Dal ruolo della Bielorussia al destino dei comunisti europei: intervista a Sergey Alexandrovich Syrankov

di Katia Albini

Comitato di solidarietà alla Bielorussia

Nel periodo in cui fin troppi giornalisti hanno deciso di abdicare al proprio ruolo, limitandosi a trascrivere notizie d’oltreoceano, noi abbiamo deciso di fare chiarezza dando voce ad uno dei paesi coinvolti, seppur marginalmente, in questo conflitto: la Bielorussia. 

Abbiamo intervistato Sergey Alexandrovich Syrankov, 2° Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista della Bielorussia, deputato della Camera dei Rappresentanti dell’Assemblea nazionale della Repubblica di Bielorussia.

Le sue parole ci permettono di conoscere, senza filtri, l’incessante lavoro che il popolo bielorusso compie per raggiungere la pace e per custodire la memoria che oggi in Europa viene tradita. 

Uno sguardo lucido sull’Occidente, e sul probabile destino del movimento comunista europeo.

Secondo Lei, come deputato comunista bielorusso, perché l’Europa è ostile al Suo paese e cosa ne pensano i bielorussi degli europei?

Innanzitutto vorrei notare l’inesattezza della domanda e correggerla: non è l’Europa ad essere ostile (nel cui concetto noi bielorussi poniamo non solo il territorio, ma anche i cittadini dei paesi dell’UE), ma sono i governi fantoccio dei singoli stati europei, che danzano completamente al ritmo dei loro datori di lavoro d’oltreoceano a cui non importa niente degli interessi dei propri popoli. Stanno portando i loro stati a un inevitabile collasso economico, e i popoli verso un’altra guerra e verso un impoverimento.

Oggi stiamo tutti assistendo alla distruzione del mondo globale creato secondo gli schemi degli Stati Uniti d’America subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Questo mondo gerarchico, ingiusto: il mondo in cui domina lo sfruttamento. 

Ora questo mondo è arrivato al limite della sua esistenza. In queste condizioni i gruppi sociali che si definiscono “maestri della vita”, e sono interessati alla propria conservazione, stanno facendo tutto il possibile per estendere ancora un po’ la loro posizione di vantaggio, visto che sono in gioco miliardi, decine di miliardi di dollari.

La cosa ancora più inquietante è il fatto che si sta creando una maggiore divisione tra le civiltà occidentali e orientali. Ciò è dovuto principalmente al rifiuto dei valori cristiani. Qui assistiamo alla distruzione della famiglia tradizionale, della giustizia minorile e di altre gravissime trasformazioni che sono estranee alla nostra società più conservatrice, e che noi non accettiamo. Queste tendenze sono inaccettabili anche nella società polacca, ungherese, in Italia e in molti altri paesi. C’è un enorme numero di persone che semplicemente non accetta questi cambiamenti. 

Purtroppo la loro voce non viene ascoltata, cercano di chiudergli la bocca, non hanno il diritto di scegliere, sono costretti a vivere con  nuovi standard. Potrebbe sembrar difficile immaginare tali processi in Europa ed invece si verificano. La risposta a questo dilemma è semplice, perché proprio le élite politiche, finanziarie e industriali, che rappresentano le corporazioni transnazionali, lottano  per l’allontanamento da questi valori, dal vecchio modello e visione del mondo. Loro vorrebbero creare un nuovo mondo neo-globalista dove regneranno solo le corporazioni transnazionali.

Dal punto di vista geografico e storico la Bielorussia si è sempre trovata sulla linea di frattura tra un Oriente e un Occidente che si scontrano costantemente, però in tutta la nostra storia, nessuno potrebbe rinfacciare il fatto che i bielorussi abbiano mai varcato i confini del loro territorio in una direzione o nell’altra, con l’obiettivo di conquistare stati vicini, schiavizzare, saccheggiare  popoli vicini, o imporre la propria religione. Al contrario, è esattamente il nostro popolo longanime e la terra intrisa di sangue che sono sempre stati oggetto di desiderio e arena di battaglie, a partire dalle campagne crociate di “liberazione” dal giogo mongolo-tartaro fino al genocidio fascista del popolo bielorusso durante la seconda guerra mondiale. Per questo i bielorussi conoscono meglio di chiunque altro il prezzo della pace e dell’amicizia tra i popoli, perseguono la propria politica estera sui principi del buon vicinato, del rispetto reciproco e della non ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani.

Non siamo noi a erigere barbaramente ai nostri confini occidentali un muro di cemento armato con filo spinato che ricorda fortemente i recinti di Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen, che devasta l’ultima foresta reliquia d’Europa. Non siamo noi che spariamo con proiettili di gomma, lanciamo oltre confine e seppelliamo i cadaveri mutilati di sfortunati profughi provenienti di decine di Paesi dell’Est che abbandonano le proprie case e fuggono dalle guerre scatenate dagli Stati Uniti con il tacito assenso dell’UE , che sperano ancora di trovare una vita migliore nell’Europa “civile”.

