da www.pcp.pt | Traduzione a cura di Mauro Gemma
La nostra prima parola è di solidarietà per i comunisti e i lavoratori della Grecia e per la loro tenace coraggiosa lotta. La loro lotta è la nostra lotta. Auguriamo a loro i migliori successi.
Salutiamo anche i partiti qui presenti e confermiamo il profondo impegno del PCP a contribuire al rafforzamento del processo degli Incontri dei Partiti Comunisti e Operai e a valorizzare le molte cose che ci uniscono nella lotta contro il capitale, per il progresso sociale, la pace e il socialismo, nonostante la diversità delle situazioni ed esperienze e le differenze di opinione. Allo sviluppo della lotta in ciascuno dei nostri paesi, che peraltro si sta intensificando, è indispensabile combinare l’approfondimento dell’azione comune e convergente, il rafforzamento della cooperazione e della solidarietà internazionale di classe. Questi nostri Incontri si sono trasformati in uno strumento prezioso, e persino insostituibile per il raggiungimento di questo obiettivo.
1. La situazione portoghese
In Portogallo ci troviamo a fronteggiare la più violenta offensiva contro i lavoratori, il popolo e il Paese dai tempi del fascismo, a cui la rivoluzione di Aprile del 1974 pose termine.
E’ un’offensiva che colpendo duramente tutte le classi e gli strati antimonopolisti ha come obiettivo principale la classe operaia e i lavoratori in generale, e mira ad aggravare lo sfruttamento , liquidare conquiste e diritti realizzati in molti decenni di dura lotta; a sferrare gravissimi attacchi al Servizio Nazionale di Sanità, alla Scuola Pubblica, al Sistema di Sicurezza Sociale; a smantellare le funzioni sociali dello Stato e a liquidare ciò che resta del sistema pubblico delle imprese. E’ un’offensiva che sta impoverendo drammaticamente il popolo e rovinando il paese, sovvertendo lo stesso regime democratico costituzionale e colpendo pericolosamente la sovranità e l’indipendenza nazionale.
La grave situazione del paese è peggiorata con l’esplosione della crisi ciclica del capitalismo che si è manifestata nella cosiddetta crisi del debito e nelle brutali disposizioni del “patto di aggressione” sottoscritto da PS, PSD e CDS con UE e FMI e che è oggetto della fortissima contestazione popolare. Approfittando della crisi e in stretto collegamento con il capitale straniero, la classe dominante cerca di liquidare le prerogative sociali dello Stato, riconfigurandole in funzione dei propri interessi. E per questo non esita, esattamente come al tempo del fascismo, a sottomettere il Portogallo al dominio economico, politico e militare dell’imperialismo, in concreto del blocco imperialista rappresentato da UE, USA e NATO, il che fa emergere ancora maggiormente la questione nazionale come questione fondamentale nel processo di emancipazione del popolo portoghese. La politica patriottica e di sinistra che il PCP indica come l’obiettivo politico più immediato della sua lotta, attraverso la combinazione dialettica del fattore di classe e di quello nazionale, parte da questa realtà. E la difesa della Costituzione della Repubblica, che peraltro consacra ancora nel suo preambolo l’obiettivo del socialismo e preconizza politiche antimonopoliste, anticapitaliste e di difesa della sovranità nazionale, è in grado di unire, oltre alla classe operaia, vasti settori della società portoghese.
Tuttavia il fattore determinante delle alleanze sociali e delle convergenze politiche da costruire per rompere con 35 anni di politiche di destra risiede nell’unità della classe operaia e di tutti i lavoratori, nella lotta popolare di massa, sperimentato motore di resistenza e trasformazione progressista e rivoluzionaria. Al pari della permanente attenzione al rafforzamento del partito e al suo radicamento tra le masse, è qui che il PCP svolge gran parte della sua attività. Il successo dello Sciopero Generale del 24 novembre si deve all’innegabile influenza e forza della CGTP/IN – la grande centrale sindacale di classe dei lavoratori portoghesi – e ha potuto contare sull’attivo contributo dei comunisti; lo sciopero è stato preceduto da molte piccole e grandi lotte, tra cui vanno segnalate le grandi manifestazioni dei lavoratori dell’amministrazione pubblica, degli agricoltori, degli utenti dei servizi pubblici, degli effettivi delle forze di sicurezza, dei militari ed è stato immediatamente seguito da varie manifestazioni di studenti, pensionati e in difesa dei servizi pubblici.
