La Francia e il mondo hanno bisogno dei comunisti

francia falcemartello bandieradi Danielle Bleitrach

da lepcf.fr

Come contributo al dibattito sulle prospettive dei comunisti in Europa, pubblichiamo una  riflessione della sociologa Danielle Bleitrach sul confronto in corso tra i comunisti francesi (dentro e fuori il PCF), ripresa dal sito di “Faire vivre et renforcer le PCF”*.

Mi anima una convinzione e può sembrare paradossale poiché ovunque siamo entrati in una ondata controrivoluzionaria che sembra sommergere tutto: la Francia e il mondo hanno bisogno dei comunisti.

Sembra bello il nuovo film di cui tutti parlano…

Affermare questo, quando il nostro paese è stato sommerso dalla destra e dall’estrema destra alle ultime elezioni, può sembrare irrealista. Mentre i socialisti al governo sdegnano così apertamente il Pcf e ne fanno il tirapiedi delle loro tattiche a geometria variabile, dalla Bretagna al Languedoc passando per l’Ile de France, chi può dare il minimo credito a delle persone che si rispettano esse stesse così poco?

Come si può parlare di comunismo quando il governo sta distruggendo il vecchio Partito Socialista per contribuire alla creazione di un Partito Democratico all’americana, frutto dell’unione di quello che resta del Ps e del centro? Mélenchon aveva ragione quando ieri mattina ha detto alla televisione che Hollande nutre il proposito “di liquidare il movimento socialista e di passare ad altro, come è successo in Italia”.

Pensa che la strategia del Presidente è “molto più profonda” di un “tatticismo politico”. Aggiunge “in Italia hanno liquidato il Pci, hanno liquidato il Partito Socialista e creato un partito sedicente di sinistra”. Mélenchon ha spesso ragione, ma è tutto tranne un dirigente adatto a questo periodo, poiché non ha alcuna idea di cosa è un partito, una coalizione popolare, è sempre alla ricerca di un’unione di vertice che non porta da nessuna parte, ma che serve all’attuale direzione del Pcf per liquidare sempre meglio il Partito.

La strategia di François Hollande non è quella di un uomo solo affiancato da Valls e Macron (ndt l’ala destra del Ps al governo), lo stesso movimento si organizza in tutta Europa e non ha niente di spontaneo, è una strategia atlantista e capitalista, che procede insieme al blocco di qualsiasi cambiamento progressista all’interno del quadro dell’Unione Europea. Centrismo contro destra iper conservatrice e spinta dell’estremismo di sinistra populista presto rimesso nei ranghi, l’arte di restare fino alla fine, quando il fascismo non è più l’opposto della democrazia, ma il suo prolungamento in tempo di crisi.

In America Latina si assiste allo stesso riflusso, è il ritorno in forza della grande coalizione dall’estrema destra al Ps per porre fine alla speranza rivoluzionaria, e Manuel Valls si complimenta con i vincitori, gli stipendiati degli Usa, si potrebbe mai essere più chiari?

Dappertutto si mostra chiaramente che bisogna andare fino in fondo, che lottare contro il fascismo passa attraverso la lotta al capitale, una lotta a mote che esige molta più forza e determinazione. C’è quello che succede in Ucraina, in Russia. Se Putin, attaccato in Asia Centrale come in Europa, è sembrato essere al contrattacco nei confronti dei tentativi egemonici degli Usa e dei loro alleati nella Nato, resta comunque frenato dal peso dell’oligarchia che ovunque è pronta a vendersi al capitale.

E la sua resistenza è impedita dal suo rifiuto di una vera indipendenza nazionale che passa attraverso la nazionalizzazione dei mezzi di produzione, la fine dell’economia della rendita che alimenta l’oligarchia e rovina il paese. Ovunque questi monopoli finanziari lottano per il monopolio dell’energia e quello dell’armamento per la spogliazione dei popoli e di tutte le loro conquiste, per gettarli nella guerra che sia internazionale o civile.

