Discutiamo e ragioniamo, per non cadere nel vuoto (di nuovo)

bandiera rossa-w300di Nicolò Monti, responsabile della comunicazione FGCI Lazio

Riceviamo e pubblichiamo come contributo alla discussione

La piazza del 25 Ottobre ci ha ridato un po’ di speranza, in tempi così bui per la sinistra e i comunisti ci volevano un milione di persone piene di rabbia per dare una scossa. Si parla già di nuovo soggetto politico, nuovi inizi, di nuova sinistra ma non capisce come esoprattutto cosa si vuole costruire. Rischiamo ancora una volta di lasciar passare questa ennesima occasione, e non ce lo possiamo più permettere. Dal 2008 in poi sono stati provati i più svariati e stravaganti progetti per unire la sinistra, con un solo e unico obbiettivo, superare lo sbarramento elettorale. Puntualmente quei progetti sono falliti, solo uno è riuscito, tra tantissime difficoltà: la lista Tsipras. Non ritorno sulle vicissitudini pre e post voto, ma i fatti ci dicono che quella lista si è fermata al livello di cartello elettorale e gli scontenti se ne sono andati.

Spesso in Italia ci rifacciamo sempre a modelli europei di unità della sinistra, ma troppo spesso non li abbiamo capiti, e abbiamo prodotto solo brutte copie. In tutta Europa la sinistra non può fare a meno dei comunisti, ma comunisti organizzati in partiti strutturati che non hanno perso la loro identità, stessa cosa per i partiti di sinistra che formano questi fronti, o federazioni che dir si voglia. Nessuno di questi si è preso alcuna esclusiva, ma hanno lavorato insieme ragionando e discutendo, ciò che non si fa qui in Italia.

Ci sono nuovi progetti in campo nel nostro paese a sinistra: il PdCI vuole costruire un nuovo partito comunista, Rifondazione vuole continuare il percorso della Lista Tsipras, SEL e la nuova associazione Sinistra Lavoro puntano alla costruzione di un soggetto nuovo della sinistra che comprenda un po tutti.

Strade diverse ma che possono (e devono) ricongiungersi se si ha la volontà di farlo. Un fronte della sinistra, quello deve essere l’obbiettivo, dove sinistra e comunisti insieme, rimanendo autonomi, strutturati e con la propria identità lavorano per un unico scopo, dare al paese una vera alternativa di sinistra per un radicale cambiamento economico e sociale, cioè il superamento del capitalismo. Rafforziamo ciò che ci unisce, discutiamo su ciò che ci divide e andiamo oltre le scadenze elettorali. Dall’euro all’immigrazione, dalla politica estera al lavoro, diamoci un indirizzo politico preciso, comprensibile e alternativo, senza paura e tentennamenti, senza perdere altro tempo.

Un punto su tutti va risolto, il rapporto con il Partito Democratico. A prescindere da ogni pregiudizio ideologico e non ad oggi il PD si è rivelato essere il partito del potere e ha trovato in Renzi l’uomo della provvidenza che nulla ha di sinistra e che anzi punta a discostarsi da essa il più possibile. Un partito più vicino ad una nuova DC peggiore di quella degli Andreotti e dei Cossiga, e per questo non può essere una sponda con cui dialogare. Mettere in chiaro tutto ciò è necessario al fine che ci siamo posti.

Un altro passo importante che tutti dobbiamo fare è un rinnovo generale della classe dirigente. Un ciclo di vent’anni si è concluso e nel riproporre le stesse facce si rischia di fare operazioni gattopardesche che avrebbero il solo risultato di far naufragare la nave prima che venga costruita. Alcun rancore o rabbia contro questi compagni, che rimangono fondamentali e utili, ma nel bene o nel male la loro storia si è conclusa. Nessuna rottamazione, ma bensì la formazione di una nuova classe dirigente, senza arroganza o superbia da parte di noi giovani, dove chi ha finito un ciclo può donare la sua esperienza a chi lo succederà.

Una sinistra generica senza aggettivi è inconsistente, i comunisti da soli sono insufficienti. Partiamo da qui, prendiamo temporaneamente strade diverse, costruiamo prima noi stessi e dopo iniziamo una nuova storia. Le vecchie sigle, anche quelle costituite pochi giorni fa, non sono sufficienti e i lavoratori non trovano in esse la soluzione alla crisi.

Osare e fare scelte coraggiose, questi devono essere i capisaldi. Se non si osa o non si ha coraggio è inutile prendere nuove vie, perché si finirà col fallire, col cadere nel vuoto. Di nuovo.