
pubblichiamo ampi stralci dell’articolo di Fausto Sorini apparso nell’ultimo numero della rivista ‘MarxVentuno’. In allegato si può scaricare l’articolo completo
di Fausto Sorini
Scopo di questo articolo è quello di rappresentare, nelle loro linee essenziali, le posizioni principali che si sono espresse tra i comunisti nel mondo a proposito della crisi Ucraina e dell’intervento militare deciso dal governo della Russia, con il sostegno pressoché unanime del suo Parlamento (la Duma).
Si impone una premessa metodologica. Chi sono oggi i comunisti nel mondo? Quanti sono? Quale influenza esprimono nel contesto mondiale? Quali sono le principali valutazioni e tendenze interpretative che si sono manifestate sulla questione ucraina?
Comunisti nel mondo: un movimento internazionale o un insieme di forze?
Un movimento comunista internazionale organizzato cominciò ad esprimersi già all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre, con la costituzione dell’Internazionale comunista (Comintern). Se si escludono i primissimi anni dopo il 1917, esso si caratterizzò nel periodo fra le due guerre mondiali essenzialmente come un centro internazionale imperniato sulla direzione sovietica. Esso contribuì fortemente a diffondere le idee dell’Ottobre nei diversi continenti, promosse e sostenne la formazione di partiti comunisti e rivoluzionari in ogni parte del mondo, alcuni dei quali – in tempi e modi diversi – contribuirono in molti paesi all’avanzata delle idee del socialismo e del comunismo, ed anche a grandi vittorie che pesarono e ancora pesano sui rapporti di forza mondiali. Si pensi alla Cina, a Vietnam, Cambogia e Laos, alla Repubblica Democratica di Corea, al Nepal, alla Mongolia, a Cuba, al Venezuela, al Sudafrica, alla Siria, solo per citarne alcuni dove forze di ispirazione comunista, socialista, marxista sono al potere, al governo o fanno parte di coalizioni di governo.
La stessa Russia attuale vede oggi – in alcuni settori del gruppo dirigente raccolto attorno a Putin e nelle crescenti convergenze tra essi e il Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR), soprattutto in politica estera – una presenza influente (non esclusiva, ma rilevante) di forze di ispirazione socialista. Forze che si rifanno all’esperienza cinese sul piano del modello economico-sociale e alla politica estera sovietica sul piano della collocazione internazionale; con l’importante novità del rapporto unitario e strategico sempre più forte tra Russia e Repubblica Popolare Cinese, che non hanno mai avuto una partnership così intensa come oggi durante tutta la loro storia.
Dopo la fine dell’Urss vi è stato un tentativo di ricostruzione di un movimento comunista internazionale organizzato (non solo una sommatoria di partiti) con la rete di Solidnet e con incontri annuali di una settantina di partiti comunisti, con sede a rotazione in diversi Paesi. Ma per una serie di ragioni che non è compito di questo articolo analizzare (ci ritorneremo) esso non è mai riuscito a decollare come movimento capace non solo di incontri annuali sempre più rituali, ma anche di una effettiva capacità di mobilitazione su scala mondiale. Stiamo invece assistendo ad un crescente attivismo bilaterale e multilaterale del PC cinese (PCC), fatto di incontri, seminari di elaborazione e approfondimento, sviluppo di relazioni bilaterali e multilaterali tra i principali PPCC e di ispirazione socialista, nel rispetto rigoroso delle posizioni di ognuno e della non interferenza negli affari interni. Un attivismo a mio avviso foriero di importanti sviluppi futuri.
Chi sono oggi i comunisti nel mondo e quanto contano
In termini di militanti organizzati in partito, si calcola (con qualche approssimazione trascurabile) che siano oggi un centinaio i partiti comunisti dichiaratamente tali, con 110 milioni di iscritti circa, di cui 91 milioni nel solo Partito comunista cinese, più 7 milioni circa negli altri quattro paesi dove i comunisti sono al potere (Cuba, Vietnam, Laos, Repubblica Democratica di Corea).
A questi vanno aggiunti oltre 100 milioni di iscritti alle organizzazioni giovanili affiliate o dirette da comunisti; anche qui con una netta prevalenza numerica delle organizzazioni cinesi (81 milioni), ed una forte presenza di quelle indiane, soprattutto studentesche, che contano circa 20 milioni di affiliati.
