21° Seminario Comunista Internazionale. Contributo del Partito Comunista d’Irlanda

da www.icsbrussels.org | Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

pc irlandaBruxelles, 18-20 maggio 2012 
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Quest’Incontro, in una situazione di crisi sempre più profonda del capitalismo monopolistico, ci offre l’opportunità di valutare le reciproche esperienze e condividere la nostra valutazione sulla natura della crisi, su come incida sui nostri paesi diversi e, soprattutto, su come stiamo reagendo alla strategia d’assalto della classe dominante alle masse lavoratrici.

L’Unione europea, spacciata come una libera associazione di Stati, ha più volte dimostrato il proprio carattere imperialista. E’ dominata da vecchie potenze imperiali come Francia, Gran Bretagna e Germania, oltre che dagli Stati Uniti. Quali che siano le tensioni esistenti fra loro, esse condividono una natura comune e, in generale, attuano una strategia comune.

La questione dominante è la lotta contro l’imperialismo statunitense ed europeo, che cercano una soluzione alla crisi attaccando i lavoratori e i paesi poveri, nella speranza di ripristinare i loro margini di profitto e immiserendo ulteriormente i poveri. La “dottrina dello shock”, precedentemente imposta alle ex colonie e ai paesi ex-socialisti, viene ora applicata all’interno della stessa UE.

Agendo il nostro partito in due Stati, siamo coscienti delle diverse circostanze politiche ed economiche in dobbiamo operare. Tuttavia, la convergenza tra le politiche imposte dal governo britannico al nord e quelle realizzate dal governo irlandese nella Repubblica in obbedienza alla troika è evidente.

Entrambi i governi vedono la soluzione ai loro problemi nelle misure di austerità, con i lavoratori che ne sopportano il costo. Nel Regno Unito, è stata l’Irlanda del Nord la regione colpita più d’ogni altra. Pur non avendo sottoscritto i trattati e non essendo nella zona euro, i principi strategici generali del governo britannico sono identici.

Anche se il nostro partito ha compreso fin dall’inizio la natura di classe e il carattere imperialista dell’Unione europea, nel paese persistono molte illusioni anche tra coloro che si sono opposti al succedersi dei diversi trattati normativi.

Da un lato, gli avversari del dominio imperialista britannico vedono spesso l’UE come un qualcosa di diverso, come un potenziale contrappeso all’influenza britannica. Dall’altro, con l’influenza dell’economicismo sul movimento operaio, coloro che non riconoscono il carattere di classe dello Stato, certamente non afferrano chi governa l’UE, percependo il comportamento delle sue agenzie semplicemente come una questione di politica.

Anche gli oppositori al trattato di austerità e che contro cui vigorosamente si battono, accettano la possibilità di una “Europa sociale” solo obbligando l’UE alla sua attuazione. Alcuni di loro, promuovono anche l’idea di un’Europa socialista. A mio avviso, l’Europa socialista non può essere raggiunta senza prima smantellare l’Unione europea.

Abbiamo anche sentito slogan del tipo “l’austerità non funziona”, come se fosse una sorta di medicina sbagliata per una malattia. Sono invece le forze di classe dominanti che rovesciano l’onere della crisi sulle spalle dei lavoratori. L’austerità è la loro arma scelta e necessaria.

Il Partito Laburista Irlandese, che promuove il trattato, utilizza il miraggio di un’Europa sociale sperando che questa pietanza rivoltante possa essere resa più appetibile con un po’ di salsa Hollandaise.

E’ una fortuna che la costituzione irlandese obblighi il governo a sottoporre il trattato di austerità a un referendum, e la nostra energia è naturalmente al momento concentrata su questo.

Questo trattato insieme al meccanismo europeo di stabilità (ESM), si propone di rendere permanenti e immutabili le attuali politiche dell’UE, che hanno già causato tante difficoltà ai lavoratori di tutto il continente e non solo nei PIIGS, dove la crisi è in questo momento più acuta.

Se il popolo irlandese rifiutasse il trattato, questo aiuterebbe i popoli d’Europa a sconfiggerlo. Non esiste paese europeo in cui la popolazione sia a favore del trattato. La crisi in Irlanda è parte della crisi mondiale del capitalismo, anche se ha caratteristiche specifiche proprie. Per esempio, le banche tedesche, francesi e inglesi hanno prestato enormi quantità di denaro alle banche irlandesi, che non solo hanno alimentato un enorme e insostenibile boom edilizio in Irlanda, ma anche la speculazione all’estero. Le banche irlandesi erano il quinto più grande investitore in Spagna e Portogallo, il settimo in Italia.

