13° IMCWP – Contributo del Partito del Lavoro del Belgio (PTB)

da www.solidnet.org | Traduzione dall’inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

 

13° IMCWP – Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai – Atene 9-11/12/2011


ptb

Herwig Lerouge

 

Cari compagni,

Permettetemi innanzitutto di esprimere, qui ad Atene, la nostra solidarietà con i lavoratori greci, con il PAME e con il KKE per il coraggio, la perseveranza e la determinazione con cui stanno contrastando gli attacchi portati avanti dalla classe borghese in Grecia, dal suo governo e con il sostegno di UE, FMI e BCE, per aumentare gli immensi profitti del grande capitale finanziario e industriale attraverso la rovina del popolo. Le loro lotte costituiscono per noi una preziosa esperienza. Ciò che sta accadendo oggi in Grecia, verrà esteso a tutti i paesi dell’Unione europea. In Portogallo e Spagna, i nostri compagni sono già impegnati in dure lotte di massa. Il nostro saluto è rivolto anche a loro.

In tutta Europa è stata sollevata la questione di chi debba pagare per la crisi del capitalismo.

Nel nostro paese, il Belgio, i partiti borghesi hanno impiegato 535 giorni per formare un governo. Un record mondiale. Oggi però, vogliono far passare la più dura legge anti-operaia della storia belga del dopoguerra in sole due settimane. Il movimento operaio ha già risposto con due manifestazioni di massa, la prima delle quali si è svolta la scorsa settimana e ha potuto contare sulla partecipazione di più di 80.000 lavoratori.

Siamo nel mezzo di una crisi sistemica, una crisi capitalista in cui tutte le contraddizioni stanno rapidamente manifestandosi. Siamo testimoni di una crisi economica e finanziaria, ma anche di una crisi democratica, delle relazioni internazionali ed ideologica.

Il nucleo è costituito da una crisi economica di sovrapproduzione, di sovra-accumulazione. La crescita postbellica negli Stati Uniti, in Europa e Giappone si era arrestata già nel 1973, inducendo la borghesia ad adottare una gestione neoliberista, impoverendo drasticamente le masse lavoratrici in tutto il mondo. La stimolazione artificiale della domanda creditizia, incluso il cosiddetto debito dei paesi del Terzo Mondo, e la speculazione hanno solo rimandato, ma non evitato la crisi.

Al fine di evitare il collasso del sistema bancario, è stato necessario il più massiccio intervento statale. Ciò ha portato alla crisi delle finanze pubbliche nella maggior parte dei paesi capitalisti. Non sono avanzati soldi per una politica anti-crisi di tipo keynesiano. Il “double-dip”, la nuova fase della recessione, è già in corso. Siamo alle soglie di un lungo periodo di stagnazione economica, caratterizzato da enormi ristrutturazioni e severi piani d’austerità. Nel nostro paese, la crisi fino ad oggi ha colpito soprattutto i redditi sociali (pensionati, disoccupati e malati). Ma chi possiede ancora un lavoro sta già subendo un attacco al salario e alle condizioni di lavoro. E’ stato imposto a tutti il modello socialdemocratico-verde tedesco di Schröder-Hartz, con la soppressione del salario minimo, la disumana pressione sui disoccupati perché accettino ogni lavoro a qualsiasi condizione, la generalizzazione del lavoro temporaneo e la flessibilità totale.

Stiamo assistendo a una crisi della democrazia borghese nell’Unione europea e nella zona euro, con l’aumento delle tendenze autoritarie dello Stato borghese e le minacce sempre maggiori alle conquiste democratiche. A livello europeo, si assiste ad un silenzioso “colpo di Stato” dell’Europa degli affari, che impone a tutti il cosiddetto modello tedesco, leader mondiale delle esportazioni, basato sulla compressione dei salari diretti e indiretti. I decreti sulla cosiddetta “governance economica” esprimono le tendenze sempre più autocratiche volte a imporre con la forza ai paesi della zona euro e attraverso i governi tecnici, tagli salariali, attacchi al servizio pubblico, alle pensioni e alle leggi del lavoro. E’ risaputo che lo sviluppo dell’Unione europea è governato da forti monopoli organizzati, tra le altre cose, nella Tavola rotonda europea degli industriali. Già nel 2002 essi invocavano la governance economica. Otto anni più tardi questo concetto è sulla bocca di tutti i capi di Stato europei.

