Una nuova Primavera di Praga? i comunisti sosteranno il governo anti-UE di Babis!

filip kscmda sinistra.ch

Per la prima volta dalla fine del “socialismo reale”, il Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSCM) attivo nella Repubblica Ceca, darà il proprio appoggio esterno (che sarà determinante) al governo di Praga, composto dai socialdemocratici del CSSD e dai centristi del movimento “Anò”, considerati populisti dai media europei, e guidati da Andrej Babis, un miliardario con un passato ai vertici della nomenklatura filo-sovietica.

In una cerimonia al Castello di Praga, il presidente della Repubblica Milos Zeman – le cui posizioni filo-russe e filo-cinesi sono note tanto che, di recente, ha partecipato in prima persona al Congresso del Partito Comunista ceco, ha conferito il mandato di presentare a breve una squadra di governo al miliardario. Una notizia che ha fatto scendere in piazza le élites borghesi e studentesche del Paese che sostengono invece Bruxelles e che si sono dette inorridite da questo “sdoganamento” dei comunisti.

Il KSCM è una forza di circa l’8% ed è considerato piuttosto “tradizionalista” nel movimento comunista europeo, non avendo mai abiurato il marxismo-leninismo e continuando a sostenere una linea critica verso l’Occidente e facendo intensa campagna contro la NATO. La decisione di sostenere una coalizione molto diversa rispetto alle idee promosse dal KSCM, è stata presa in quanto i comunisti cechi considerano prioritario in questa fase storica impedire il ritorno al governo dei settori più corrotti dell’establishment di Praga, votato al neoliberismo e filo-europeista.

Tra le condizioni imposte dal KSCM per garantire il sostegno esterno dal parlamento, ci sono l’innalzamento del salario minimo, l’indicizzazione al carovita delle pensioni, la protezione delle risorse naturali dalle multinazionali straniere, l’aumento della quota del settore pubblico nella gestione dell’acqua, il blocco dei prezzi delle abitazioni, la costruzione di nuovi alloggi a pigione moderata e un’assistenza sanitaria di qualità. Babis sembrerebbe aver già ceduto a un’altra condizione dei comunisti: quella di imporre un compenso fiscale alle chiese per proprietà non restituite. Si tratta, quest’ultima, di una svolta rispetto ai passati esecutivi che avevano difeso il diritto del clero di riprendersi quanto era stato collettivizzato durante l’epoca del “socialismo reale”.

Sull’immigrazione, il segretario comunista Vojtech Filip respinge le minacce del presidente francese Macron ai paesi dell’UE che rifiutano di accettare migranti e chiede la revisione del sistema europeo di asilo per far sì che le frontiere esterne dell’UE non siano esposte a un gran numero di rifugiati: la soluzione per il KSCM, insomma, non è la ridistribuzione delle quote di migranti tra i paesi membri dell’UE ma l’eliminazione delle cause della crisi che spingono le persone a emigrare. E’ il secondo partito comunista dell’Europa dell’Est che chiarisce la sua linea contraria all’ideologia “No Border” della sinistra europea: il primo era stato il Partito dei Lavoratori di Ungheria, e ne avevano parlato in questo articolo (leggi).


da Il giornale
Dom, 01/07/2018

Choc a Praga: i comunisti sosterranno il nuovo governo

Vaclav Havel si rivolta nella tomba. È un mezzo choc la notizia che il partito comunista ceco (Kscm), uno dei pochi in Europa a non aver mai fatto ammenda del proprio passato violento e totalitario, sosterrà con i propri voti determinanti il prossimo governo a Praga, una coalizione tra populisti e socialdemocratici. Il sostegno esterno all’esecutivo di minoranza guidato dal leader del partito populista Anò, Andrej Babis, è stato reso possibile dall’inserimento nel programma dei sette punti richiesti dai comunisti, tra i quali spiccano l’aumento delle pensioni e dei salari minimi. Il voto di fiducia è fissato al prossimo 11 luglio: con i voti comunisti, la maggioranza dovrebbe ottenere 108 sì su 200.

Il ritorno nella zona del potere del partito comunista, in costante declino elettorale e ridotto oggi a meno del 9% dei voti alle ultime elezioni, ha un significato enorme nella ex Cecoslovacchia. Nel quarantennio del regime filosovietico, il partito comunista costruì un regime particolarmente chiuso e oppressivo, e la sua unica breve fase di apertura nella primavera del 1968 fu soffocata dai carri armati mandati da Mosca. A differenza degli altri partiti comunisti dell’Europa orientale, il Kscm non ha mai rinnegato il proprio passato e continua a rappresentare posizioni «ortodosse» antioccidentali che sono solo in apparenza anacronistiche: è continua, ad esempio, la propaganda per l’uscita della Cechia dalla Nato, e la richiesta di non partecipare a missioni militari di sostegno all’indipendenza dei Paesi baltici dalla Russia. Ma soprattutto pesa, in una società occidentalizzata soprattutto nelle grandi città, la pretesa di giustificare la brutalità anche omicida del regime caduto nel 1989. Il partito comunista ha anche ottenuto da Babis una legge per far restituire dalla Chiesa ai loro proprietari parte dei beni espropriati sotto la dittatura e riconsegnati al clero dalla Cecoslovacchia democratica.

Negli ultimi mesi ha fatto molto parlare di sé il deputato comunista Zdenek Ondracek, eletto dal Parlamento di Praga alla testa della commissione che controlla i servizi ispettivi della polizia: si tratta della stessa persona che durante la dittatura comunista partecipò alla repressione delle manifestazioni ostili al regime. È un simbolo sinistro di un brutto passato che sembra riaffacciarsi a Praga da una finestra di servizio, ma che resta inquietante.

RFab