Appello contro la censura e per la tutela della libertà di espressione

facebookcensura“E’ inquietante che solo poche ore dopo l’approvazione di una mozione revisionista da parte delle istituzioni dell’Unione Europea che equipara i crimini del nazismo alla resistenza antifascista dell’Unione Sovietica, con una brutale ed evidente strumentalizzazione in chiave politica dell’uso della storia. Questo capolavoro di propaganda fa il paio con la decisione di Facebook di chiudere pagine e profili o di minacciarne la chiusura, dimostrando un restringimento dello spazio democratico che le istituzioni comunitarie e le piattaforme private statunitensi stanno operando in queste ore per ridurre i luoghi (fisici e virtuali) del dissenso e dell’informazione non asservita al mainstream dominante.

Come Marx21 conosciamo bene questo tema, avendo subito la censura di Facebook con la chiusura della nostra pagina Facebook solo pochi mesi fa. All’epoca, quello che dava fastidio era la nostra informazione costante su quanto stesse avvenendo in Ucraina e sul ruolo delle bande neofasciste che hanno preso il potere in questi anni, a seguito del colpo di stato appoggiato e sostenuto da tutto l’occidente e dai media asserviti.

Per queste ragioni aderiamo all'”appello contro al censura e per la tutela della libertà di espressione” lanciata da l’antidiplomatico”

[L’Appello che segue è stato pubblicato su L’AntiDiplomatico in data 25 settembre 2019.
È disponibile in formato pdf su Academia o liberamente scaricabile dal seguente link]

“Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente,
perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare”
(Martin Niemöller, pastore protestante tedesco, oppositore del nazismo)

La mannaia della censura ha colpito, in sole quarantotto ore, decine di blog di taglio politico, storico-culturale, giornalistico, satirico presenti sul social network Facebook.

facebookcensura01Blocchi ingiustificati e rimozione di pagine senza possibilità di replica alcuna si sono scagliati contro chiunque, in questi anni, abbia provato a raccontare, seppur in chiave ironica e satirica, in modo più o meno velato e tranchant, l’odierna realtà politica e sociale. Tra le vittime si segnalano in particolare diverse pagine di area comunista, progressista e antimperialista.

facebookcensura02Sono state bloccate:

-Lo Zio di Christian De Sica
-Pastorizia e Perestrojka
-Comitato Centrale per la difesa dell’Ortodossia
-Premio Goebbels per la Disinformazione
-Fronte dei Popoli
-Socialisti Gaudenti (poi “sbloccata”)

Hanno ricevuto avvisi di possibile chiusura:

-I Maestri del Socialismo
-La Destra del Partito
-Minniti Skinhead
-Interisti Stalinisti
-Becero stalinismo di provincia
-Drive ISays – Il Keynes delle Murge

Sono ancora esistenti ma al momento impossibilitate a pubblicare nuovi contenuti:

-Ufficio Sinistri
-Scintilla Rossa
-Cuba. Geografia del desiderio

Hanno avuto o hanno tuttora restrizioni di accesso ai propri profili personali:

-Alessandro Pascale, scrittore
-Roberto Vallepiano, scrittore
-Omar Minniti, giornalista

Questo è per ora solo un censimento parziale e in costante aggiornamento e riguarda pagine che sono seguite complessivamente da centinaia di migliaia di utenti.

La tecnica utilizzata è stata quella di bloccare immagini e post di vario tipo che inneggerebbero, secondo i parametri aziendali, alla violenza, al suicidio, all’odio, ecc..

Censurati, perché accompagnati da immagini utilizzate come fonti storiche, anche post come quello del Professor Santomassimo dell’università di Siena, sul ruolo di Luigi Einaudi durante il fascismo ed il carattere politico della sua presidenza della Repubblica; censurato anche un estratto del libro Il Totalitarismo liberale che descrive le tecniche mediatiche utilizzate da Goebbels nel Terzo Reich nazista.

È evidente che è stata fatta partire una manovra di ampio raggio e che verosimilmente ci siano responsabilità interne all’azienda, salvo l’ipotesi di un attacco organizzato da hacker e singoli.

In una società in cui il principale canale comunicativo è diventato un social network, ciò significa nella sostanza un attentato alla libertà di critica, di cultura e del libero pensiero.

Facebook è un’azienda e come tale decide le proprie regole da applicare, ma è evidente che tale azienda svolge ormai un ruolo e un servizio pubblico, diventando uno dei principali canali di divulgazione e comunicazione politica, come testimoniano ormai le pagine dei politici italiani (e non solo) più famosi.

Ostacolando o chiudendo alcuni canali politici alternativi, che svolgono una concreta e sana attività di informazione e di critica, Facebook va a ledere i principi liberali garantiti dalla Costituzione Repubblicana Italiana, la quale vede la firma di un comunista, Umberto Terracini.

