di Albano Nunes
Traduzione di Marx21.it
Intervento al XX Congresso del Partito Comunista Portoghese
Gli obiettivi supremi del nostro partito, il partito della classe operaia e di tutti i lavoratori, sono il socialismo e il comunismo, sono la costruzione in Portogallo, di una società senza classi, veramente libera, in cui vengano abolite le disuguaglianze, l’ingiustizia sociale, lo sfruttamento e tutti i tipi di perversioni del sistema capitalistico. Questo progetto, che è la ragione principale per il PCP, è sempre presente nell’orizzonte dell’azione rivoluzionaria dei comunisti portoghesi.
Il programma del PCP definisce la fase attuale della lotta per il socialismo in Portogallo come una democrazia avanzata che, nella continuità storica con la Rivoluzione di Aprile, consolidi e sviluppi i suoi valori, la sua esperienza e le sue conquiste.
Il programma non guarda al socialismo come obiettivo immediato del Partito, ma come per il Programma per la Rivoluzione Democratica e Nazionale, la cui realizzazione avrebbe posto il Portogallo, come di fatto si è poi verificato, in marcia verso socialismo, non c’è separazione tra democrazia avanzata e socialismo, ma piuttosto un rapporto dialettico, un rapporto in cui la conquista del potere da parte della classe operaia e dei suoi alleati, assumerà le forme che i rapporti di forza e il grado di resistenza delle classi dominanti determinano.
Il contenuto della democrazia avanzata sostenuto nel programma del partito, è tutt’altro che un esercizio speculativo o la copia di altre esperienze, poiché si radica nella dinamica della lotta di classe in Portogallo e nell’originale processo rivoluzionario portoghese. Non si deve dimenticare che in Portogallo ha avuto luogo la prima e unica rivoluzione popolare del dopoguerra che, anche se incompiuta, ha lasciato solchi profondi nella realtà portoghese. Contrariamente a quanto sostengono le interpretazioni dogmatiche, la democrazia avanzata non ha nulla a che fare con la democrazia borghese dominata da grandi gruppi economici e finanziari come quella che esiste in tutta Europa. Dal punto di vista di classe la sua natura è anti-monoplista e antimperialista. I suoi obiettivi corrispondono agli interessi della classe operaia e a quelli della stragrande maggioranza del popolo portoghese. Il contenuto di questa democrazia, che è allo stesso tempo politico, economico, sociale e culturale, in un quadro di indipendenza e sovranità nazionale, è quello di essere eminentemente popolare e partecipativa, basata su rivoluzionarie trasformazioni anticapitaliste del sistema economico e sociale: mostra, cioè, che molti dei suoi obiettivi sono comuni a quelli di una società socialista. La ben nota tesi marxista-leninista che considera la lotta per la democrazia e il socialismo inseparabili, ha la propria espressione creativa nel programma del PCP, basato sulla realtà concreta portoghese.
Viviamo nell’epoca storica inaugurata dalla Rivoluzione d’Ottobre, il periodo di transizione dal capitalismo al socialismo.
E ‘vero che, nonostante i suoi grandi successi e risultati, la sua straordinaria influenza mondiale, la dimostrazione della sua superiorità sul capitalismo, l’URSS è scomparsa e il socialismo ha subito perdite drammatiche in Europa orientale. La strada per costruire la nuova società ha dimostrato di essere più complessa e accidentata del previsto. Questo, tuttavia, non pone in causa il contenuto fondamentale di questa epoca, e nemmeno il ruolo svolto dall’Unione Sovietica e dal sistema socialista mondiale per le avanzate emancipatrici del secolo passato. Come più volte sottolineato dal compagno Alvaro Cunhal, e contrariamente a quanto sostiene la campagna anticomunista, “il ventesimo secolo non è il secolo in cui il comunismo è morto, ma il secolo in cui il comunismo è nato come progetto concreto di costruire una nuova società libera dallo sfruttamento”.
Il capitalismo sta attraversando una profonda crisi strutturale.
Si accentua la sua natura sfruttatrice, oppressiva, predatoria e aggressiva, che porta con sé il pericolo di conflitti catastrofici.
Si acutizzano le sue contraddizioni, a partire da quella originaria, tra il carattere sociale della produzione e l’appropriazione privata dei mezzi di produzione, che ostacola lo sviluppo delle forze produttive e perverte l’uso delle straordinarie conquiste dell’intelligenza umana, ponendole al servizio dell’arricchimento di pochi.
Il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo è un’esigenza del nostro tempo. La necessità e l’urgenza del socialismo non è mai stata così grande come oggi, a prescindere dalla diversità delle forme che può assumere.
Naturalmente questo non significa che le condizioni per la rivoluzione – nell’ispiratrice espressione di Lenin, “quando chi sta in basso non vuole più il vecchio sistema di potere, e chi sta sopra, già non può più dominare come prima” – siano identiche nei diversi paesi del mondo.
Come indicato nel progetto di risoluzione politica “le vie della rivoluzione socialista, seguendo fasi differenti da paese a paese, obbediscono, tuttavia, alle leggi generali che la pratica ha confermato, relative all’importanza della teoria, al ruolo della classe operaia e dei suoi alleati, all’impegno creativo delle masse nella creazione del proprio destino, alle questioni dello Stato e della proprietà dei principali mezzi di produzione, fino al ruolo di avanguardia del Partito”.
Leggi generali che la Rivoluzione di Aprile ha confermato, in particolare rispetto alla questione cruciale del potere dello Stato. Tuttavia, queste, sono leggi generali e non “modelli” di rivoluzione. Se c’è una tesi del nostro partito comprovata nella pratica della rivoluzione del 1974 e che conferma il programma per il rovesciamento del fascismo approvato al VI Congresso nel 1965, questa tesi è che non c’è e non puó esserci un ‘modello’ universale di rivoluzione, e che qualsiasi concezione che neghi questo carattere, con le spalle voltate alla realtà e sotto la copertura di una pseudo fraseologia marxista, non può che ritardare e minare la lotta rivoluzionaria.
Compagni
La lotta per obiettivi concreti e immediati, per la rottura con la politica di destra e con vincolii esterni, e per una politica patriottica e di sinistra, si inserisce nella lotta per la democrazia avanzata, parte integrante e inseparabile della lotta per il socialismo e il comunismo. Come militanti di un partito rivoluzionario non dobbiamo mai perdere di vista questa realtà. È nelle piccole lotte per obiettivi parziali e limitati che si preparano le grandi e decisive battaglie. La prospettiva di una società finalmente libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la certezza che questo è il senso della storia, dà più fiducia e forza alla nostra lotta quotidiana in difesa degli interessi dei lavoratori, del popolo e del paese, e contro l’imperialismo e la guerra.