Il vecchio sistema fa acqua da tutte le parti, ma poiché non c’è un’alternativa pronta ad andare a fondo nella trasformazione, le vittorie momentanee si trasformano in sconfitte perché il popolo, gli sfruttati si trovano indeboliti, spauriti cercano un nascondiglio in cui sopravvivere. I demagoghi che lasciano credere che la battaglia sia facile, nella possibilità di non cambiare molto, nello spontaneismo, nell’individualismo hanno contribuito alla delusione.

Ovunque la situazione esige un’opposizione frontale contro i monopoli finanziarizzati. La nazione sovrana reste il miglior quadro per portare avanti questa battaglia, ma la nazione, senza l’azione di un partito contro questi monopoli non è che un’illusione. Il Capitale conserva il ferro rovente dell’estrema destra. Bisogna quindi distruggere il quadro nazionale, aspirarlo in dei conglomerati tecnocratici dove qualsiasi cambiamento è vietato e dissolvere la nazione attraverso un frazionamento identitario interno e creare il fuoco di opposizione fascista che finge di difendere la nazione creando una Union Sacrée (una grande coalizione) contro il capro espiatorio straniero.

Sintetizzo, ma tutti avranno compreso l’essenziale del mio punto di vista. La situazione sembra spesso confusa perché il capitale assicura la propria egemonia utilizzando i contrari, impregnandoli dei suoi fini; spazi sovraregionali, regionalismo, simulacri identitari nazionali possono tutti essere utilizzati se non si mette in evidenza la pace a la dimensione di classe di qualsiasi politica, se non ci si dota dei mezzi per sviluppare l’iniziativa popolare attraverso tutte le voci democratiche possibili, le elezioni, le manifestazioni, le lotte e denunciando “lo stato di urgenza” che è di fatto lo strumenti per farla finita con queste espressioni popolari.

Ma esiste un mezzo essenziale, dal quale dipendono tutti gli altri, cioè l’esistenza di un partito rivoluzionario ed è lì che la lingua batte. Per il momento, grazie alla complicità attiva dei dirigenti attuali del Pcf, non solamente questo partito sembra perfettamente inutile, ma i comunisti sono essi stessi convinti della loro inutilità, della necessità di fondersi in un conglomerato ibrido, praticando guerre tra capi e questo dura da più di 20 anni. La stessa idea comunista si svuota e non sembra altro che un gadget. Questo fa parte della controrivoluzione e di questa possibile fascistizzazione che aleggia tra di noi.

Si, il Front de Gauche è una catastrofe e bisogna farla finita con esso, come bisogna farla finita con l’appartenenza al Partito della Sinistra Europea. Come dice giustamente un compagno, il Front de Gauche è la forza motrice che assicura innanzitutto l’elezione di un candidato del Ps e ora della destra in vista della grande coalizione. Ma per questo non serve attaccare Mélenchon, ma piuttosto  rimettere in discussione la strategia dei dirigenti del Pcf. Una lotta è cominciata per la preparazione del congresso del Pcf. É chiaro che la direzione del Pcf cercherà di fare qualsiasi cosa per proseguire su questa linea, che è quella di servire come stampella elettorale del Ps. Scaricheranno su Mélenchon e sul Front De Gauche i propri insuccessi per continuare come prima e meglio di prima.

Ma chi ha imposto queste “soluzioni”, chi ha nascosto non solamente il Pcf nel Front de Gauche, ma lo stesso Front de Gauche in etichette ancora più azzardate, in slogan ancora più fumosi? Chi ha distrutto la fiducia dei comunisti nel proprio partito? Mélenchon? È opera degli altri gruppuscoli? È dei “rifondatori” che dovevano salvare la “sinistra”? No, è stata una scelta dell’attuale direzione e essa deve rendere conto non solamente per la sconfitta delle regionali, ma per aver abbandonato all’astensione quelli che hanno perso la speranza nella situazione attuale. I giovani in particolare.

