di Francesco Galofaro e Marco Pondrelli
La sentiment analysis della settimana esce eccezionalmente di lunedì ed è dedicata all’AUKUS, acronimo per l’accordo tra Australia, UK e USA finalizzato al contenimento militare della Cina nella regione indopacifica. Un accordo che ha visto la clamorosa cancellazione senza preavviso di una commessa miliardaria di sommergibili nucleari che l’Australia aveva richiesto alla Francia, dietro la quale è possibile leggere un secondo fine importante: ridurre l’influenza francese nella zona. Inoltre, AUKUS è un monito implicito a quegli Stati europei che vorrebbero mantenere con la Cina un atteggiamento di apertura, come la Germania e, almeno in passato, l’Italia. Non è un caso che, dopo la decisione unilaterale degli USA di abbandonare precipitosamente l’Afghanistan e dopo il caso AUKUS, l’Unione europea abbia rispolverato la vexata quaestio dell’esercito comune europeo e il problema di come contare di più nella NATO.
Come possiamo vedere dalla figura 1, l’atteggiamento della rete è prevalentemente negativo: solo un 13,6% dei messaggi si pronuncia positivamente sull’argomento. Nel merito della sfumatura emotiva dei messaggi, prevale di gran lunga la rabbia (42,4%); gioia, tristezza e paura si attestano ciascuna al 19,2%. Come accade di consueto, un piccolo numero di messaggi esprime una “gioia negativa”, ovvero un certo sarcasmo sull’argomento. Un’occhiata di confronto ai rispettivi word cloud per ciascuna delle passioni espresse dai messaggi (figure 3 – 6) ci porta a cercare le differenze che caratterizzano le rispettive tonalità emotive. I messaggi che esprimono rabbia (fig. 3) sono relativamente più poveri degli altri, soffermandosi in misura maggiore su Cina, USA, Francia e NATO. In alcuni di questi messaggi compaiono riferimenti alla politica italiana (Draghi, Governo, Salvini), in prevalenza per lamentarsene. A parte Draghi, i politici italiani non hanno un gran peso nei messaggi che esprimono altre coloriture passionali. Invece, altre parole sono più utilizzate e questo ci permette di considerarle caratterizzanti per quanto riguarda le emozioni manifestate. Così, la paura (fig. 4) è manifestata in prevalenza dalla parola “nucleare”, che negli altri cloud ha un peso assai minore o è assente. I messaggi che esprimono gioia (fig. 5) nominano il segretario di stato Blinken e la parola “dibattito”; la tristezza (fig. 6) emerge invece da messaggi in cui si delineano più precise le coordinate geopolitiche della Regione (Taiwan, Pacifico) e compare la parola “patto”.
I tweet che esprimono rabbia si differenziano molto nei contenuti: alcuni denunciano nettamente la manovra angloamericana nel pacifico: “Paesi colonialisti che vorrebbero tornare a dettare legge in Asia. AUKUS e paccottiglie simili non sono altro che strumenti di potenze coloniali. La Cina, assieme ad altri Paesi asiatici, sarà l’argine a questi personaggi fuori dalla storia”; E’ in discussione il ruolo della NATO: “Con l’Aukus hanno giá certificato la fine della NATO. Anzi, sarebbe meglio l’Italia si accodasse in fretta a tale accordo, ne avrebbe da guadagnare”; “Biden ha teso una mano a Macron riconoscendo l’Autonomia strategica Ue (ma nella Nato)”. Suscita scetticismo l’idea di un nuovo esercito europeo, che Macron vorrebbe “per vendetta”. Preoccupa l’idea “di un esercito senza Stato”, e c’è chi nota: “Non si può avere un esercito UE, se ci sono nazioni come la Francia che hanno interessi militari propri o la Germania che ha un esercito ospitato nelle caserme americane”. Altre letture interpretano le dichiarazioni di Xi Jinping di questi giorni su Taiwan come una risposta all’Aukus. Infine, non manca una piccola quota di messaggi belluini e anticomunisti. Il livello di intelligenza è il seguente: “La Cina va fermata. Devono tornare a mangiare riso e basta. #AUKUS, @iostoconTaiwan”. Come se a Taiwan risiedessero ariani biondi che mangiano hamburger.