2. La crisi nella e della Unione Europea
La nostra situazione è inseparabile dalle recenti evoluzioni nell’Unione Europea che stanno dando ragione a tutti coloro che hanno sempre descritto la Comunità Economica Europea e in seguito l’Unione Europea come un processo di integrazione capitalista profondamente contrario agli interessi dei lavoratori e dei popoli d’Europa e che si sono espressi contro, come il PCP, l’associazione dei loro paesi a questo processo.
Molto si è parlato della crisi nell’Unione Europea, ma per affrontare correttamente questo tema dovremo parlare anche della crisi dell’Unione Europea. Una crisi dei fondamenti e dei pilastri economici, politici e ideologici dell’Unione Europea, vale a dire, una crisi del processo di integrazione capitalista nel suo insieme. Questa constatazione è fondamentale per la definizione dei percorsi, metodi e fasi di lotta, come pure delle alternative e dell’alternativa di fondo. Come il sistema sta reagendo alla propria crisi con l’approfondimento del proprio carattere sfruttatore, oppressivo, aggressivo e predatorio, anche l’Unione Europea, asse centrale nella strategia dell’imperialismo, reagisce alla sua crisi con l’approfondimento del suo carattere neoliberale, militarista, federalista e reazionario.
I recenti avvenimenti in Grecia, in Italia e in Portogallo, e le conclusioni dei vertici europei recentemente svoltisi, dimostrano molto chiaramente che il processo di integrazione capitalista europeo non è al servizio degli interessi dei lavoratori e dei popoli. Ciò che si sta avviando nella cosiddetta risposta europea alla crisi è un ulteriore salto verso la centralizzazione e la concentrazione capitaliste e una pericolosa fuga in avanti di fronte al reale rischio di implosione dell’attuale configurazione dell’Unione Europea che sta accentuando sempre di più le sue contraddizioni che minano le sue fondamenta e ne mettono a nudo i limiti.
Ma niente di tutto questo è fatto fuori dalla volontà delle grandi borghesie nazionali. Esiste coincidenza degli interessi di classe tra coloro che sferrano attacchi contro gli Stati e i popoli e coloro che, in ciascuno dei paesi, appoggiano e attuano tali attacchi e vedono nella crisi un’opportunità per un’offensiva anti-sociale, politica e ideologica profondamente reazionaria che garantisca loro maggiori profitti e potere e che possa aprire la strada, come in Portogallo, a una riconfigurazione degli Stati e della stessa Unione Europea.
La situazione nel continente europeo rivela molto della complessità della lotta in cui i comunisti sono coinvolti. Forte resistenza contro le misure anti-sociali che vengono imposte; difesa della sovranità nazionale e della democrazia; proposte concrete per lo sviluppo economico sovrano di ogni nazione; cooperazione e solidarietà nella resistenza alle misure; denuncia della natura dell’Unione Europea e difesa dei diritti sociali, del lavoro e della sovranità, sono gli assi della lotta in relazione dialettica tra loro.
Allo stesso tempo la situazione esige un’intensa lotta ideologica e l’affermazione dell’alternativa, poiché a un’acuta lotta di classe corrisponde, e non potrebbe essere diversamente, una molto intensa lotta ideologica. Una lotta delle idee che, nell’opinione del PCP, si fonda sull’idea di fondo che l’Unione Europea non è riformabile e che un’altra Europa dei lavoratori e dei popoli dovrà obbligatoriamente essere costruita per mezzo della loro lotta, sconfiggendo il processo di integrazione capitalista che è venuto esaurendosi e che è profondamente contrario agli interessi dei lavoratori e dei popoli. Tale idea di fondo passa attraverso il pregiudiziale rifiuto dell’insieme di misure di carattere federalista quale è stato ora proposto dal Consiglio Europeo dell’8 e 9 dicembre, che assunte sia dalla destra che dalla socialdemocrazia, approfondiscono la natura imperialista dell’Unione Europea.
3. Crisi del capitalismo e offensiva dell’imperialismo nel mondo in trasformazione
Ma la situazione nell’Unione Europea è solo una delle manifestazioni della profonda crisi strutturale del capitalismo che colpisce anche gli altri due poli della triade. Il tentativo di concentrare sull’Europa le attenzioni drammatizzando la cosiddetta “crisi del debito sovrano” è certamente espressione del vertiginoso approfondimento delle contraddizioni inter-imperialiste e racchiude due obiettivi centrali: sviare l’attenzione dagli effetti della grave situazione negli USA e dal carattere sistemico della crisi; sperimentare in Europa nuove forme di aggressione anti-sociale, antidemocratica e di attacco alla sovranità dei popoli. Ma la realtà dimostra che la tendenza è quella a un rapidissimo approfondimento della crisi strutturale di tutto il sistema capitalista e del sincronismo delle sue diverse espressioni.