La criminalizzazione della resistenza dei lavoratori è in aumento: i picchetti sono condannati dai tribunali a pesanti multe, i responsabili sindacali licenziati. L’anticomunismo è in aumento.

Su scala planetaria, la crisi attuale sta portando a crescenti tensioni internazionali e ad un cambiamento negli equilibri di potere mondiali. Gli Stati Uniti ed i loro alleati intraprendono guerre e fomentano conflitti civili per riprendere il controllo di tutto il Medio Oriente. Le contraddizioni con Cina, Russia e altri paesi emergenti sono in crescita. Una guerra valutaria non è da escludere.

Nei prossimi anni, questa crisi sarà aggravata dalla crisi ambientale, altro problema insanabile legato alla produzione capitalistica.

Gli ideologi del capitalismo non hanno più alcuna spiegazione o teoria coerente da offrire. La loro visione della società sta cadendo a pezzi e per giustificare il potere assoluto del capitale, si aggrappano a concezioni del mondo sempre più reazionarie. Diversi sono gli assi su cui agiscono: le teorie “siamo tutti sulla stessa barca” in stile Titanic, la xenofobia, il culturalismo, le droghe e l’alcolismo, l’irrazionalismo, l’anti-sindacalismo e l’anticomunismo. In questo modo intendono soffocare il crescente risveglio della coscienza di classe.

Orientare il Partito verso la lotta di classe

Compagni,

Tutti noi sappiamo che questa crisi è appena iniziata. Per la classe operaia in Europa, la crisi provoca crescente miseria, povertà, disoccupazione e perdita del potere d’acquisto. Le ristrutturazioni delle imprese e i piani statali convergono in una comune aggressione contro i diritti dei lavoratori e le conquiste del passato. Tutto viene fatto in difesa degli interessi capitalistici.

Questo però trasmette un impulso alla coscienza di classe. Le illusioni socialdemocratiche di “riforma” del sistema e “rivitalizzazione” del capitalismo attraverso politiche keynesiane contrastano con l’esperienza quotidiana delle masse lavoratrici. Ciò che vedono è che i profitti crescono ancora e la polarizzazione è in aumento.

Siamo alle soglie di una transizione verso un’altra fase della lotta di classe. All’inizio di quest’anno, il Consiglio nazionale del Partito del Lavoro del Belgio ha riunito 320 delegati in una Conferenza nazionale. L’obiettivo era rafforzare l’unità politica e ideologica per far fronte ai compiti nella crisi in corso. In questa Conferenza è stata adottata una risoluzione che afferma: “La nuova situazione pone al nostro Partito grandi responsabilità. Se gestita correttamente, ci attendono immense opportunità”. In Europa, come altrove nel mondo, l’anno 2011 è stato un anno di crescente resistenza e di approfondimento della lotta di classe. Laddove la resistenza è ampia e forte, possiamo vedere il ruolo d’avanguardia dei partiti comunisti, il ruolo rivoluzionario del movimento operaio e il dinamismo dei giovani.

In quanto comunisti, ci sforziamo per quanto possibile di internazionalizzare la resistenza e ad organizzare l’attiva solidarietà con la classe operaia di tutto il continente e i popoli in lotta nel mondo. Più concretamente, da alcuni anni stiamo costruendo una forte cooperazione tra i comunisti dei paesi del Benelux e della Germania, organizzando conferenze comuni, discutendo le nostre analisi politiche ed effettuando azioni congiunte, come conferenze stampa, interventi comuni nelle manifestazioni internazionali e reciproca cooperazione nelle campagne politiche.

Nel nostro paese, la coscienza di classe non è così sviluppata come nei paesi europei del Mediterraneo. Ciò è dovuto sia a fattori oggettivi che soggettivi. In quanto comunisti, è nostro dovere identificare i semi del rovesciamento e aiutarli a crescere forti. La missione del PTB è sviluppare ulteriormente la coscienza di classe attraverso le lotte in tutti i settori.

A livello sociale, questo significa lottare contro gli attacchi alle pensioni, alla sicurezza sociale e al potere d’acquisto, contro coloro che intendevano rompere la solidarietà della classe operaia dividendo il nostro paese, contro coloro che hanno votato all’unanimità a favore dell’intervento in Libia, Siria, Iran e Afghanistan, contro coloro che distruggono i nostri diritti democratici e l’ambiente. In quanto comunisti, è nostro dovere costruire il maggior numero possibile di ponti e cercare di legare insieme le lotte per conseguire una maggiore coscienza politica e mobilitare forze più numerose.