Passando ai messaggi che esprimono paura, riferiscono di europarlamentari e capi di stato UE che discutono delle relazioni con gli USA; lo stesso per quel che riguarda il recente incontro tra Merkel e Draghi, il quale premerebbe per la difesa europea. Gli USA esprimerebbero un disinteresse crescente per l’Europa sotto un profilo geopolitico. Sono in molti a lamentare le possibili ricadute dell’accordo Aukus in termini di minaccia nucleare, e alcuni citano il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, preoccupato perché l’AUKUS consente a Canberra di costruire una flotta di sottomarini nucleari e sfida il regime di non proliferazione nucleare. Alcuni Paesi della zona, inoltre, temono il rischio di guerra e valutano l’abbandono della posizione di neutralità nel conflitto tra USA e Cina.
Quanto alla gioia, per alcuni l’AUKUS fa chiarezza su “chi comanda davvero nel Pacifico”; per altri, è l’occasione di creare un esercito europeo; gli ottimisti pensano che Baiden e Macron abbiano già ricucito e propongono una road map per rilanciare i rapporti tra alleati, mentre c’è chi loda “la National Space Strategy posta in campo dall’esecutivo di Boris Johnson”. L’AUKUS sarebbe una mini-NATO anticinese che ridisegna il mondo; se i messaggi che esprimono rabbia denunciano il ruolo ancillare degli UK nei confronti degli USA, per converso quelli che esprimono gioia lodano i conservatori inglesi per il grande futuro che stanno disegnando in Gran Bretagna.
Il tenore dei messaggi che esprimono tristezza non è diverso da quelli che manifestano paura. Nulla di fatto è stato prodotto dall’incontro dei 27 leader della EU a Brdo; l’Europa sembra essere relegata a un ruolo marginale; come accade sempre in questa nostra rubrica, fa tristezza Jens Stoltenber quando dichiara che “il patto Aukus non deve creare frattura nella Nato”, che comprende la delusione della Francia ma che non è un patto contro l’Europa (le dichiarazioni di Stoltemberg sono sempre ammantate di mestizia, almeno secondo il nostro algoritmo). C’è chi si chiede se davvero si può auspicare una risposta militare alla Cina e se una parte dell’opinione pubblica faccia il tifo per la guerra, e chi sottolinea che l’oceano Pacifico è sempre meno pacifico …
Contro la nuova guerra fredda: come commentare l’atteggiamento della rete? L’accordo Aukus rispolvera la guerra fredda contro il comunismo e la logica dei giochi a somma zero, secondo cui non è possibile che due giocatori vincano entrambi da una cooperazione. In vista dell’obiettivo, gli USA stanno ridisegnando le proprie alleanze sacrificando il rapporto con la Francia e mantendo i Paesi della UE in un ruolo marginale. Alcuni di questi Paesi potrebbero avere invece un interesse nello scongiurare l’escalation, dialogando con la Cina su temi quali ambiente, sicurezza dei mari, commercio. Si tratta di un confronto cui la Cina non si è mai sottratta. L’accordo Aukus e l’incidente dei sommergibili atomici segnala se non altro che il diverso atteggiamento tenuto da USA e Paesi europei nei confronti della Cina non è un gioco delle parti,ma un vero conflitto interimperialista tra una strategia che non rinuncia in linea di principio alla collaborazione e una che guarda solo al conflitto, con attori che storicamente hanno sempre mirato a giocare un ruolo autonomo, come la Francia. Parigi è presente nella zona con le isole della Riunione e la Nuova Caledonia. In dicembre, la Nuova Caledonia deciderà con un referendum se rimanere parte dello Stato francese. Una eventuale fuoriuscita pilotata dagli USA potrebbe segnare un ulteriore peggioramento nelle relazioni tra USA e Francia e il prevalere dell’imperialismo di Washington sulle ambizioni neocoloniali di Parigi nell’area. Non a caso, attualmente la Francia sta ritardando deliberatamente un accordo tra UE e Australia sul libero commercio. La crisi delle relazioni tra USA e importanti Paesi dell’Unione potrebbe comunque risolversi a vantaggio dei secondi, in quanto la Cina non è affatto uno spettatore passivo in questa vicenda, ma una superpotenza mondiale in grado di stabilire collaborazioni effettive ed efficaci con altri Paesi. Tuttavia, è ben difficile che l’UE possa giocare un ruolo unitario in questo scenario, attraversata com’è da tensioni e contraddizioni. Ad esempio, l’atteggiamento della Francia nei confronti della Cina non è certo stata privo di ambiguità; inoltre vi sono nella UE Paesi, forze politiche e singoli parlamentari del tutto subalterni a Washington che, in un utopico processo di progettazione di una politica estera comune, giocheranno sempre con l’avversario.
Figura 1
Figura 2
Figura 3
Figura 4
Figura 5
Figura 6