Non siamo noi che, violando tutte le leggi, norme e regole, cinicamente creiamo moltissimi chilometri di code al confine dell’UE, di cui soffrono gli stessi cittadini dell’UE, par far passare una quantità insignificante di trasporto. Non siamo stati noi a scatenare una guerra dell’informazione contro l’UE nell’estate del 2020 pagando milioni di euro ad ex criminali, neonazisti e all’opposizione radicale incitandoli ad un sanguinoso colpo di stato in Bielorussia, provando in ogni modo possibile trasformare negli occhi degli europei un pacifico lavoratore bielorusso in un sanguinoso bielorusso distruttore che rappresenta una minaccia diretta alla “democrazia” europea.

Non siamo noi che adesso conduciamo il dialogo nel linguaggio soffocante delle sanzioni settoriali contro quei paesi che si sono concessi l’impudenza e l’audacia di non essere d’accordo con la quota dei paesi del terzo mondo.

Ma siamo noi bielorussi che ogni anno estendiamo l’ingresso senza visto nel nostro paese per i cittadini dell’UE, offrendo a centinaia di migliaia di europei l’opportunità di godere l’ospitalità bielorussa, ammirare la nostra natura pittoresca e assaggiare il nostro delizioso cibo ecologico.

Siamo noi bielorussi che nonostante tutto ancora invitiamo gli europei a partecipare agli eventi sportivi, culturali e storici.

Siamo noi bielorussi che l’anno scorso,  mentre avanzava una feroce “guerra” contro i monumenti ai soldati-liberatori sovietici, che salvarono i popoli d’Europa dalla peste bruna durante la seconda guerra mondiale, abbiamo celebrato l’Anno della Memoria Storica con Decreto del Presidente del nostro Paese A.Lukashenko. Abbiamo raccontato ai nostri bambini quanto sia importante studiare e conoscere la storia del proprio paese per non ripetere gli errori del passato, “non imbattersi due volte nello stesso rastrello”. Ricordiamo gli eroi del passato e non dimentichiamo i nostri contemporanei.

Siamo noi bielorussi che oggi quando, di fatto, nella nostra fraterna Ucraina è in corso una guerra fratricida contro il regime criminale fascista di Zelensky, provocato dagli Stati Uniti e alimentato da forniture di armi dall’Europa e tranche di denaro multimiliardarie a spese del popolo europeo, abbiamo proclamato l’Anno della Pace e della Consapevolezza. Proclamiamo l’importanza della pace e dell’amicizia tra i popoli e continuiamo a fare tutto il possibile per garantire che questa pace arrivi nelle nostre terre il prima possibile.

Quali sono le relazioni tra Russia e Bielorussia? Perché questo legame si è interrotto con l’Ucraina, ma persiste in Bielorussia?

Fino a 10-15 anni fa, in linea di principio, tutti noi pensavamo che stavamo creando un unico mondo globale, dal momento in cui cercavamo di assicurarci che questo mondo si sarebbe basato sulle stesse regole.

Sembrava che ogni Paese avrebbe avuto l’opportunità di svilupparsi, commerciare e interagire normalmente. Converrete con me che tutto questo si è rivelato essere una bugia, un falso. In realtà, hanno iniziato a dettare determinate condizioni, e a fare pressione su di noi. Non solo inizialmente questo mondo non è stato costruito in modo sufficientemente equo, il nucleo del mondo ha sempre ricevuto ulteriori vantaggi rispetto ai Paesi della cosiddetta periferia, dove è stata inclusa la Repubblica di Bielorussia. Ma quando è arrivata la crisi, ci hanno imposto condizioni politiche inaccettabili. E da questo punto in poi ogni accordo è impossibile.

Il nostro principale partner strategico, politico ed economico è sempre stato e rimane la Federazione Russa. Questo è il mercato più potente e che conosciamo meglio. Con questo mercato è stato raggiunto un alto livello di cooperazione, i bielorussi partecipano agli appalti pubblici nella Federazione Russa, i russi ai nostri. E solo questo mercato può garantire lo sviluppo sostenibile dell’economia bielorussa. Ma questa non è la cosa principale, perché monetizzare gli stretti legami etnici e di sangue che intercorrono tra bielorussi, ucraini e russi, sviluppatisi per secoli dai tempi della Rus di Kiev, sarebbe, da parte mia, cinico.

