La sovranità nazionale, la sua difesa e la liberazione dalla sottomissione all’euro

VascoCardosoPCPdi Vasco Cardoso, Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese | da avante.pt

Traduzione di Marx21.it

Intervento al XX Congresso del Partito Comunista Portoghese

Sono passati quasi 15 anni dall’introduzione delle banconote e delle monete dell’euro nel nostro Paese. Il Partito Comunista Portoghese era stata l’unica voce a mettere in guardia e a combattere i prevedibili impatti dell’adesione alla moneta unica. Il PCP non aveva partecipato ai canti delle sirene che annunciavano la fine delle crisi, il blocco delle speculazioni sul debito pubblico, la convergenza sui livelli salariali delle grandi potenze, la crescita e lo sviluppo del Paese.

Nulla di ciò che andavano dicendo, nulla di ciò che stavano vendendo al popolo portoghese si è realizzato. E la vita alla fine ha dato ragione al PCP.

L’evidenza di un paese che, da quando ha aderito all’euro, praticamente non è cresciuto e ha visto moltiplicare la disoccupazione e che allo stesso tempo ha registrato il maggiore debito pubblico ed estero, parla da sola delle conseguenze dell’adesione alla moneta unica.

Indipendentemente dalla sua configurazione, indipendentemente dalle politiche ad esso associate, indipendentemente dalle contraddizioni e tensioni latenti in seno all’UE, l’euro è stato ed è uno strumento delle classi dominanti e delle grandi potenze al servizio dei loro interessi e i loro profitti. La sua introduzione in Portogallo, promossa dal Partito Socialista, dal PSD e dal CDS-PP, ha rappresentato un violento salto di qualità che ha peggiorato l’opzione neoliberista e federalista dell’edificio comunitario, e si è tradotto nella pressione permanente per indebolire la nostra industria, la nostra capacità di produrre ricchezza, la nostra libertà di distribuire ricchezza, il nostro sviluppo, la nostra sovranità.

Il Portogallo ha bisogno di liberarsi dall’euro e dai vincoli dell’integrazione monetaria ad esso associati. Ha bisogno di una moneta adeguata alla realtà e alle potenzialità economiche del Paese, ai suoi salari, produttività e profilo produttivo. Ha bisogno di una gestione monetaria, finanziaria, di cambio e di bilancio autonoma e sovrana, adattata alla situazione nazionale e che sfrutti tutti i margini di manovra per aumentare la produzione, l’occupazione e la crescita. Ha bisogno di fare affidamento su un’autentica banca centrale nazionale che supporti il suo progetto di sviluppo, per non doversi trovare, come si trova, ad affrontare sia il ricatto degli speculatori nel mercato del debito, che il ricatto della BCE, dell’Unione Europea e del FMI ogni volta che si presenta la necessità di finanziare lo Stato o la Banca.

Il Portogallo ha bisogno di lasciare il Patto di Stabilità e Crescita e tutti i suoi derivati. Ha bisogno di proteggersi dalle perdite di competitività per le valorizzazioni eccessive della moneta unica. Ha bisogno di resistere meglio alla speculazione finanziaria e di contenere il debito estero. Il Portogallo ha bisogno, insomma, di liberarsi dall’euro. E la liberazione dall’euro avrebbe e avrà tutti questi vantaggi.

Natura di classe e obiettivi

Alcuni sostengono, nella difesa implicita dell’integrazione monetaria, che “il problema non è dell’euro, ma della politica dell’euro”. Significa non rendersi conto della natura di classe e degli obiettivi del processo di integrazione capitalistica dell’Unione Europea. Significa non rendersi conto che l’euro, moneta unica, sarebbe sempre simultaneamente moneta della periferia e del centro, dei paesi arretrati e delle grandi potenze, del Portogallo e della Germania. In verità, non si può servire due padroni allo stesso tempo: o l’euro si adatta alla condizione, ai bisogni e agli interessi della Germania, o si adatta alla condizione, ai bisogni e agli interessi del Portogallo.

Ora il Portogallo ha bisogno di una moneta diversa da quella della Germania. E i lavoratori portoghesi e i popoli d’Europa hanno bisogno di politiche monetarie diverse da quelle dei monopoli e del grande capitale finanziario.

L’euro è un cappio e uno strumento di ricatto politico nei confronti dei popoli e degli stati. Senza sovranità monetaria, il Portogallo è soggetto, come del resto lo sono altri paesi, alle decisioni di terzi che, in ultima analisi, possono decidere lo strangolamento finanziario di un paese e il collasso del suo sistema finanziario.

In definitiva, l’euro non serve al popolo portoghese. L’euro non serve ai popoli in Europa.

La sovranità monetaria è essenziale

Senza ignorare l’importanza della rimozione del governo PSD/CDS-PP dal potere, senza sottovalutare, anzi valorizzando, tutte e ciascuna delle conquiste realizzate con la lotta dei lavoratori e del popolo e con l’iniziativa del PCP, la verità è che la situazione nazionale è oggi chiaramente condizionata dall’integrazione nell’euro e dall’indisponibilità del governo del Partito Socialista di fronteggiarla.

Nel nostro Congresso ribadiamo: senza la liberazione dall’euro, senza la rinegoziazione del debito pubblico, senza il recupero del controllo pubblico delle banche – obiettivi che sono collegati e che si completano tra loro – non c’è, non ci sarà un vero sviluppo del Paese.

Sappiamo che la liberazione del Portogallo dall’euro non risolve, di per sé stessa, i problemi nazionali. Ma all’interno dell’euro il Portogallo non ha futuro. E possono anche i commentatori e gli analisti, fedeli alle politiche di destra, annunciare tragedie e tempeste non appena la questione dell’euro viene sollevata. Possono pure il PSD e il CDS-PP esibire con orgoglio il diploma di studente modello dell’Unione Europea, anche a costo di affondare il Paese.

Può pure anche il BE (Blocco di Sinistra, aderente al Partito della Sinistra Europea, ndt) un giorno annunciare la catastrofe di una possibile uscita, e l’altro indignarsi di fronte alle regole del Trattato di Bilancio. E anche l’attuale governo del Partito Socialista può insistere sui cosiddetti impegni europei e fare giuramenti di amore eterno verso la moneta unica, ma è certo che la questione dell’euro, per la sua dimensione strutturale nella vita politica ed economica del Paese, prima o poi dovrà essere affrontata ed è bene che il Portogallo si prepari a questo percorso, come ha proposto il PCP.

Non ignoriamo, non trascuriamo, non sottovalutiamo i rischi, i problemi e le difficoltà di questo percorso. Ma la liberazione dall’euro che proponiamo, uno degli assi centrali della politica patriottica e di sinistra che presentiamo al Paese, significa per il Paese crescere invece di ristagnare ed appassire, investire invece di regredire, creare occupazione al posto di emigrazione forzata, distribuire la ricchezza in maniera più giusta al posto della crescente diseguaglianza, approfondire la democrazia invece di pervertirla.

La sovranità monetaria è essenziale per la sovranità nazionale. Per il PCP, nessun processo di integrazione, per quanto avanzato sia, può impedire al popolo portoghese di decidere del proprio futuro. Se l’euro mette in discussione il presente e il futuro del Paese, allora il popolo portoghese ha il diritto di lottare perché questo ostacolo sia rimosso dal suo cammino. E’ questo il diritto che ci spetta per la semplice ma incontestabile ragione che siamo un popolo e un Paese con quasi nove secoli di storia e che vogliamo costruire il futuro con le nostre stesse mani.