XI Congresso del Partito comunista di Turchia (TKP)

da Solidarite Internationalesolidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

tkp congresso“Costruire l’alternativa socialista contro il potere reazionario”

Articolo di AC per solidarite-internationale-pcf.over-blog.net

Il 9 e 10 giugno, quasi 600 delegati del Partito Comunista di Turchia si sono incontrati ad Ankara per l’XI Congresso del Partito comunista di Turchia (TKP).

Prima di analizzare l’evoluzione della situazione politica ed economica del paese, i punti di forza e di debolezza del potere reazionario incarnato dal AKP, occorreva anche identificare le opportunità di cambiamento, prima di tutto nelle lotte sociali e non in una opposizione istituzionale convenzionale, dietro la borghesia laica turca.

La questione siriana è stata oggetto di una risoluzione separata, con una condanna inequivocabile delle manovre di guerra del governo turco, in collusione con l’imperialismo occidentale.

Il rapporto politico presentato con il motto “Costruire l’alternativa socialista contro il potere reazionario”, di seguito riassunto, fornisce un’analisi esaustiva dei comunisti turchi dell’evoluzione di una delle potenze emergenti dell’inizio del ventunesimo secolo.

1 – Come si caratterizza l’AKP?

L’AKP, partito borghese

I comunisti turchi analizzano l’AKP, il partito islamista al potere in Turchia, principalmente come un partito borghese. Bisogna prendere con cautela l’analisi secondo la quale l’AKP non rappresenta che una parte della classe capitalista, il capitale verde (islamico), in conflitto con il resto della classe capitalista.

L’AKP ha cercato di spezzare la resistenza di alcuni gruppi capitalistici, ma nel complesso le misure di liberalizzazione hanno favorito il capitale nel suo insieme. Secondo i comunisti, anche le forze borghesi che si supponevano contestatarie, come l’Esercito e il Partito del Popolo Repubblicano (CHP), hanno trovato la loro collocazione in questo regime.

Il TKP prende quindi le distanze dall’idea di una preferenza per certe frazioni della borghesia, come il CHP, e difende con forza una politica favorevole agli interessi della classe operaia.

Islamista, liberale e filo-imperialista, la coerenza della politica dell’AKP

L’AKP saccheggia le risorse pubbliche, nega i diritti dei lavoratori, apre nuovi settori al privato, tanto quanto adotta misure favorevoli al grande capitale, turco e internazionale.

Conducendo una politica filo-americana, basandosi su un islamismo militante, la politica liberale dell’AKP beneficia della benevolenza dell’imperialismo statunitense, ma anche europeo, che si avvantaggia in Turchia delle opportunità per i capitali in cerca di facili profitti.

I centri imperialisti avvallano pienamente la religionalizzazione della vita politica e sociale, impressa dall’AKP, a causa della natura della contro-rivoluzionaria di questo partito.

Un esempio fra molti di questa islamizzazione della società, è stata l’introduzione del 4+4+4 [Nota dell’editore: il passaggio dalla scuola dell’obbligo da 8 a 12 anni, destinato a introdurre degli anni di insegnamento religioso].

Il TKP ribadisce la sua analisi dell’AKP come quella di un partito religioso, collaborazionista dell’imperialismo e liberale.

L’AKP non è un partito proletario

L’AKP si presenta, più di altri, come un partito proletario. Una menzogna sfacciata, ma può anche contare su una base operaia e popolare. In verità è la classe dei capitalisti, grandi e medi, a detenere l’egemonia politica nel partito.

Questa classe utilizza un discorso “anti-elitario”, “anti-urbano” per assicurarsi la direzione politica di alcune classi, in particolare nelle zone rurali.

I comunisti così muovono alla riconquista delle classi popolari e operaie ingannate dal discorso populista dell’AKP, nella costruzione di una lotta politica organizzata per offrire una credibile alternativa socialista.

Il discorso ideologico dell’AKP vacilla

La forza ideologica del AKP si basa anche sul discorso del “successo economico” e la stabilità sociale. Un discorso scosso dalla realtà di una crescita economica inegualmente ripartita, da un’inflazione galoppante, una disoccupazione di massa, una situazione sociale aggravata dall’attuale crisi capitalista.

I comunisti turchi difendono la convergenza di lotte e di opposizioni alla politica anti-sociale dell’AKP, rifiutano i discorsi fatalisti e l’idea che occorra lasciar degradare la situazione sociale della classe operaia affinché scoppi la rivolta.

La presa di coscienza è veloce sulla questione del potere d’acquisto, ma anche sulle questioni sociali interne e internazionali.