Le banche irlandesi sono crollate quando la bolla è scoppiata, e lo Stato irlandese, che agisce sotto la pressione dell’UE, ha rilevato tutti i debiti delle banche, facendo in tal modo collassare l’economia. Le banche che hanno salvato non erano quelle irlandesi, ma le principali banche europee che avevano creato per prime il problema.

Agendo agli ordini della troika, la nostra troika interna dei tre partiti politici è intenzionata a far pagare la crisi ai lavoratori. La borghesia irlandese e i suoi rappresentanti politici non concepiscono altro ruolo che agire come guardiani ed esattori delle potenze imperialiste. Questa fu storicamente l’ambizione dei sostenitori della “Home Rule” [autogoverno] di cento anni fa. Oggi c’è un impero diverso, ma il loro carattere non è cambiato.

Il nostro governo, che spudoratamente proclama come suo scopo la creazione di posti di lavoro, sovrintende alla costante crescita di disoccupazione ed emigrazione. Con i tagli ai servizi pubblici è direttamente creata disoccupazione. Un migliaio di persone esec ogni settimana. Altre migliaia sono costrette agli “stage”, in altre parole a lavorare per niente.

Molte migliaia di lavoratori hanno perso il lavoro, e molti autonomi e piccoli imprenditori sono andati in bancarotta, pur senza essere benestanti. Tutto il denaro pubblico immesso nelle banche irlandesi non è stato utilizzato per promuovere la crescita economica o nuovi investimenti, ma piuttosto per stabilizzare le banche, permettendo loro di accumulare capitale e pagare i loro debiti internazionali. Così, miliardi di denaro pubblico hanno lasciato il paese per pagare i debiti con le banche estere.

Nuove tasse sono progettate per prelevare la stessa somma sia dai ricchi che dai poveri. La nuova imposta sugli immobili, in particolare, ha provocato notevoli resistenze, con persone che rifiutano di registrarsi o di pagare. Il governo rigetta l’idea di aumentare le tasse ai possessori di alti redditi, o di tassare le proprietà dei ricchi in modo adeguato. Il socialdemocratico Partito Laburista, partito al governo, agisce come un servo obbediente della borghesia.

Non solo la classe operaia sta sperimentando un violento e sostenuto attacco ai livelli di vita, in termini di salario e condizioni, ma sottostà al costante terrore ideologico delle forze della classe dominante. La paura è l’arma principale usata per disarmare i lavoratori e impedire che si impegnino nella resistenza o mostrino solidarietà con altri lavoratori. Nella loro campagna per il “Sì”, e in tutta la loro propaganda, i partiti interni alla troika hanno costantemente affermato l’unicità della situazione irlandese. “L’Irlanda non è la Grecia”, proclamano. Il riferimento alla sofferenza del popolo greco non è utilizzato come un appello alla solidarietà, ma come un terribile monito di ciò che accade a un paese disobbediente.

Crediamo al contrario, che l’attacco alla classe operaia greca abbia la stessa origine di quello alla classe operaia irlandese, e che le istituzioni dell’UE siano gli strumenti utilizzati. Naturalmente, i lavoratori belgi, tedeschi, francesi o inglesi non sfuggono.

Lo sviluppo della crisi in Irlanda dimostra le caratteristiche comuni dell’esperienza dei nostri paesi, quanto le differenze. La tattica della classe dirigente e degli stati dominanti nell’Unione europea sono guidate dalla medesima strategia. I partiti socialdemocratici, intendendo applicare le stesse politiche, sono gli agenti del capitalismo dentro la classe operaia.

Le classi dominanti imperialiste, nonostante la loro rivalità continua, agiscono insieme più che mai e conducono la lotta di classe in modo molto consapevole. La classe operaia, indebolita, nel nostro caso, da decenni di “collaborazione sociale”, dalla sconfitta del socialismo e dal tradimento dei partiti socialdemocratici, è impreparata all’attacco sistematico di cui è fatta oggetto. In difesa dei lavoratori, i comunisti portoghesi e greci hanno dimostrato quanta differenza possa fare un partito comunista forte e determinato.

1. Il nostro compito immediato è di costruire la resistenza dei popoli a questo assalto, nella solidarietà e nel rispetto reciproci, con la comprensione delle diverse condizioni in cui operiamo.

2. All’interno dell’Unione europea, dobbiamo continuare a denunciare il carattere di classe e la natura imperialista delle sue istituzioni, che determinano le azioni interne come quelle a livello mondiale.

3. Come dimostra quest’Incontro, abbiamo bisogno di una maggiore condivisione delle nostre esperienze di lotta, attraverso i nostri giornali e i media elettronici. Dovremmo esaminare la possibilità di più giorni d’azione congiunta dei comunisti in tutta l’UE e più estesamente in Europa.

Sean Edwards, Partito Comunista d’Irlanda