Una crisi che, come abbiamo affermato negli Incontri Internazionali degli ultimi tre anni, è nella sua essenza, e fondamentalmente, una crisi di sovra-produzione e sovra-accumulazione risultante dalla principale contraddizione del capitalismo – tra il carattere sociale della produzione e la sua appropriazione privata capitalista – e non di qualche errore nella gestione del capitalismo o problema regionale.
E’ in questo quadro che si approfondisce, in forma vertiginosa, l’offensiva dell’imperialismo su diversi fronti:
Attraverso una ancora maggiore concentrazione di potere nel grande capitale e nelle grandi potenze imperialiste, di nuove forme di dominio coloniale e della violenta distruzione delle forze produttive, nel tentativo di contrastare la confermata discesa tendenziale del saggio di profitto e il conseguente declino delle principali potenze imperialiste; attraverso la propagazione di ideologie apertamente reazionarie e persino fasciste, nel tentativo di contenere e reprimere la rivolta sociale e, soprattutto, la lotta organizzata che si sviluppa in tutto il mondo, in particolare in Europa; attraverso l’imposizione di brutali “politiche di austerità” e di un rinnovato programma di ingerenza e guerra con conseguenze incalcolabili, che eleva la lotta per la pace a un livello di importanza cruciale.
Tale offensiva mira anche a contenere le manifestazioni di lotta e di affermazione sovrana dei popoli che contrastano l’egemonia della triade capitalista e aprono il cammino a alternative di progresso sociale.
E’ in questo contesto generale che vanno lette le crescenti contraddizioni e persino gli scontri tra le principali potenze imperialiste e le cosiddette potenze emergenti. Ci troviamo di fronte a un importante processo di rimescolamento delle forze che nel suo carattere contraddittorio mette in discussione oggettivamente il dominio egemonico dell’imperialismo, potendo aprire prospettive positive nell’evoluzione dei rapporti di forza mondiali, di modo che i processi nazionali camminino sulla via di più avanzate trasformazioni anti-monopoliste e anti-capitaliste e si confermino e approfondiscano i processi di costruzione del Socialismo.
I recenti vertici internazionali, in particolare il vertice del G20, sono una dimostrazione di questa realtà, come anche la strategia dell’imperialismo di confronto con le potenze emergenti in una combinazione di confronto e di tentativo di loro coinvolgimento nella sua strategia di dominio. Così come è inseparabile da questa realtà l’agenda di guerra di USA, NATO e Unione Europea in tutta la regione del Nord Africa, Medio Oriente, Asia Centrale e persino Estremo Oriente che comporta altissimi rischi di una generalizzazione dei confronti militari.
E’ in questo quadro estremamente complesso che riteniamo fondamentale continuare a prestare attenzione a tutte le direttrici della nostra lotta. Se la maturazione dei fattori oggettivi per lo sviluppo del processo di superamento rivoluzionario del capitalismo è assai evidente, ciononostante ci sono numerosi elementi e fattori che evidenziano un ritardo significativo del fattore soggettivo della lotta – elemento essenziale, come la Storia ci dimostra, per l’avanzata della lotta rivoluzionaria – che ci obbliga a una rigorosa e attenta definizione dei metodi, degli obiettivi, delle fasi e forme di lotta.
4. L’obiettivo del socialismo
Il PCP celebra quest’anno i 90 anni della sua esistenza. Creazione dei settori più avanzati del movimento operaio portoghese, il PCP è nato sull’onda dell’impatto internazionale della Rivoluzione d’Ottobre e, in una dura situazione di clandestinità che è durata quasi cinquant’anni, si è consolidato come forza di avanguardia della classe operaia e grande forza nazionale. I comunisti portoghesi non dimenticano che le grandi avanzate progressiste del XX secolo sono inseparabili dall’avvio di una nuova società libera dallo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Venti anni dopo la distruzione dell’URSS è sempre più evidente che la patria di Lenin e il campo socialista mancano al mondo e che l’ideale e il progetto comunista è più attuale che mai.
E’ chiaro che è necessario esaminare il cammino già percorso, studiare le cause e le conseguenze delle drammatiche sconfitte sofferte, apprendere dalle lezioni dell’esperienza, positive e negative, della costruzione del socialismo. E’ una questione importantissima che è stata e continuerà ad essere oggetto di studio e riflessione da parte di ciascuno dei nostri partiti e tema di scambio di analisi e riflessioni.