Sai, non lontano dalla mia piccola patria, al confine tra Ucraina, Bielorussia e Russia, nel lontano 1975, è stato eretto il Monumento dell’amicizia chiamato «Tre Sorelle», in onore dell’amicizia dei popoli bielorusso, russo e ucraino. E per più di quarant’anni, fino al 2014, in questo luogo si svolgeva il grande festival internazionale “Unità Slava”, nell’ambito del quale vi era anche il Campo dell’amicizia Giovanile. Migliaia di bielorussi, russi e ucraini in tre giorni nella natura trovavano nuovi amici. Anche dopo il crollo dell’URSS, i confini qui venivano una volta all’anno cancellati: durante il festival nessuno chiedeva il passaporto. Ma col passare del tempo, dove è intervenuta la politica sporca, l’anima è volata via. E ora le autorità ucraine della Regione di Chernihiv stanno preparando documenti per la demolizione del monumento…. Ma la memoria storica delle persone non può essere tagliata o bruciata con un laser, né con il napalm, né con pugnali o lance.

Pensa che sia possibile una riconciliazione tra i popoli russo e ucraino? Che ruolo può svolgere la Bielorussia in questo contesto?

Certo, sì. Dopotutto, qualsiasi guerra o conflitto militare nel corso della storia umana, si è sempre conclusa con negoziati che hanno portato alla pace. Ma, naturalmente, in base alla situazione in Ucraina, questo processo dipenderà in misura maggiore da quanto si protrarrà l’operazione militare speciale condotta dalla Federazione Russa e da quanto saranno raggiunti i suoi obiettivi iniziali. Credo che la pace e la comprensione tra i popoli slavi prevarranno solo quando la questione della denazificazione dell’Ucraina sarà finalmente risolta.

Vorrei inoltre sottolineare che in questa situazione il ruolo della Bielorussia è estremamente importante. Siamo stati e siamo ancora una piattaforma di negoziazione attiva tra le parti in conflitto. Il popolo bielorusso, come nessun altro al mondo, sperimenta molto dolorosamente ciò che sta accadendo in Ucraina ed è interessato a un rapido accordo di pace, perché i nostri fratelli e sorelle stanno morendo sia da un lato che dall’altro.

Grazie alla politica del Presidente della Repubblica di Bielorussia Alexander Lukashenko, il nostro Paese si sta sviluppando in modo progressivo in tutti i settori e ha acquisito l’immagine di donatore di sicurezza nella regione attraverso iniziative di pace, in particolare rivolte al dialogo globale sulla sicurezza. Essendo nel cuore dell’Europa, il nostro Paese contribuisce alla pacifica convivenza di tutti i membri della comunità internazionale, alla riduzione dei conflitti esistenti, incarna il principio del sostegno reciproco degli Stati nella lotta contro le sfide del nostro tempo. 

La Repubblica di Bielorussia sostiene una soluzione pacifica della situazione in Ucraina. È stato proprio su iniziativa del Capo di Stato bielorusso che sono stati organizzati tre round di negoziati tra Russia e Ucraina sul nostro territorio. Siamo pronti a continuare a prendere tutte le misure necessarie, compreso l’uso dei metodi di diplomazia parlamentare, per promuovere la risoluzione politica del conflitto russo-ucraino.

Ma il problema è che, al giorno d’oggi, non a tutte le elite politiche ed economiche sulla scena mondiale è vantaggiosa la pace. Noi, slavi, abbiamo un detto che rivela completamente il significato di ciò che sta accadendo «a chi è cara la guerra – e a chi è cara la madre» (NdT: il detto “a chi è la guerra e a chi è cara la madre” significa che ci saranno sempre persone per le quali la guerra non si trasforma in dolore, ma in bene). Qualcuno sta cercando di fare qualsiasi cosa per la pace e la sicurezza nella regione, mentre altri, in una situazione di guerra, come un paio di anni fa con il COVID-19, guadagnano apertamente miliardi insanguinati dichiarando con orgoglio che i soldi non hanno odore…

La posizione degli Stati Uniti sulla questione ucraina è da tempo chiara, ma sono più indignato dalla posizione dei singoli leader europei e del Parlamento europeo, che aggiungono sempre più benzina sul fuoco e incitano all’allargamento del teatro delle operazioni.

Prendiamo, ad esempio, la risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2023 sul Tribunale per le azioni della leadership di Russia e Bielorussia, e se questa possa essere considerata adeguata. Provo imbarazzo a chiedere in quale parte del corpo fosse l ‘” occhio che tutto vede ” della giustizia europea a partire da 2014, quando un vero genocidio fu scatenato sul territorio del Donbas da parte di gruppi nazi-banditi ucraini contro il loro stesso popolo.