Come già in parte si è detto, i più importanti di questi partiti incidono in modo significativo – al potere, al governo o all’opposizione – sulla realtà di Paesi che abbracciano più della metà della popolazione del pianeta, alcuni dei quali (Cina, Russia, India, Sudafrica, Brasile) stanno imponendosi come Paesi chiave degli equilibri mondiali del XXI secolo. Ne deriva che l’influenza preponderante dei comunisti (o di forze di ispirazione socialista e antimperialista affini a quelle comuniste) sulla situazione mondiale proviene da Paesi in cui i comunisti sono al potere, al governo o in prossimità del governo. Paesi forti o comunque influenti sui rapporti di forza planetari o regionali. Il che rimanda anche oggi, come lo fu per lo più anche nel secolo scorso, alla centralità dei rapporti di forza sul piano economico, tecnologico, militare, politico-culturale e ideologico.
Nel contesto contemporaneo, mi riferisco in particolare ai seguenti Paesi: Cuba, Venezuela e Brasile in America Latina; Sudafrica nel rispettivo continente; Siria in Medio Oriente; Cina, Nepal, Vietnam, Laos, Cambogia e Corea del Nord in Asia; Russia e Bielorussia in Europa. Nel caso della Russia il riferimento è alla crescente vicinanza tra il Partito comunista della Federazione Russa e settori di matrice marxista presenti nel gruppo dirigente intorno a Putin.
Stiamo parlando di Paesi che rappresentano il fulcro dello schieramento antimperialista mondiale (che non si esaurisce in essi); Paesi e popoli che esprimono circa un quarto della popolazione mondiale e un terzo del PIL (a parità di prodotto).
L’influenza delle forze comuniste e socialiste (di matrice marxista e antimperialista) all’opposizione, sia nei paesi capitalistici sviluppati che in quelli in via di sviluppo, è andata invece calando rispetto a quella esistente all’indomani del crollo del sistema sovietico. Basti pensare, nel contesto europeo, a Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Germania, Finlandia, Repubblica Ceca, Bulgaria. L’analisi del perché richiederebbe un approfondimento a parte (ci ritorneremo sulla rivista). Mi limito qui a due riferimenti sommari.
Il primo concerne le ripercussioni negative del crollo dell’Urss e dei Paesi dell’Est sulla credibilità del socialismo tra i popoli europei; mentre l’influenza della crescita della Cina non ha ancora un rilievo di massa sugli stessi popoli (ci vorrà tempo), diversamente dall’influenza sui popoli asiatici e dei Paesi in via di sviluppo, sempre più affascinati (e pour cause) dal modello cinese di uscita dal sottosviluppo e di costruzione del socialismo.
Il secondo concerne la nota massima andreottiana secondo cui il potere logora chi non ce l’ha… Potrebbe sembrare una battuta, in realtà rimanda ad una dei principi basilari della teoria marxista e leninista della lotta per il socialismo, ovvero la centralità della questione della conquista del potere politico (cosa diversa dal governo). Un principio che una certa sinistra movimentista, zapatista e no global ha negato per una breve e spumeggiante stagione, conclusasi purtroppo con un tragico fallimento. Vi ricordate: il movimento no global come super-potenza mondiale? Cambiare la società senza prendere il potere?
Principali tendenze interpretative sulla crisi ucraina tra i comunisti nel mondo
Prima di entrare nel merito (testi alla mano) delle posizioni specifiche di singoli partiti, vorrei fare alcune premesse di metodo:
1. Mi limiterò all’analisi delle posizioni dei partiti, a partire dai documenti ufficiali. Essi sono spesso il frutto di una sintesi tra prevedibili posizioni anche diverse emerse nel dibattito interno (il tema è caldo). Dall’analisi del dibattito interno prescindiamo per non dare l’impressione di basarci su indiscrezioni (il dibattito interno di un partito comunista è spesso riservato) o di voler interferire in esso. Prescinde invece dai compiti di questo articolo l’esame delle posizioni di singole personalità comuniste o marxiste non di partito. Si tratterebbe allo stato attuale di un lavoro troppo lungo, anche in termini di ricerca e traduzioni, di cui eventualmente ci occuperemo nei prossimi numeri.