Di fronte alle sconfitte del socialismo e per dare una risposta alla violentissima campagna anticomunista, il PCP realizzò nel maggio 1990 un Congresso Straordinario in cui venne confermata la sua identità comunista, respinse le campagne sulla “morte del comunismo” e sul “declino irreversibile” dei partiti comunisti e sottolineò che a essere sconfitti non erano l’ideale e il progetto comunista, ma un “modello” storicamente configurato che si era esaurito ed era entrato anche in contraddizione con caratteristiche fondamentali di una società socialista relative al potere dei lavoratori, alla democrazia politica, alle strutture socio-economiche, al Partito e all’esercizio del suo ruolo di avanguardia, alla teoria.
Questa analisi, ulteriormente approfondita e sviluppata in altri congressi del nostro Partito, mette in evidenza, tra l’altro, quattro lezioni fondamentali: 1) che l’impresa rivoluzionaria di trasformazione socialista deve essere opera delle masse stesse e che il loro intervento cosciente, impegnato e creativo è indispensabile alla sua vittoria; 2) che il ruolo di avanguardia del partito comunista, armato della teoria del marxismo-leninismo intrinsecamente dialettica e anti-dogmatica, con il suo progetto di trasformazione, con il suo funzionamento profondamente democratico, con il suo stretto legame con la classe operaia e le masse, è fondamentale per il successo della costruzione di una nuova società; 3) che le rivoluzioni non si esportano né si copiano, e che le leggi universali del processo di trasformazione non solo non contraddicono ma implicano che la costruzione del socialismo si realizzi in accordo con le condizioni concrete di ogni paese; 4) che il processo di edificazione della nuova società, a conferma d’altronde delle ben note previsioni di Lenin, si è rivelato più complesso e lento del previsto, ma che ciò, in alcun modo, pone in discussione il senso fondamentale dell’epoca contemporanea e l’attualità del socialismo come alternativa al capitalismo.
Il XVIII Congresso del PCP ha sottolineato precisamente che al momento attuale, il socialismo “è una possibilità reale sempre più necessaria e urgente”. Non esiste soluzione alle profonde ingiustizie e disuguaglianze generate dallo sfruttamento nel quadro del sistema stesso. Per questa ragione il PCP ha assunto da sempre come propria missione storica la realizzazione dell’obiettivo supremo della costruzione in Portogallo del socialismo e del comunismo, come è stabilito nei suoi Statuti.
I comunisti portoghesi hanno sempre legato i loro compiti immediati con gli obiettivi programmatici, definendo con rigore in ogni momento storico la fase della rivoluzione, non separando mai i compiti di ogni fase dalla fase seguente. Così è avvenuto con il Programma della Rivoluzione Nazionale e Democratica per il rovesciamento del fascismo, e così accade con l’attuale Programma di Democrazia Avanzata.
La Rivoluzione d’Ottobre ha inaugurato quasi un secolo fa l’epoca storica della transizione dal capitalismo al socialismo e lo sviluppo e la crisi del capitalismo rendono il suo superamento rivoluzionario più necessario e urgente che mai. Ciò non significa tuttavia che siano state create completamente le condizioni per indicare il socialismo come obiettivo immediato, ma che la lotta quotidiana deve essere condotta avendo sempre presente questa prospettiva, senza demoralizzarsi davanti a ritardi e difficoltà, o cedere alla tentazione di saltare le tappe.
Prestando particolare attenzione al rafforzamento del Partito e al suo legame con le masse, il PCP ritiene che le sue lotte per una politica patriottica e di sinistra, per una democrazia avanzata e per il progetto della costruzione in Portogallo di una società socialista e comunista, siano inseparabili.
5. La lotta dei lavoratori e dei popoli
Tocca ai partiti comunisti, in stretto legame con le masse e con il ruolo proprio del movimento sindacale di classe e degli altri movimenti di massa, contribuire alla comprensione della dimensione dei grandi problemi con cui la classe operaia, i lavoratori e i popoli si stanno confrontando oggi e organizzare la lotta di resistenza alla violenta offensiva del capitalismo, inseparabile dalle avanzate e indispensabile alla costruzione di alternative di progresso sociale nella prospettiva del socialismo.