Forse il dato era scontato, ma in tempi di revisionismo storico è utile ricordarlo.

La Repubblica Italiana può accettare che un’azienda privata possa decidere quali forze politiche non abbiano diritto di parola? L’Italia è una Repubblica fondata sull’antifascismo, sulla gloriosa Resistenza partigiana. Organizzazioni fasciste non dovrebbero neanche esistere e non esisterebbero, se non fossero stati compiuti molti errori nel periodo “Costituente” della Repubblica. Il fatto che siano state cancellate dal web si è rivelato in sé un atto più avanzato rispetto alla situazione vigente realmente nelle città italiane.

Nella Costituzione è espresso il divieto di ricostituzione di organizzazioni fasciste, anche se molte di queste forze dominano la politica italiana dopo essersi opportunamente travestite e mascherate. La censura alle organizzazioni fasciste non può però diventare un pretesto per avviare una repressione di ogni forma di critica che non sia conforme ai codici di un’azienda.

Il popolo italiano, i lavoratori di questo Paese a cui è stato detto di vivere in democrazia, possono forse accettare sciaguratamente che un’azienda controlli i dati principali delle loro vite, ma possono accettare che questa diventi anche la regolatrice di ciò che possono o non possono leggere e conoscere?

Il Presidente della Repubblica,

il Presidente del Consiglio dei Ministri,

le forze politiche al governo, quelle di maggioranza e quelle di opposizione, possono accettare una così smaccata perdita di sovranità del nostro Paese da parte di una multinazionale straniera?

Intendono accettare questa restrizione di libertà politica, giornalistica e culturale?

Possono convivere con la fine della finzione di una democrazia liberale che non è mai stata realmente libera dal controllo dai tratti neo-coloniali imposto dagli Stati Uniti d’America?

Abbiamo il dubbio che la tempistica con cui giungono queste “purghe” non sia casuale: esse avvengono soltanto tre giorni dopo la mozione approvata dal Parlamento europeo sull’equiparazione tra il comunismo e il nazifascismo, votata anche dai deputati delle seguenti forze politiche: Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Partito Democratico.

Denunciamo di aver subito una censura politica da parte di un vero e proprio totalitarismo sempre meno “liberale”, dove una multinazionale può permettersi di attuare forme di censura degne dell’epoca nazifascista.

Cosa rivendichiamo? Un intervento politico teso a tutelare la libertà di espressione e il pluralismo politico e giornalistico, così come previsto dalla Costituzione, creando l’impossibilità tecnica per un’azienda di escludere le voci dissidenti da quello che è ormai diventato un servizio pubblico.

Ricordiamo in tal senso a Zuckenberg il responso della Corte Suprema statunitense nella causa “Munn contro lo Stato dell’Illinois” (1877):

«La proprietà riveste un pubblico interesse quando viene adibita ad usi che la rendono di pubblico dominio… Quanto, pertanto, un individuo offre la sua proprietà per un servizio che interessa anche il pubblico, in tal caso egli in pratica concede al pubblico un interesse in quest’uso, e deve permettere che sia sottoposto a un controllo da parte del pubblico per il vantaggio comune, nei limiti del nuovo interesse che egli stesso ha così creato».

Se non sarà possibile una regolamentazione più attenta, per la quale occorrerebbe l’intervento attivo e stabile di un organismo di controllo pubblico, chiediamo la socializzazione dei servizi resi dall’azienda in Italia e l’espropriazione della piattaforma di comunicazione, con tutti i dati in essa presenti, alla cui tutela e garanzia vada una commissione che comprenda rappresentanti governativi e delegati regolarmente eletti dagli iscritti alla piattaforma.

Su queste rivendicazioni e parole d’ordine firmiamo questo documento aperto alla sottoscrizione popolare.

SOTTOSCRITTO IN DATA 25-09-2019 DAGLI AMMINISTRATORI DELLE PAGINE:

Pastorizia e Perestrojka
I Maestri del Socialismo
Ufficio Sinistri
Comitato Centrale per la difesa dell’Ortodossia
Premio Goebbels per la Disinformazione
Fronte dei Popoli
La Destra del Partito
Interisti Stalinisti
Lo Zio di Christian De Sica
Scintilla Rossa
Cuba. Geografia del desiderio
Drive ISays – Il Keynes delle Murge

ULTERIORI SOTTOSCRIZIONI (per adesioni, da parte di singoli, pagine social e organizzazioni di varia tipologia, inviare una mail a [email protected])

FGCI – Federazione Giovanile Comunista Italiana
Alessandro Pascale
Roberto Vallepiano
Omar Minniti
Leonardo Cribio
Francesco Radogna
Clara Statello
Nicolò Martinelli