2. L’analisi differenziata di un evento di enorme rilievo, soggetto a variazioni e sviluppi imprevedibili, è un lavoro lungo, che va continuamente aggiornato, anche nel suo divenire cronologico. Un lavoro in progress, che in questo caso si ferma (per ragioni redazionali) a metà maggio, quando questo articolo è stato redatto. Raccomando al lettore attento di considerare sempre anche la data delle diverse prese di posizione: le cose dette a fine febbraio, non hanno lo stesso significato di quelle dette 2-3 mesi dopo, quando la portata del conflitto si è allargata in modo evidente su scala mondiale; quando sono disponibili informazioni aggiornate e meno parziali e si aprono nuovi scenari. Chi vuole approfondire potrò trarre da questo articolo indicazioni utili per allargare e aggiornare in proprio la ricerca, e gli saremo grati se vorrà condividerla.
3. Si tratta anche di un lavoro complesso di interpretazione semantica, in cui conta molto il significato delle cose dette, di quelle non dette e delle sfumature nell’uso delle parole quando ci si confronta con temi delicati, relativi ad esempio ai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite che possono a volte entrare l’uno in contrasto con l’altro: inviolabilità delle frontiere, integrità territoriale, diritto all’autodeterminazione dei popoli, condanna dell’uso della forza o della minaccia di essa, diritto a difendere e proteggere la propria sicurezza, soprattutto quando è in gioco il tema della proliferazione nucleare o della possibilità di installazione alle proprie frontiere di armi di distruzione di massa (nucleari e non), alcune delle quali proibite dalle convenzioni internazionali… E si potrebbe continuare. Nella parte resa pubblica dell’incontro di Putin col Segretario generale dell’Onu Guterres, il presidente russo ha ricordato ad esempio il caso del Kosovo, in cui – dopo la guerra della Nato contro la ex Jugoslavia – l’Onu ha riconosciuto la sovranità del Kosovo come Stato indipendente, a partire da considerazioni sul principio di autodeterminazione. Esemplare storicamente la vicenda della crisi dei missili a Cuba. Nella quale – a prescindere da valutazione sostanziali (che poi alla fine sono quelle che contano di più, soprattutto quando è in gioco la sicurezza di grandi potenze nucleari) – entrarono tra loro in evidente contraddizione diversi principi tutti sanciti dall’Onu e dalle convenzioni internazionali: il principio sovrano di Cuba e degli Stati Uniti di proteggere la rispettiva sicurezza; il diritto alla libera circolazione delle navi nelle acque internazionali, che contraddice il blocco navale; la condanna dell’uso della forza o della sua minaccia, e via dicendo. Tutte cose che in quei tredici giorni che sconvolsero il mondo passarono in second’ordine, anche nelle parole del Papa (Giovanni XXIII), di Kennedy e di Kruscev, rispetto all’esigenza di proteggere il mondo dalla catastrofe nucleare;
4. Non esaminerò, ovviamente, le posizioni di tutti i partiti comunisti, ma solo quelle dei più rappresentativi: per importanza quantitativa o per valore simbolico, sul piano mondiale o continentale (è il caso ad esempio del PC di Cuba o del PC degli Stati Uniti).
Quattro grandi filoni interpretativi
Nel merito, possiamo suddividere in quattro grandi filoni interpretativi le posizione emerse tra i comunisti nel mondo:
A) sostegno esplicito e dichiarato all’intervento militare della Federazione Russa;
B) appoggio sostanziale all’azione della Federazione Russa, affinità di analisi del quadro strategico mondiale e regionale, assenza di critica, deplorazione o condanna, ma non sostegno esplicito e dichiarato all’intervento;
C) affinità totale o parziale con la Federazione Russa sul piano dell’analisi strategica, amicizia nei confronti della Russia di Putin, ma critica, deplorazione o condanna dell’intervento militare, con un richiamo a principi della carta dell’Onu;
D) condanna esplicita, di natura strategica, o con allusioni alla Russia di Putin come paese imperialista e ostile.
Cercheremo adesso di esaminare, filone per filone, alcuni casi particolari particolarmente significativi.
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