di Ângelo Alves
da Avante.pt
Traduzione di Marx21.it
La nostra rassegna sulle elezioni francesi prosegue con il commento di Ângelo Alves, della Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese
Il popolo francese ha votato al primo turno delle elezioni presidenziali. Emmanuel Macron, il candidato che viene presentato come “di centro”, ma ex governante del Partito Socialista, ex banchiere, difensore delle politiche neoliberiste e dell’Unione Europea, appoggiato da François Hollande, è stato il più votato, con il 23,75% dei voti. Marine Le Pen, del “Front National” di estrema destra ha ottenuto il 21,53%, un risultato al di sotto di quello “previsto” nei sondaggi. Entrambi passano al secondo turno, che si svolgerà il 7 maggio. Jean Luc Melénchon, il candidato della piattaforma “Francia insubordinata”, a cui si è associato il PCF, ha registrato un grande progresso rispetto al 2012, ottenendo il 19,64% (11,1% nel 2012) e 7 milioni di voti (più di 3 milioni che nel 2012).
Le elezioni sono state caratterizzate da un’intensa campagna ideologica e innumerevoli pressioni. La manipolazione è stata il tono dominante.
L’estrema destra ha strumentalizzato il terrorismo per alimentare la paura e fare leva sul discorso nazionalista e reazionario. Ha manovrato sulla contestazione dell’UE, senza comunque mettere in discussione i suoi fondamenti ideologici, nascondendo il vero progetto che ha per la Francia: il dominio assoluto del grande capitale e lo sfruttamento e l’oppressione ancora più violenta dei lavoratori e del popolo.
A loro volta, la destra e la socialdemocrazia hanno strumentalizzato il pericolo dell’estrema destra per cercare di contenere la loro erosione elettorale e nascondere le loro responsabilità e i punti di contatto delle loro politiche economiche e antisociali con quelli dell’estrema destra.
Il direttorio delle potenze dell’UE ha alimentato la paura del “caos” in Francia per cercare di contrastare l’evidente allontanamento del popolo francese dal progetto dell’UE. Il suo principale nemico non era, come potrebbe sembrare, l’estrema destra, ma piuttosto coloro che coerentemente si sollevano contro le politiche dell’UE difendendo i diritti sociali e la sovranità.
Tali manipolazioni rivelano la profonda crisi in cui versano la Francia e l’UE. Sono il riconoscimento implicito del discredito dei partiti che tradizionalmente hanno assunto il compito di concretizzare le politiche dell’UE e che hanno approfondito i problemi del popolo lavoratore.
La catastrofe elettorale del candidato ufficiale del PS francese altro non è la traduzione nelle urne della catastrofe politica del mandato di Hollande, lo stesso che nel 2012 era presentato come l’uomo che avrebbe cambiato la Francia e l’Europa. La disillusione è stata così uno dei fattori che, insieme alla crisi sociale, più ha dato alimento all’estrema destra.
E’ stato in questo contesto che sono avvenute le maggiori manipolazioni. Macron, che viene dal PS, è stato per convenienza da esso dissociato per essere promosso come una “nuova espressione politica”. Hamon, il candidato ufficiale del PS, è stato lasciato cadere in disgrazia. Una sceneggiata necessaria per cambiare quanto serve allo scopo che tutto rimanga come prima. Ma se la ricostruzione mediatica dello status quo operata per conservare la politica dominante sembrerebbe dare risultati con Macron, l’esito del voto dimostra anche che, a sinistra, si rafforza l’espressione elettorale della contestazione sociale alle politiche di centro e dell’UE. Con Macron, l’UE e il capitale possono aver vinto una battaglia, ma la loro vittoria odora di sconfitta storica.
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