Questa è un’altra farsa su cui si sono impegnati politicamente i singoli deputati europei, contraddicendo la verità e il significato autentico. Invece di cercare opportunità per ripristinare la pace in Ucraina, i deputati provocano ancora di più un aumento delle tensioni regionali. Dove tutto ciò porterà solo il tempo potrà dirlo!

Negli ultimi 30 anni in Occidente abbiamo assistito al declino dei partiti comunisti e all deterioramento dell’ideologia. Perché è successo?

Sarebbe complicato definire che cosa abbia causato il declino dell’ideologia comunista nei paesi europei. Ogni stato dovrebbe essere analizzato individualmente e le cause dell’accaduto sarebbe più corretto cercarle non solo in base alle realtà politiche interne che i popoli europei hanno affrontato in passato e continuano ad affrontare oggi, ma anche agli interessi di grandi personaggi politici che perseguono i propri obiettivi geopolitici.

Credo si possa individuare una tendenza comune per i comunisti d’Europa. Il distacco graduale dall’apprendimento classico del comunismo è iniziato a metà del secolo scorso e ha portato alla formazione del cosiddetto eurocomunismo. L’idea di stabilire un nuovo modello di regime democratico al posto della dittatura del proletariato per creare uno stato di “democrazia progressista” ha portato all’indebolimento delle posizioni della maggior parte dei partiti comunisti in Europa. Ad esempio, lo stesso “Partito Comunista Italiano” abbandonò la vecchia denominazione trasformandosi in “Partito Democratico della Sinistra”.

A mio avviso, l’eurocomunismo ha praticamente privato il movimento comunista della propria tradizione ideologica e ha portato il popolo ad una diminuzione dell’interesse.

La riconsiderazione della situazione ha spinto le forze politiche comuniste europee ai nuovi cambiamenti. Ciò è stato agevolato grazie anche al ritorno delle strutture politiche socialdemocratiche, ai loro comportamenti ideologici tradizionali. Tuttavia, a seguito delle trasformazioni molti partiti tradizionalmente considerati “eurocomunisti” sono diventati ancora più “di sinistra”.

Penso che i vostri lettori saranno d’accordo col fatto che nonostante la radicalizzazione degli slogan dei partiti comunisti e partiti di sinistra europei, i loro programmi elettorali contengano richiami alla democratizzazione delle istituzioni politiche dell’UE già esistenti. Temo di sbagliare ma praticamente tutti i partiti comunisti che operano nei paesi europei non dichiarano affatto il bisogno di metodi rivoluzionari di lotta per il potere, al contrario, nei programmi della maggior parte dei partiti comunisti si riconosce il ruolo dell’iniziativa della proprietà privata.

A mio parere, gli eventi che si svolgono nei paesi europei inevitabilmente porteranno al fatto che i partiti comunisti continueranno a trasformarsi ideologicamente e ad adattare i loro programmi alle nuove circostanze. Sono certo che i comunisti europei abbiano già compreso la necessità di aumentare la loro stima pubblica e competitività politica.

Secondo Lei sarebbe possibile creare un forte movimento comunista nei paesi dell’Europa occidentale? Che consiglio potrebbe dare ai compagni nell’UE?

Credo che la formazione di un forte movimento comunista nei paesi dell’Europa occidentale e l’arrivo delle forze di sinistra al potere non sia assolutamente possibile.

Purtroppo è una realtà oggettiva e inevitabile. 

A meno che gli stessi europei non vogliono seguire la via della pace, prosperità e consapevolezza all’opposto di caos, manifestazioni di protesta e l’imminente mendicante sopravvivenza dei popoli d’Europa a favore dell’egemone mondiale e di un mucchio di oligarchi “sacchi di denaro” che costantemente proclamano i principi del liberalismo e finta democrazia. 

Mi scuso per essere troppo diretto ma dopotutto se gli eventi in Europa continuano a svilupparsi secondo lo scenario che è stato imposto al di fuori, nel prossimo futuro la civilizzazione europea si trasformerà in una canalizzazione occidentale.

Inoltre, l’attuale situazione politica, economica e sociale in Europa è stata definita nel 1913 da Vladimir Lenin nella sua opera “Il Primo Maggio del proletariato rivoluzionario”:

Per una rivoluzione non è sufficiente che le classi inferiori non vogliano vivere come prima . Si richiede anche che i vertici non possano dirigere e governare come prima.” 

Ecco perché il tentativo di rivoluzione colorata non ha avuto successo in Bielorussia nel 2020.

Cogliendo l’occasione, vorrei ringraziare la redazione per le domande taglienti e

augurare a tutti pace e consapevolezza!

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Deputato della Camera dei Rappresentanti dell’Assemblea nazionale della

Repubblica Bielorussia,

2° Segretario del Comitato Centrale del CPB (Comitato Centrale del Partito Comunista della

Bielorussia)

Sergei Syrankov

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