Ma quindi questa lotta ha ancora un senso, il congresso non sarà manipolato, impantanato in un mélange di legittimismo e “si salvi chi può” dei dipendenti delle amministrazioni locali? Anche se la collera è grande, è chiaro che l’attuale direzione farà di tutto per continuare questa liquidazione. E il fatto è che finché esisterà una sigla Pcf adatta a quelli che da tanti anni hanno scelto la distruzione di un partito rivoluzionario, il comunismo potrà essere assassinato nel nostro paese nella completa impunità, e gli altri tentativi rischieranno di finire in piccoli gruppi nei quali il nostro paese ha poche possibilità di riconoscersi. Quelli che dirigono la liquidazione – il Ps, perché chi finanzia dirige e quindi anche le forze passate al capitale – l’hanno capito bene, cosa che ci porta una piccola medaglia per portare avanti politiche che, come nel Bouche du Rhone, non hanno più niente a che fare con le scelte comuniste. Non penso che si possa ignorare questa sterilizzazione, così come della perdita di fatto del giornale l’Humanité. Non dobbiamo quindi mancare al terreno di scontro della riconquista.

Rispetto alla creazione dell’Anc (ndt Associazione nazionale dei comunisti, creata a inizio dicembre con lo scopo di far incontrare tutti i marxisti leninisti dentro e fuori dal Pcf o da altri partiti comunisti) ci si può porre delle domande, esistono già le Assise del Comunismo, il Pcfr ha creato una struttura indipendente; la creazione dell’Anc non crea problemi piuttosto che aiutare nella lotta del Congresso per ricreare un Pcf su basi fondamentali?

Fatico a immaginare i comunisti allo stato attuale, dentro il loro partito con una doppia tessera. Come ho detto ai compagni che fondano l’Anc a Marsiglia, questa creazione è di intralcio a tutti quelli che come me hanno sperato di partecipare a questo congresso. Tutte le forze che avrebbero potuto portare la lotta dentro il Partito in un dibattito democratico sono tesserate ad esso, sono i più combattivi, i più vicini a quelli che soffrono. Capisco la loro rabbia rispetto alla federazione del Pcf che ci ha portato contro un muro. Vivo nel quarto arrondissement di Marsiglia, quello diretto da Frédéric Dutoit che ha già lasciato i quartieri Nord al Ps, un ragazzo anche simpatico, ma che ci spingerà sempre di più avanti nella via dell’abbandono. Tornare al partito per portare avanti questa lotta mentre tutte le forze vive ne sono escluse è quindi impossibile.

Ma la cosa più caratteristica oggi è la crescita di questa esigenza, la necessità di un Partito Comunista degno di questo nome. Come arrivarci? Se fossi a Vénissieux e in altre zone di lotta, è chiaro che sarei nel Pcf e che mi batterei per il partito, per non lasciare distruggere l’ipotesi stessa del comunismo, nello stato attuale del Bouche du Rhone allo stesso tempo causa della distruzione del Pcf e del rifiuto delle forze vive di ritornarci sono paralizzata come altri. L’immagine di ciò che non si deve fare.

Per questo cercherò di partecipare a modo mio alla continuazione dell’ipotesi comunista a partire da un grande dibattito politico teorico sul comunismo in primavera, è il solo apporto unitario che mi resta. Ve ne parlerò presto, e il mio blog resterà spero un luogo di dialogo tra noi, una maniera di tenerci legati al movimento nel mondo.

Abbiamo bisogno di comunismo e dei comunisti perché il fascismo scivola nelle nostre mancanze, nell’assenza sul terreno della lotta che è assetato della nostra presenza, quella di un Partito Comunista, unito attorno ai fondamentali e disciplinato.

Un Partito vicino ai ceti popolari che sappia trasformare il bisogno normale di sicurezza di ciascuno in lotta per il lavoro, la pace, il salario e soprattutto indicare il vero avversario per denunciare la guerra di tutti contro tutti.

In https://histoireetsociete.wordpress.com/2015/12/19/la-france-et-le-monde-ont-besoin-des-communistes/

*Rammentiamo che le opinioni espresse negli articoli pubblicati in Marx21.it, quale contributo al dibattito, non riflettono necessariamente sempre quelle della sua redazione