Nella fase attuale – caratterizzata da un’accentuata intensificazione dello sfruttamento della forza lavoro, della liquidazione dei diritti del lavoro, sindacali e sociali che prefigura una regressione sociale senza precedenti, di acutizzazione dell’offensiva antipopolare e dell’aggressività dell’imperialismo – cresce il malcontento dei lavoratori e dei popoli di fronte alle dure condizioni di vita che gli sono imposte e si amplia la coscienza, attraverso lo stesso sviluppo delle lotte, della necessità di combattere la dinamica della concentrazione e centralizzazione del capitale.
Il tentativo di far pagare ai lavoratori il costo della crisi fa crescere la lotta organizzata della classe operaia in vari paesi – una acuta lotta di classe – e provoca un’enorme diversità di manifestazioni che rivelano il restringimento della base sociale di appoggio del capitalismo e l’ampliamento della disponibilità alla lotta di altri strati anti-monopolisti, potenziando la costituzione di ampie allenze sociali che, seppure limitate e congiunturali, contribuiranno alla necessaria lotta alle politiche dominanti del grande capitale e alla costruzione di alternative democratiche, patriottiche e anti-monopoliste.
Noi, comunisti portoghesi, che pur non sottovalutiamo i pericoli che la crisi comporta, riteniamo che esistano reali potenzialità per trasformazioni progressiste che affondino le radici nella resistenza variegata all’offensiva dell’imperialismo e nello sviluppo della lotta organizzata dei lavoratori.
La resistenza alle misure di regressione sociale ne è un esempio e si sta sviluppando attraverso lotte settoriali, manifestazioni e scioperi generali, come nel caso già riferito del Portogallo. Tali azioni sono di fondamentale importanza per impedire una regressione storica sul piano sociale, dei diritti e delle libertà che, se ottenuta, significherebbe un ritorno indietro di molti decenni e renderebbe difficile la prosecuzione della lotta stessa.
I progressi, tuttavia realizzati, di significato progressista in vari paesi dell’America Latina si basano sull’affermazione delle sovranità nazionali e racchiudono contenuti e posizioni antimperialisti di grande significato nel quadro attuale di modifica dei rapporti di forza sul piano mondiale, dimostrando che esistono percorsi alternativi che oggettivamente contrastano la barbarie capitalista. La solidarietà con tali processi rafforza il fronte antimperialista.
La combinazione della lotta per la pace con la difesa delle sovranità nazionali e della democrazia e la lotta per il diritto al lavoro con diritti è di grande attualità ed è lì che risiede la possibilità di profonde trasformazioni, progressiste e rivoluzionarie. Rivolte popolari recenti o in corso derivano, a nostro avviso, dall’acutizzazione delle contraddizioni e della crisi dei rispettivi regimi, dall’anelito delle masse di libertà e giustizia sociale, ma senza il decisivo ruolo di un partito e di un movimento sindacale di classe, tali processi possono essere fatti propri da forze nazionaliste, religiose o populiste e fatti regredire dall’imperialismo. Solidali con i popoli del mondo arabo nella lotta per i loro diritti democratici e sociali, condanniamo fermamente ogni tipo di ingerenza straniera e, soprattutto, aggressioni e guerre imperialiste come quella scatenata in Libia. Ed è con preoccupazione che denunciamo le azioni di provocazione, ingerenza e destabilizzazione interna che l’imperialismo da molto tempo sviluppa in relazione alla Siria e le minacce che pesano sull’Iran.
Il XVIII Congresso del nostro Partito ha affermato che “la violenta offensiva dell’imperialismo non offre segnali di rallentamento” e che siamo in presenza del “pericolo di risposte violente”, ma ha anche ritenuto che “l’imperialismo non ha le mani completamente libere” non solo perché “è condizionato dalle sue difficoltà e contraddizioni”, ma perché “in ogni parte prosegue la resistenza e la lotta”. E’ questa resistenza e lotta che da qui salutiamo.
6. Il movimento comunista e rivoluzionario internazionale
Nell’attuale contesto sono grandi le responsabilità che ricadono sui partiti comunisti e il movimento comunista e rivoluzionario internazionale. Al di là delle debolezze, difficoltà e problemi che persistono nel nostro movimento, esistono, senza alcun dubbio, contenuti unificatori nella resistenza all’offensiva del grande capitale e dell’imperialismo che permettono, indipendentemente dalla grande diversità delle situazione, di riporre fiducia nella prospettiva del Socialismo.