Nel prossimo periodo si continuerà a prestare particolare attenzione alla lotta contro il nazionalismo. Il veleno nazionalista ha fortemente infiltrato tutte le tendenze politiche riformiste, che si sono divise in due partiti (Nord e Sud, fiammingo e francofono), ma anche i media e i sindacati. Mentre la crisi di governo porta avanti una riforma istituzionale reazionaria del nostro paese, dobbiamo accrescere la coscienza dei lavoratori al fine di mantenere sia l’unità della classe operaia che quella del suo movimento sindacale. Dobbiamo anche rafforzare l’unità nazionale nel Partito.

Stiamo orientando il nostro Partito alla lotta di classe. La nuova situazione indica che nel prossimo periodo ciascuno dei nostri quadri e ogni militante dovrà ridefinire i propri compiti (un gradino più in alto) in modo da essere in grado di far fronte collettivamente, come partito rivoluzionario, a nuove sfide. Ciò richiede un’ideologia comunista energica, un atteggiamento politico forte e una capacità di azione in termini di crescita del Partito.

Ogni quadro e ciascun militante, qualunque sia il suo settore lavorativo, ha in comune la responsabilità di far crescere il Partito nella classe operaia. Per assumere pienamente il nostro ruolo guida, dobbiamo prima costruire una forza autonoma all’interno del movimento operaio. Se non si possiede una forza materiale per il cambiamento, non cambieremo nulla. Vogliamo educare il nostro Partito al ruolo strategico della classe operaia nella lotta per il socialismo. Vogliamo concentrarci sul reclutamento degli attivisti sindacali e degli operai delle principali fabbriche. Vogliamo moltiplicare e rafforzare le cellule del nostro partito dentro le fabbriche. Vogliamo mettere in primo piano a tutti i livelli, la questione del rafforzamento dei legami tra il Partito e la classe operaia.

Ciò va contro un certo spontaneismo elettorale e a una spontanea attenzione rivolta principalmente al lavoro sul territorio, o che non colleghi il lavoro sul territorio a quanto viene fatto sui luoghi di lavoro o di lotta di classe.

Compagni,

Dal nostro 8° Congresso del Partito, tre anni fa, la nostra comunicazione esterna è notevolmente migliorata, siamo riusciti a raggiungere molte più persone e ci stiamo avvicinando al numero di 5.000 iscritti.

Il nostro Consiglio nazionale ha deciso che è giunto il momento di creare una più forte unità politica nel nostro Partito in relazione alla nostra visione socialista, al ruolo dirigente della classe operaia e al carattere leninista del Partito, così da poter resistere alla pressione socialdemocratica e neo-riformista della Sinistra europea. Abbiamo assunto la decisione strategica che il nostro prossimo Congresso avrà come tema principale “il nostro futuro socialista”.

La crisi di sistema significa che non esiste una soluzione possibile all’interno del sistema capitalista. Non c’è una terza via tra il socialismo e la barbarie capitalista. Per conseguire il progresso sociale, la democrazia, l’uguaglianza, la pace, la solidarietà internazionale e una produzione responsabile ed ecologica, è necessario il socialismo. La propaganda per il socialismo non è una faccenda lontana. È un compito che va assunto ora. Nel prossimo periodo, il PTB porterà avanti rivendicazioni in diversi settori di lotta e diffonderà il concetto di socialismo come società alternativa indispensabile. Solo in questo modo possiamo dare alla coscienza di classe la sua vera sostanza. Il nostro congresso dovrà aiutarci a rafforzare l’unità interna, ma anche a migliorare la capacità di collegare la lotta quotidiana nell’interesse dei lavoratori al nostro obiettivo strategico. Dobbiamo essere in grado di ristabilire in ampi settori del movimento operaio la fiducia nel socialismo come unica alternativa e soluzione al disastro capitalista che incombe sui lavoratori e i popoli del mondo.

In questo periodo nel quale la legittimità della democrazia parlamentare borghese viene largamente messa in discussione da una parte sempre crescente della classe operaia, dobbiamo migliorare la nostra capacità di convincere i lavoratori della via strategica rivoluzionaria per superare questo soffocante dominio capitalistico.

Se lo faremo correttamente, si apriranno immense possibilità in un mondo dove con l’oppressione cresce anche la resistenza ad essa.

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