Per un’altra Europa

di João Ferreira, da www.avante.pt | Traduzione di Marx21.it

Partito Comunista Portoghese, Sinistra Unita spagnola, Partito Comunista Francese e AKEL di Cipro a confronto in un seminario organizzato in Portogallo

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Recentemente il Partito Comunista Portoghese e il Gruppo della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (GUE/NGL) del Parlamento Europeo hanno organizzato in Portogallo un seminario sul tema “Un’altra Europa, dei lavoratori e dei popoli. Diritti, giustizia sociale, cooperazione e sovranità”. Ha rappresentato un importante spazio di riflessione collettiva, che ha contato sui contributi di partiti membri del GUE/NGL: Sinistra Unita della Spagna, Partito Comunista Francese, AKEL di Cipro.


Ne sono emerse due importanti idee, riaffermate in quella sede.

La prima, che il modello e il sistema che le classi dominanti – attraverso i loro rappresentanti politici, destra e socialdemocrazia – tentano di imporre ai popoli di Europa non sono inevitabili.

La seconda, che la lotta per un’altra Europa, dei lavoratori e dei popoli, esige una rottura con il processo di integrazione capitalista europeo, con l’UE. Una rottura a cui contribuirà la lotta in ogni paese e, insieme, la cooperazione e il coordinamento degli sforzi dei lavoratori e dei popoli dei vari paesi. Una rottura che, in senso ampio e non esaustivo, si articolerà attorno ad alcuni elementi essenziali:

– La difesa di un’Europa di Stati sovrani, liberi e uguali in diritti;

– Il rifiuto delle imposizioni sovranazionali che ledono il diritto di ogni popolo a decidere le politiche (economiche e altre) che a siano a loro più utili;

– Il rifiuto del federalismo e la difesa del principio di uguaglianza tra gli Stati – un paese, un voto – con il diritto di veto su questioni di interesse vitale;

– La reversibilità di accordi e trattati che reggono l’attuale integrazione capitalista e l’adattamento dello statuto di ogni paese alla volontà del suo popolo e alle sue reali condizioni, salvaguardando le sue specificità e ammettendo le necessarie clausole di eccezione;

– La salvaguardia della democrazia e la difesa di un’effettiva partecipazione dei popoli nella determinazione del loro destino, combattendo e respingendo lo svuotamento delle strutture di potere ad essi più vicine e che meglio controllano, in particolare i parlamenti nazionali;

– Il recupero del comando politico e democratico del processo di sviluppo, con la subordinazione del potere economico al potere politico e l’affermazione dello Stato come struttura determinante e di riferimento dell’economia;

– La proprietà e la gestione pubbliche dei settori strategici dell’economia, come condizione per creare ricchezza e distribuire in forma socialmente giusta la ricchezza creata; in special modo, la difesa di una banca pubblica al servizio dello sviluppo economico;

– Il recupero da parte degli stati di strumenti di politica economica, monetaria, di bilancio e di cambio;

– L’immediata sospensione e rifiuto del Patto di Stabilità, del Trattato di Bilancio, della Governance Economica, del Semestre Europeo, del Patto per l’Euro Plus e della Strategia UE 2020;

– La convergenza sul miglioramento delle norme sociali e ambientali, con l’istituzionalizzazione del principio di non regresso;

– Il rifiuto del militarismo e delle politiche securitarie; la fine della sottomissione all’imperialismo e alla NATO; il rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite.

Ecco in breve, come introduzione a un dibattito che necessariamente proseguirà, alcuni degli elementi della rottura necessaria ad aprire la strada alla costruzione di nuove forme di cooperazione tra stati sovrani, orientati allo sviluppo sociale ed economico reciprocamente vantaggioso, rispettosi della sovranità nazionale nei suoi più diversi aspetti, dell’indipendenza dei popoli, dei valori di pace, solidarietà e cooperazione.