Il contributo del Partito Comunista di Svezia al 18° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai di Hanoi
Prima di tutto, da parte del Partito Comunista di Svezia vorrei ringraziare e congratularmi col Partito Comunista del Vietnam per aver ospitato la nostra conferenza. Nello stesso tempo vorremmo esprimere la nostra piena ammirazione per l’eroico Partito Comunista e il grande popolo del Vietnam per essere stati i primi a sconfiggere l’imperialismo USA. La vostra grande vittoria è una vittoria per i lavoratori di tutto il mondo.
Nel nostro ultimo contributo abbiamo sfatato la vulgata prevalente della Svezia quale paese pacifista e progressista, mettendo in evidenza il ruolo della Svezia nell’intervento militare in Afghanistan, Siria e Libia. Abbiamo anche parlato del tormentone delle privatizzazioni che ha attuato in precedenza e continuato con l’ingresso nell’UE.
Di particolare rilievo è il fatto che la Svezia è l’unico paese rimasto nel quale l’istruzione primaria e secondaria risulta in capo a istituti scolastici finanziati dallo Stato, ma operanti per profitto e gestiti da capitalisti di ventura, dopo che questo modello è stato proibito in Cile l’anno scorso. I profitti sono generati, come ci si può aspettare, tagliando i costi, licenziando insegnanti e aumentando il carico di lavoro dello staff residuo, con l’introduzione di lezioni senza insegnante, chiudendo le biblioteche scolastiche e le altre risorse utilizzate nell’istruzione.
Nell’educazione secondaria, più del 25% degli alunni sono iscritti a scuole di tipo privato e gli alunni vengono comprensibilmente lasciati in situazioni molto delicate quando le loro scuole falliscono, dopo che sono state depredate dai loro gestori, spesso perdendo anni di studio in questo processo che verosimilmente influirà sulla loro futura occupazione e istruzione di terzo livello, nonché sui loro progetti di vita. Nessuna meraviglia che questo sviluppo sia accompagnato da prestazioni in calo negli studenti, mettendo a rischio il futuro del Paese. Inoltre, se il TTIP o un accordo similare, dovesse passare, le multinazionali potrebbero intentare una causa ai governi che volessero approvare leggi che intralciano i profitti, fino a farli cadere, inclusi quei governo che volessero proibire tali tipi di imprese, consolidando ulteriormente questa assurdità.
Tornando alla questione della guerra e della pace, ci sono sfortunantamente stati ulteriori sviluppi che hanno peggiorato la situazione solo quest’anno passato. Era già nostra impressione che le Forze Armate Svedesi fossero colluse con gli interessi dell’imperialismo USA, attraverso accordi, scambi e programmi di esercitazione. Ora, comunque, questa collaborazione è stata rafforzata attraverso l’accordo di nazione ospite della NATO, che è stato ratificato dai socialdemocratici e dagli altri elementi borghesi del Parlamento Svedese, accordo che implica che le navi trasportanti ordigni nucleari stranieri possano stazionare nel territorio svedese. Inoltre, esso consente di lanciare un’offensiva militare dal territorio svedese, mentre nello stesso tempo provvede ad immunità e garanzie per la sicurezza delle installazioni straniere e della loro logistica. Nello stesso tempo i sondaggi mostrano che la popolazione è in gran parte inconsapevole di quello che è la NATO e che cosa comporta la neutralità. Questo è evidentemente dovuto al livello di istruzione in caduta libera, in associazione con la monopolizzazione dei media.
Al momento, il 70% della ricchezza scambiata alla borsa di Stoccolma è concentrata in 15 famiglie. Tre famiglie possiedono gruppi che concentrano praticamente tutta la cosiddetta libera stampa, risultando quest’ultima completamente egemonizzata dalle prospettive borghesi, senza alcun accenno di reale opposizione, dal momento che questa viene sistematicamente lasciata fuori. Sono furbi, mascherano la propria propaganda sotto il pretesto di difendersi dalla propaganda russa. Un esempio di ciò è dato dalle asserite violazioni dei sommergibili russi, tirate fuori giusto prima della discussione sul bilancio della difesa e che in tal modo è stato impossibile bocciare. In seguito, si è scoperto che la cosiddetta prova probante proveniva da navi svedesi, ma il danno era già stato fatto e gli obiettivi conseguiti.
