
A Pechino oltre 70 comunisti provenienti da tutto il mondo hanno partecipato alla tredicesima edizione del Forum sul socialismo mondiale, promossa dalla CASS ed alla quale hanno partecipato dirigenti ed intellettuali cinesi di primo piano. Tra gli ospiti, anche una delegazione di Marx21 che ha potuto prendere consapevolezza non soltanto delle novità che vengono dal poderoso sviluppo cinese, ma anche dall’importanza assurta da questo Forum nel corso del tempo.
di Francesco Maringiò
A fine novembre, su impulso dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali (CASS), si è tenuto a Pechino il 13º Forum sul socialismo mondiale al quale hanno partecipato tantissimi studiosi e dirigenti cinesi, oltre a 73 delegati internazionali provenienti da oltre trenta paesi stranieri, da tutti i continenti.
Dopo il Forum centrale a Pechino l’esperienza dei delegati internazionali è proseguita in altre città cinesi perché erano stati organizzati altri forum nelle città di Jinan e Suzhou, rispettivamente nelle province orientali dello Shandong e del Jiangsu. Questo programma, oltre ad offrire ai delegati l’occasione preziosa di un viaggio unico nella Cina contemporanea e permetterne una conoscenza più approfondita, ha reso evidente quanto rilevante sia per i compagni cinesi il rafforzamento dei legami coi comunisti di tutto il mondo e l’approfondimento della riflessione e della ricerca marxista.
Il Forum si è tenuto in una location suggestiva e simbolica: l’Accademia cinese di storia, situata a nord di Pechino, vicino allo Stadio olimpico “a nido di rondine” ed al Museo del Partito Comunista Cinese. L’edificio a forma di “ding”, il tradizionale calderone in bronzo usato nell’antica Cina durante i riti del culto degli antenati, ospita una delle principali istituzioni di ricerca storica del Paese, sussidiaria della CASS ed istituita nel gennaio del 2019. È significativo che questo edificio, assieme alla sede dell’Archivio nazionale cinese delle opere e della cultura (situato ancora più a nord, vicino alle montagne Yanshan), sia stato visitato a giugno scorso proprio da Xi Jinping che, in quell’occasione, ha tenuto un discorso sull’importanza strategica che riveste la cultura e la storia per la Cina. «Se non si impara a conoscere la Cina dalla continuità della sua lunga storia, – ha ribadito Xi in quell’occasione – non c’è modo di capire la Cina antica, né è possibile capire la Cina moderna, per non parlare della Cina del futuro». E non è un caso che una delle tappe organizzate per i delegati internazionali sia stata anche nella città di Qufu, dove ha avuto i natali Confucio, la cui influenza nella cultura cinese è importante e probabilmente è giunto il momento che anche gli stranieri la comprendano (e, soprattutto, riescano a contestualizzarla opportunamente), al fine di capire la Cina del presente e del futuro.
Soprattutto è importante cogliere un punto: se la sede dell’Accademia cinese di storia, recentemente visitata dal Segretario generale del PCC, è stata scelta come luogo per accogliere i lavori del 13º Forum sul socialismo mondiale, allora questo rende evidente l’importanza che la CASS ha voluto riservare a quest’evento e, soprattutto, l’importanza a cui ha assurto questo Forum nel corso degli anni. Aspetto, quest’ultimo, che si riscontra anche dal fatto che i lavori siano stati aperti da eminenti dirigenti e studiosi marxisti cinesi, a partire proprio da Gao Xiang, presidente della CASS.
Il tema centrale del Forum di quest’anno era relativo alla costruzione della Comunità dal destino condiviso per l’umanità e lo sviluppo del socialismo mondiale. Come ricorderete, nel suo (video) editoriale Andrea Catone ne ha parlato approfonditamente lo scorso 17 dicembre per cui mi limito a sottolineare solo un aspetto che mi pare centrale. Nel suo discorso il presidente Gao Xiang ha sottolineato come questo concetto- di cui ricorre il decimo anniversario – rende evidente l’impegno cinese per gli interessi comuni all’umanità intera ed è frutto dell’integrazione tra la cultura tradizionale cinese ed i princìpi fondamentali del marxismo. Questo ci conduce a familiarizzare con un aspetto chiave. Sebbene il marxismo cinese non possa essere adottato sic et simpliciter in contesti socio economici, storici e culturali diversi, ciò non significa che non lo si debba studiare con rigore per adottarne gli aspetti metodologici. Infatti questo impegno dei marxisti cinesi ad adattare i princìpi chiave del marxismo con le caratteristiche peculiari del proprio paese ed intrecciarlo con la cultura tradizionale è uno degli aspetti centrali con cui il marxismo in Italia, che oggi vive una fase di difficoltà a crisi molto profonda, farebbe bene a confrontarsi.
