata in attesa che fattori esterni restituiscano ruolo e funzione al PRC. Nel frattempo la diaspora di compagne e compagni militanti si fa preoccupante.

Il percorso tracciato nel dispositivo finale del CPN prevede un’assemblea nazionale dei Segretari di Circolo, periodiche riunioni tra Segretari regionali, Conferenze di ogni genere, una Commissione politica che lavora per otto, nove mesi alla stesura delle tesi congressuali. Tutto questo si aggiunge alla struttura organizzativa del Partito che nel frattempo deve operare. Una fase congressuale così impostata non è praticabile, non lo è per la Federazione di Cagliari. E’ necessario invece che tutta la comunità di Rifondazione Comunista con tutte le sue esperienze si metta coraggiosamente e generosamente a disposizione per la costruzione di una nuova casa per la sinistra di classe.

Approvato dal CPF in data 23 marzo 2013