“Avante!”, Settimanale del Partito Comunista Portoghese (PCP)
Traduzione di Marx21.it
Rinviata al 15 maggio la lettura della sentenza
Petro Simonenko, primo segretario del Comitato Centrale del PC di Ucraina, ha rilevato il valore della solidarietà internazionale che si esprime nella presenza di attivisti e dirigenti di organizzazioni politiche, attribuendo ad essa un effetto importante sulla decisione in merito al rinvio della lettura della sentenza. In tal senso, ha chiesto che il prossimo 15 maggio gli osservatori internazionali rinnovino la loro presenza all’udienza, mettendone in rilievo il ruolo nella denuncia del processo avviato dal governo di Kiev per cercare di porre sommariamente al bando il PC di Ucraina.
All’udienza del processo per la messa al bando del Partito Comunista di Ucraina, che ha avuto luogo il 24 aprile a Kiev, erano presenti anche João Pimenta Lopes, deputato del PCP al Parlamento Europeo, e Madalena Santos, presidente dell’Associazione Portoghese dei Giuristi Democratici e membro dell’ufficio dell’Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici.
La sessione della Corte Suprema Amministrativa era considerata l’ultima del processo iniziato nel 2014, dopo il colpo di Stato imposto con l’appoggio di USA, NATO e UE, e di cui si sono già svolte circa trenta udienze. Ma, senza alcuna giustificazione plausibile, il presidente della giuria, che improvvisamente è apparso da solo nella sala, ha informato che la lettura della sentenza era stata rinviata, con un decreto ingiuntivo, al prossimo 15 maggio. Il Partito Comunista rimane così ancora sotto la minaccia di messa fuori legge.
Petro Simonenko, primo segretario del Comitato Centrale del PC di Ucraina, ha rilevato il valore della solidarietà internazionale che si esprime nella presenza, insieme ad altri attivisti e dirigenti di organizzazioni politiche, di João Pimenta Lopes e Madalena Santos, attribuendo ad essa un effetto importante sulla decisione in merito al rinvio della lettura della sentenza. In tal senso, ha chiesto che il prossimo 15 maggio gli osservatori internazionali rinnovino la loro presenza all’udienza, mettendone inoltre in rilievo il ruolo nella denuncia del processo avviato dal governo di Kiev per cercare di porre sommariamente al bando il PC di Ucraina.
Giustizia odiosa
Il PC di Ucraina accusa le autorità di Kiev di avere orchestrato un processo caratterizzato da decisioni arbitrarie e di parte e da innumerevoli pressioni sui giudici, che si sono tradotte in inchieste disciplinari che hanno colpito alcuni dei magistrati della prima istanza, e anche nell’irruzione nell’ufficio di un giudice, a cui è seguito il furto e la distruzione di documenti processuali.
Gli osservatori internazionali, in particolare gli avvocati e i giuristi che hanno assistito alle udienze, ritengono che ciò che è in causa è il tentativo di liquidazione definitiva del PC di Ucraina, cercando di condizionare l’azione di una forza che si oppone al regime instaurato a Kiev.
Nel processo non si rispetta il diritto della difesa e della presentazione di prove, tra le altre garanzie processuali basilari in qualsiasi Stato di diritto. Più di una volta è stata attribuita rilevanza a fattori soggettivi, si è proceduto a un processo alle “coscienze” e si è condannato il “reato di opinione”, confermando che è anche in causa il principio fondamentale dell’indipendenza del potere giudiziario di fronte al potere esecutivo – sottolineano anche gli osservatori internazionali.
I principi fondamentali sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e dalle convenzioni internazionali sui Diritti Umani che li mettono in pratica sono apertamente violati, ragion per cui, per inciso, una denuncia è stata presentata al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, nel giugno 2015. Le norme della stessa Costituzione dell’Ucraina sono lettera morta in questo processo.
Il PC di Ucraina ritiene inoltre che il tentativo di metterlo fuori legge ha per obiettivo, oltre che quello di eliminare una forza politica pronta a dare efficacia a un’opposizione coerente al regime, anche di cancellare e riscrivere la storia, nel contesto della fascistizzazione dell’Ucraina attuata da un governo che gode dell’appoggio di USA e UE.
I comunisti ucraini sono comunque determinati a continuare la lotta per la democrazia, i diritti umani e le libertà fondamentali nel loro paese, indipendentemente da qualsiasi decisione sia assunta dal tribunale, e assicurano che porteranno il caso di fronte agli organismi internazionali.