di M. Grano | da www.cominciadesso.it
C’è una storia del Partito della Rifondazione Comunista cui mi sento particolarmente legata: è la storia di un collettivo di donne e di uomini, della loro pulsione intellettuale, della loro creatività politica e culturale e della loro lungimiranza, è la storia di coloro i quali, di fronte alla “fine della storia” e alla difficilissima situazione storico-politica che si era determinata, hanno rilanciato, hanno aperto la strada per un nuovo percorso.
Partecipo al IX Congresso del Partito perché credo vada recuperato quello spirito “costituente”, quella capacità di coniugare storie diverse sotto un’unica insegna, un unico progetto, un’unica strategia. All’indomani del tracollo elettorale di Rivoluzione Civile, insieme ad altre compagne e compagni del Prc e del PdCI ho redatto l’appello “Comincia Adesso”, cui poi è seguito il manifesto politico “Comunisti e Fronte della Sinistra”.
Gli obiettivi che ci eravamo preposti erano: porre su basi nuove, e finalmente unitarie, la questione politica e organizzativa dei comunisti; costruire un più ampio Fronte politico della sinistra in questo paese, che sia oggi in grado di opporsi al governo e all’Europa della BCE. Il primo obiettivo si può dire raggiunto, il documento di maggioranza del Prc, infatti, per la prima volta, assume il tema e lo sottopone alla discussione congressuale: una circostanza positiva e che non era affatto scontata; l’emendamento, prima firmataria Albertini, che ho sottoscritto in merito, credo costituisca uno sprone a proseguire convintamente in questa direzione: per parte mia non vi è infatti alcun dubbio che questo processo possa realizzarsi soltanto al di fuori del perimetro politico del fu centro-sinistra. Si sono fatti, dunque, dei passi avanti importanti, ma permangono, nel documento stesso e nell’emendamento, delle ritrosie, delle incertezze e punti di vista differenti su tempi e modi in cui l’unità deve realizzarsi. Penso, infatti, che l’unità dei comunisti non possa risolversi nella fusione a freddo delle segreterie del PRC e PdCI, né possa essere fatta chiedendo a chi sta fuori dal PRC di tesserarsi da noi (mi sia consentita la semplificazione), ma può realizzarsi soltanto all’interno di un processo con regole condivise ed una discussione realmente collegiale, su una piattaforma chiara e al di fuori di anacronistici arroccamenti.
Sono convinta, tuttavia, che tali questioni possano essere affrontate e superate attraverso i lavori del congresso, al quale, insieme ad altri compagni/e abbiamo deciso di contribuire con un ulteriore ordine del giorno che metterà a tema tali questioni così come declinate nell’appello e nel manifesto “Comincia Adesso”. Credo, infine, vada affrontata con la dovuta serietà la questione dell’elaborazione strategica dei comunisti del XXI° secolo: ciò che si avverte, soprattutto tra i giovanissimi, è la mancanza di una progettualità politica di ampio respiro ed una riflessione sulle questioni relative all’organizzazione. Certamente occorre adoperarsi per realizzare un rinnovamento ed un adeguamento alla complessa fase storica nella quale operiamo: questo slancio non deve però esaurirsi in vacue dichiarazioni d’intenti, ma deve partire da noi stessi. Oggi più che mai occorre ragionare del ricambio dei gruppi dirigenti, non scindendo la questione da quella pù generale della formazione dei compagni e delle compagne. Occorre porre ai margini quelle pratiche politiche respingenti (di cui siamo tutti più o meno responsabili in prima persona), che valorizzano l’adesione aprioristica e fideistica alle ragioni di presunti capo-corrente: la dialettica interna deve riuscire invece a valorizzare le riflessioni e le suggestioni di quei compagni e di quelle compagne che giornalmente lottano nei territori e nei luoghi di lavoro. Saremo all’altezza? Proviamoci!
M. Grano – CPN Rifondazione Comunista