Così, sulla questione della Siria, le politiche bellicista di tipo neo-ottomano dell’AKP incontra forti opposizioni nella società. Sulla questione laica, la popolazione resiste all’islamizzazione della società dove il centro-sinistra laico, il CHP, si arrese.

L’esercito e la giustizia sono stati addomesticati dal potere islamista, per il semplice motivo che queste istituzioni hanno sempre difeso la classe capitalista e l’imperialismo statunitense.

I centri di resistenza all’islamizzazione della società non sono più istituzionali, sono dispersi nella società, diffusi. Una “cultura della resistenza”, reagisce contro le politiche culturali, educative, allo stile di vita imposto dall’AKP. Una cultura della resistenza fragile, che non può diventare permanente se non trova una cultura antagonista, trainata principalmente dai comunisti.

Le contraddizioni interne del AKP

L’AKP è una coalizione variegata, composta da elementi reazionari, liberali e movimenti religiosi. Una coalizione le cui contraddizioni sono acuite dalla crisi economica e politica.

Tuttavia, i comunisti rifiutano di porre al centro della loro azione le contraddizioni dell’AKP, e di sostenere una parte dell’AKP contro l’altra, con il rischio di facilitare l’emergere di una corrente di sostituzione del capitale nel caso di implosione.

Evidenziare queste contraddizioni non ha senso se non nell’ambito della diffusione dell’alternativa socialista, nella denuncia del sistema, nella possibilità di rovesciare i rapporti di forza. Incrinare la coesione del blocco antagonista, senza farsi illusioni sull’uno o l’altro campo.

L’AKP, trovandosi di fronte una crisi interna ed esterna, è tentato da un irrigidimento reazionario, da una politica revanscista contro le conquiste repubblicane (della Prima Repubblica). Conquiste che i comunisti sono disposti a difendere, ma non a qualsiasi prezzo.

La Prima repubblica laica come la Seconda, dominata dagli islamismi, sono entrambe “dittature borghesi”: il TKP si schiera dalla parte della classe operaia che deve abbattere questa dittatura, portare un’alternativa socialista.

L’AKP e la sua collaborazione con l’imperialismo occidentale

Le relazioni tra l’AKP e i centri imperialisti sono complesse, nonostante il sostegno dimostrato finora al potere islamico.

Le politiche che favoriscono la libera circolazione dei capitali, le privatizzazioni, l’integrazione regionale sono in piena sintonia con gli interessi del grande capitale occidentale.

L’AKP è il motore dell’integrazione regionale filo-americana, capitalista, che strumentalizza un islamismo sunnita e conservatore, compatibile con il processo di accumulazione capitalistica e la necessità di stabilità delle potenze occidentali.

Tuttavia, le potenze imperialiste occidentali possono, in qualsiasi momento, interrompere il loro sostegno per l’AKP, se la situazione interna si deteriora o se emergono interessi in conflitto all’imperialismo, in particolare quello statunitense.

L’ipotesi di interessi contrastanti tra potenze imperialiste è un’evenienza possibile. L’AKP può ancora godere del sostegno degli Stati Uniti, ma la Germania, attuale leader dell’Unione europea, potrebbe desiderare un partner diverso dal partito islamista.

I comunisti vedono l’AKP come un partito estremamente pragmatico, con una politica estera ponderata, favorevole agli imperialisti europei e con buoni rapporti con gli americani. L’AKP gioca sulle rivalità interimperialiste anche per mantenere una qualche forma di leadership regionale.

In ogni caso, i comunisti si rifiutano di giocare la partita con questa o quella potenza imperialista, contro chi è al potere. L’alternativa verrà dalla lotta del popolo turco, e sola da quello.

2 – In quale fase si trova la lotta di classe in Turchia, quali sono i suoi punti di appoggio?

La classe operaia

I comunisti non sono solo la principale forza della rivoluzione socialista, ma anche la forza che può far cadere il potere in carica.

La classe operaia ha conosciuto un declino nell’organizzazione sindacale e dell’ideologia socialista dopo il colpo di stato del settembre 1980. La ristrutturazione capitalistica della produzione ha distrutto la possibilità dell’unità della classe operaia.

Privatizzazioni, precariato, esternalizzazioni e liquidazione di alcuni settori, deindustrializzazione e espansione del terziario hanno modificato la composizione, le opzioni ideologiche e le abitudini culturali della classe operaia.

Omogenea per interessi, la classe operaia turca è diventata eterogeneo nella sua concreta realtà. La questione dell’unità della classe operaia non può essere risolta che a livello politico.