Mettendo tutti i pezzi insieme, l’accordo di nazione ospite, la massiccia propaganda antirussa e le dichiarazioni degli alti ufficiali svedesi, il fatto che la nazione potrebbe essere coinvolta in un conflitto tra pochi anni, lascia pochi dubbi per le sottostanti ragioni. E’ come preparare psicologicamente la popolazione ad accettare la possibilità di una guerra con la Russia.
Quest’anno il nostro partito insieme ad altre forze progressiste ha unito le forze per creare comitati locali anti NATO in tutto il paese, tenendo assemblee di piazza e dibattiti pubblici, distribuendo volantini e finendo con la più grande manifestazione contro la NATO della nostra storia, pur essendo ancora troppo piccola e relativamente modesta in termini internazionali.
Inoltre, non dobbiamo trascurare la questione dei rifugiati, il cui numero è aumentato in modo importante a seguito degli interventi armati dell’imperialismo USA, direttamente attraverso proprie forze o alleati in Libia ed ora in Siria. Un crescente numero di vittime dell’imperialismo si trovano in situazioni disperata e in molti casi sono lasciati senza altra scelta che lasciare le proprie case, fuggire negli stati imperialisti dove sono invariabilmente utilizzati come strumento di pressione, carta di scambio, sotto la guisa di slogan come “lavori d’ingresso”, contro i diritti dei lavoratori. La crisi dei rifugiati è lontana dall’essere priva della questione di classe. E’ quindi essenziale includere ed organizzare i lavoratori migranti in una lotta comune ed estendere e riservare la nostra solidarietà al popolo coinvolto in una simile lotta.
Per lo più il nostro partito rimane piccolo, ma sin dal nostro ultimo congresso nel 2013 abbiamo fondato tre nuove organizzazioni locali. Un partito distrettuale completamente nuovo è stato costituito per la Svezia centrale ed un altro è in costruzione nel Sud. Possono sembrare piccoli passi ad un livello internazionale, ma considerate le nostre condizioni di piccolo partito nel nord dell’Europa, questi progressi sono considerevoli. Un’altro passo avanti è dato dal fatto che abbiamo oggi un’organizzazione affiliata alla Federazione Sindacale Mondiale, che può essere lo speranzoso inizio di un’opposizione di classe ai sindacati collaborazionisti socialdemocratici. Un’opposizione che non è mai esistita nel nostro Paese negli ultimi 50 anni.
Una questione complicata è data dal fatto che la maggioranza dei potenziali compagni in Svezia dipendono da un numero di altri partiti che sono attivi in altre parti del mondo ma mantengono ancora organizzazioni nel nostro paese. Il risultato di ciò è che molti, con poche eccezioni, trovano difficile comprendere e coinvolgersi nel panorama politico nazionale e sono stati isolati dalla lotta di classe e portati a sostenere forze opportuniste come il Partito di Sinistra – un partito che ha ratificato l’intervento militare in Libia e che sta a guardare in completo silenzio come la Svezia si stia avvicinando pian piano alla NATO. Un partito che ha sostenuto il colpo di stato in Ucraina sventolando per solidarietà le bandiere gialloblu dell’Ucraina ai loro banchetti elettorali. Un partito che, quando il movimento pacifista si è opposto all’invio di truppe in Afghanistan,, ha votato in favore dell’operazione.
Non può essere mai abbastanza evidenziato come i membri ed i simpatizzanti dei partiti fratelli in esilio necessitino di prendere contatto con i locali partiti fratelli. Essi sono parte della medesima classe operaia e condividono le stesse esperienze, ma rimangono esclusi dalla preziosa esperienza di ciò che è maturato localmente e viceversa il loro patrimonio di conoscenza viene perso da noi. E’ tempo di mobilitarci nei loro confronti, invece di essere divisi dalla nazionalità.
Da ultimo, il prossimo anno non è solo il centenario del nostro Partito. E’ anche il centenario della Grande Rivoluzione d’Ottobre. I diritti che oggi diamo per garantiti, sono nati nella lotta e sono stati conquistati attraverso il duro combattimento e i duri sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori. Una lotta che deve essere celebrata e continuata, non importa quanto difficili siano le condizioni attuali, nel momento odierno in cui è necessario un radicale cambiamento per garantire la pace e la dignità degli esseri umani.