Nel corso del Forum, ascoltando gli interventi degli studiosi ed i dirigenti politici comunisti delle delegazioni internazionali, mi è tornato alla mente un ricordo di quando, nel 2004, ho partecipato al quarto Forum Sociale Mondiale a Mumbai (India). All’interno di un workshop organizzato dalle forze comuniste, presero la parola i rappresentanti non ufficiali dei paesi socialisti. La compagna cinese dopo il suo discorso venne sommersa da domande (e qualche critica) di militanti comunisti da diverse parti del mondo, ancora incapaci di comprendere cosa fosse il “socialismo con caratteristiche cinesi”, come facesse il PCC a governare le forze di mercato ed usarle per sviluppare le forze produttive senza aprire le porta al ritorno del capitalismo, etc. Questo ricordo, oramai, sembra una vecchia cartolina ingiallita che racconta di una fase completamente superata. Le delegazioni comuniste presenti questa volta al Forum della CASS non solo comprendevano bene la posizione del PCC sui punti che nel 2004 sembravano più delicati, ma alcuni dei concetti marxisti promossi dai comunisti cinesi sono diventati oggi parole d’ordine dei marxisti di tutto il mondo. E questo ha rappresentato, ai miei occhi di semplice osservatore, il salto di qualità che il marxismo cinese è stato capace di compiere negli ultimi 20 anni sulla scena internazionale. Ed un apporto importante è stato fornito proprio grazie alla fucina di idee ed innovazioni che il PCC è stato capace di produrre e, con esso, al lavoro di ricerca e promozione del marxismo cinese portato avanti dalla CASS e, in particolar modo, dall’Accademia del Marxismo, del Centro di ricerca sul socialismo mondiale e dal Centro di ricerca sul pensiero di Xi, tra gli altri.
Nel corso degli anni la CASS ha sperimentato un meccanismo di lavoro che risulta essere vincente. Non solo per la qualità delle relazioni e del dibattito, ma anche per la forma utilizzata. Per quasi due settimane 70 delegati comunisti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con l’esperienza cinese da un lato (grazie al viaggio nel paese) ma soprattutto tra di loro. Notte e giorno i compagni hanno potuto discutere e confrontarsi sui principali temi del quadro internazionale e delle rispettive esperienze nazionali, sviluppando per questa via relazioni umane e politiche veramente profonde ed una conoscenza approfondita della Cina. Inoltre, la scelta di invitare assieme dirigenti politici ed intellettuali ha permesso alla discussione di incanalarsi su un binario giusto, che rifugge sia un eccesso di formalismo tipico del dibattito fra partiti che un’eccessiva astrattezza di alcuni dibattiti accademici. Proprio per questa ragione in questa edizione i compagni cubani hanno espresso il bisogno di approfondire questi scambi, adottando proprio questa formula, proponendo una “regionalizzazione” del Forum e lavorando per costruirne uno in America Latina.
Come dimostra l’esperienza che abbiamo fatto in Italia, grazie all’impegno ed il sostegno dell’Accademia del Marxismo per che 5 anni ha inviato una numerosa delegazione di accademici e dirigenti marxisti cinesi in Italia, permettendoci un confronto tra comunisti diversamente collocati ed intellettuali di primissimo piano, il lavoro culturale ed ideologico di questi forum lascia una traccia profonda ed aiuta i compagni coinvolti a riflettere sui nodi cruciali del nostro tempo, da un punto di vista marxista.
Nella fase di estrema frammentazione e difficoltà nella quale si trovano molte forze marxiste e comuniste nel mondo, la ripresa di una iniziativa marxista su larga scala a livello internazionale rappresenta per esse un segnale molto importante. Soprattutto per quei marxisti che in Europa hanno vissuto ed interiorizzato la crisi profonda conseguente alla contro-rivoluzione avviata nel 1989/91, questa nuova iniziativa rappresenta il segno di un cambiamento profondo delle dinamiche globali. E quando un domani gli storici scriveranno la storia moderna, così ricca di accelerazioni e salti improvvisi e, assieme ad essa, quella del movimento comunista ed operaio mondiale, sono sicuro che parleranno dell’esperienza di questi Forum come di un incubatore di una nuova forma di internazionalismo.
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