La prima battaglia è quella per la riconquista di un’organizzazione sindacale su posizioni di classe, la ricostruzione dei sindacati di base in tutti i settori. I comunisti si pongono come obiettivo di sviluppare l’organizzazione della classe operaia in tutti i settori, portando un contenuto politico.

I giovani e le donne della classe operaia: forza motrice della resistenza e della trasformazione sociale

I giovani sono al centro dell’offensiva del potere. Influenzati dall’ideologia dominante consumista, individualista, padronale, sono in realtà vittime della disoccupazione di massa. Soffocano a causa dello stile di vita conservatore imposto dall’AKP.

Una quota crescente dei giovani appartiene ora a pieno titolo alla classe operaia, proletarizzata dal debito studentesco, dall’insuccesso scolastico, ma anche da “successo scolastico”, che porta solo a posti di lavoro precari.

I comunisti pongono l’accento sull’organizzazione nei posti di lavoro, nei quartieri, nelle università. Gli studenti occupano un posto importante nell’alternativa rivoluzionaria sostenuta dai comunisti, sia a livello della produzione teorica e culturale sia come forza motrice.

Anche le donne sono colpite dall’offensiva reazionaria del potere. Gran parte di loro non accetta lo stile di vita che il regime tenta di imporre, con un contenuto di classe sicuramente incerto.

Il potere dominante non maschera la sua propensione a degradare lo status delle donne nella società, nel processo di produzione come nella vita culturale e scientifica. La discriminazione e gli attacchi contro le donne sono in aumento.

Il TKP combatte tutte le forme di oppressione, ma sottolinea la necessità della lotta politica per liberare le donne turche, senza adottare un approccio semplicistico o classista, ma coniugando la questione femminile con quella della lotta contro il sistema di sfruttamento attuale e la lotta per il socialismo.

La tutela dei diritti delle minoranze curde e alawite

Sulla questione curda, i comunisti analizzano il movimento politico curdo, come attraversato da intense contraddizioni di classe e ideologiche, ma anche come forza progressista di resistenza, che tenta di sovvertire il potere dell’AKP.

Mentre il movimento curdo nel suo complesso mostra alcuni zig-zag ideologici con l’imperialismo europeo o americano, il movimento curdo in Turchia rimane insensibile alle manovre americane.

Il TKP sostiene una posizione di principio dialettico: mutare l’equilibrio dei rapporti di forze politiche all’interno della Turchia e difendere le giuste rivendicazioni del popolo curdo; esprimere opposizione all’oppressione subita dal popolo curdo senza allontanarsi dalla prospettiva socialista.

Per quanto riguarda gli alawiti, influenzati da una cultura di resistenza progressista, il TKP condanna la politica aggressiva perseguita dall’AKP contro questo gruppo religioso e rifiuta tutte le forme di comunitarismo.

Il ruolo degli intellettuali nella costruzione dell’alternativa

Sul piano ideologico, i comunisti si iscrivono in una tradizione politica patriottica, ispirata alle idee dell’Illuminismo, ancora rilevanti nella prospettiva rivoluzionaria socialista.

Il TKP discute ancora alcune teorie: quella della lotta degli intellettuali accanto alla classe operaia o che la classe operaia produca essa stessa i suoi intellettuali.

In ogni caso, i comunisti cercarono di organizzare il mondo della scienza, della cultura e dell’arte con nuove organizzazioni per promuovere la ricerca socialista.

L’Assemblea dei socialisti, ma anche l’Associazione dei consigli universitari, il centro culturale Nazim Hikmet, l’Accademia Nazim Hikmet e il Centro di ricerche marxiste-leniniste, sono organismi destinati a promuovere la ricerca accademica e creativa, indipendentemente ma anche in collaborazione con il movimento comunista.

3 – Rafforzare l’organizzazione comunista

Il Partito comunista turco (TKP) sostiene il principio di rafforzare i suoi legami con il movimento comunista internazionale su posizioni di lotta rivoluzionaria contro ogni tendenza al riformismo e alla collaborazione di classe.

Uno sforzo internazionale costruito anche nella lotta contro l’imperialismo. Le minacce che pendono sulla Siria incitano allo sviluppo di una campagna di solidarietà internazionale, a sostegno del popolo siriano contro qualsiasi intervento imperialista.

Infine, il partito deve rafforzare e migliorare le sue organizzazioni di base, in particolare sui posti di lavoro. Un nuovo quotidiano sarà pubblicato dal partito a partire dall’autunno.