Il radicamento tra le masse, l’organizzazione e la promozione delle lotte, la battaglia ideologica per potenziare la presa di coscienza costituiscono elementi strutturali per costruire la prospettiva rivoluzionaria di trasformazione sociale e contribuiscono alla definizione di alleanze sociali della classe operaia con altri strati nella lotta immediata per politiche alternative, contro lo sfruttamento, l’oppressione, la reazione, l’imperialismo e la guerra.
La solidarietà internazionalista è oggi più necessaria che mai per sconfiggere i progetti e i tentativi di liquidazione dei diritti del lavoro e democratici, ottenuti attraverso dure lotte, e indispensabile per impedire un nuovo ordine mondiale imposto dall’imperialismo. La cooperazione dei partiti comunisti, la convergenza e l’azione comune per dare battaglia contro l’offensiva del grande capitale e per lo scambio di esperienze nella ricerca di soluzioni alternative deve basarsi sull’uguaglianza di diritti, sul rispetto delle differenze, sulla non ingerenza negli affari interni, sulla flessibilità tattica tendendo alla maggiore unità possibile, alla franchezza e alla solidarietà reciproca.
Solidarietà e azione comune e il loro necessario rafforzamento non significano per noi omogeneità ideologica né strutturazione del movimento comunista, ma apprendimento dalle diverse esperienze di trasformazione sociale e coordinamento degli sforzi su obiettivi concreti.
L’esperienza rivoluzionaria del XX secolo e i tempi che oggi viviamo, di resistenza e accumulazione delle forze, confermano le tesi marxiste-leniniste sulle leggi dello sviluppo sociale e della rivoluzione socialista, e dimostrano la necessità di difenderle con convinzione davanti all’offensiva ideologica dei nostri avversari che, anche quando sono obbligati a riconoscere il genio di Marx e parlano di “ritorno a Marx”, cercano di contrapporlo a Lenin e di svuotarlo del suo nucleo rivoluzionario. Dimostrano anche la crescente diversificazione delle vie del processo rivoluzionario, che non ha modelli di rivoluzione, e l’assoluta necessità, molto sottolineata da Lenin, di tener conto delle particolarità di ogni paese.
L’intervento del PCP sul piano nazionale e nel Movimento Comunista e Rivoluzionario Internazionale, si effettua a partire dalle sue caratteristiche di partito della classe operaia e di tutti i lavoratori, di partito patriottico e internazionalista, perché nella nostra concezione i fattori nazionali e di classe non si contrappongono, anzi si potenziano, ragion per cui la difesa dell’indipendenza e della sovranità nazionale è una questione centrale della rivoluzione portoghese.
L’importanza del processo degli Incontri Internazionali
In conclusione, poche parole per riaffermare il nostro impegno, la solidarietà e l’identificazione con il processo degli Incontri Internazionali dei Partiti Comunisti e Operai. Le loro caratteristiche di cooperazione fraterna non strutturata hanno dato un forte impulso alla riaggregazione e al rilancio del movimento comunista e hanno contribuito alla stabilizzazione di questo spazio regolare di scambio di esperienze e di ricerca di linee di orientamento dell’azione comune e convergente e delle forme del suo rafforzamento.
La discussione franca, aperta e fraterna che caratterizza i nostri Incontri ha favorito importanti consensi, dando espressione al molto che ci unisce al di là della diversità delle situazioni in cui operiamo e delle naturali differenze e anche divergenze di opinione.
Oggi la conoscenza reciproca tra noi e delle diverse realtà in cui interveniamo è molto superiore a quella di un decennio fa, il che ha contribuito fortemente al rafforzamento delle relazioni bilaterali a cui il PCP attribuisce particolare importanza. Tuttavia, sussistono ancora grandi ritardi nella nostra cooperazione e nella solidarietà in vista della convergenza e dell’azione comune, situazione che occorre vedere come superare. Capiamo che ciò deriva da livelli molto differenziati di organizzazione, funzionamento, influenza e intervento di ciascun partito che devono essere presi in considerazione nello sviluppo dell’azione comune e convergente.
Trascorsi 20 anni dalla controrivoluzione in Unione Sovietica, e nonostante la violenta campagna anticomunista contro le idee e il progetto comunista, ciò che la situazione oggi mette in evidenza è che non il socialismo, ma il capitalismo viene messo sul banco degli accusati.
La crisi del capitalismo come sistema pone i partiti comunisti, con grande evidenza, di fronte alla necessità del loro rafforzamento organico, politico e ideologico e del loro stretto legame con le masse allo scopo di contenere e respingere la violenta offensiva del grande capitale e dell’imperialismo e di avanzare nell’affermazione della necessità del loro superamento rivoluzionario: il socialismo.