Crisi in Ucraina: l’atteggiamento della rete

di Francesco Galofaro, Università di Torino

La sentiment analysis della settimana non poteva non essere dedicata alla crisi ucraina. Nonostante i fatti abbiano smentito le previsioni americane sulla data dell’invasione russa e nonostante il gesto distensivo della Russia, che ha cominciato a ritirare le truppe dalla Crimea, si susseguono le accuse statunitensi e il clima è da apocalissi nucleare. Come nota più di un internauta, la vicenda ricorda specularmente la crisi di Cuba del 1962: quando Kennedy tentava di evitare che i sovietici riempissero di missili il suo giardino di casa passava per un eroe, mentre oggi, per il medesimo fine, Putin è additato come un tirannico oppressore. La differenza rivela il tasso di ideologizzazione del punto di vista di alcuni mezzi di comunicazione. Qual è l’effetto di questo genere di propaganda sull’opinione degli utenti?

Atteggiamento degli utenti sulla crisi ucraina

Come potevamo immaginare, il 90% dei messaggi ha una polarità negativa (fig. 1). Il 10% positivo è costituito da messaggi a carattere religioso: preghiere di speranza e inviti alla pace. In questo modo trova espressione l’attivismo cattolico – tra gli altri protagonisti spicca la Comunità di Sant’Egidio. Venendo alle passioni espresse (fig. 2), il 44% dei messaggi esprime rabbia. Seguono la paura (22%), la tristezza (19%) e la gioia (15%). 

Nell’espressione di rabbia trovano sfogo in prevalenza i messaggi che denunciano il ruolo degli USA e della NATO nel causare la crisi. C’è chi cita Noam Chomsky («L’atteggiamento degli USA verso Russia e Ucraina è irrazionale») e chi Lavrov («L’Occidente si ritiene in diritto di dirci come dovremmo comportarci nel nostro stesso territorio».). In seguito alle previsioni americane sull’attacco, molti sono i messaggi indignati (“Basta fake news!”). Qualcuno è arrabbiato anche perché sono aumentate sensibilmente le importazioni di gas USA in Europa grazie a un clima che gli USA stessi continuano ad alimentare. Il vescovo di Kiev denuncia il gioco internazionale che vede l’Ucraina ridotta al rango di scacchiera. Secondo un osservatorio geopolitico, «Il presidente della fazione parlamentare ucraina “Servant of the People” David Arakhamia [la stessa del presidente Zelensky, N.d.A.] ha accusato i media americani di diffondere “vere e propre bufale” sull’invasione russa». Si spreca il sarcasmo: molti si attendono una guerra perché Luigi Di Maio si è proposto come mediatore per la pace. Alcuni messaggi sono più belluini, come quello di Raffaele Fitto, che si attendeva dalla UE maggiore rigidità contro il gasdotto NordStream2.

Esprimono paura i messaggi che insistono sulla minaccia di invasione, inclusi quelli che non credono al ritiro di Putin. Esprimono paura anche quei messaggi che, assumendo il punto di vista ucraino, dichiarano di non aver paura di un’invasione. Non si tratta ovviamente di utenti ucraini, ma di tifoserie di italiani che hanno confuso guerra e olimpiadi. Testate istituzionali e Advisor per investimenti telematici sottolineano i rischi per l’Europa sotto un profilo energetico. Qualcuno fa notare che l’incubo in cui ci troviamo è alimentato dall’interventismo USA. Sono allarmisti i messaggi che denunciano cyberattacchi in Ucraina sostenendo che la guerra è già iniziata. Fortunatamente, una minoranza di guerrafondai denuncia Draghi perché non prende una posizione decisa a fianco di Boris Johnson contro Russia e Cina. 

Per quanto riguarda la tristezza, molti riportano il ritiro di Alina Pash, cantante ucraina costretta al ritiro dall’Eurovision per aver passato un periodo in Crimea a dispetto del boicottaggio del suo governo. Causa inoltre tristezza e sconcerto il fatto che gli USA neghino il ritiro delle truppe russe. Si fa anche dell’ironia: in molti si dichiarano delusi perché l’invasione prevista dagli USA non è arrivata.

Se la gioia è prevalentemente associata ai messaggi positivi e alle preghiere per la pace, una piccola parte dei messaggi esprime una “gioia negativa”. Si tratta di due tipi di messaggi: in primo luogo messaggi che non sono “per la pace” ma “contro la guerra” e provengono da associazioni e volontari. Ce n’è anche uno del PD che salta sul carretto di Sant’Egidio schierandosi «in prima linea per evitare il conflitto», con una retorica di gusto tanto dubbio da sfidare le capacità di classificazione del nostro algoritmo. In secondo luogo, messaggi guerrafondai: «Quasi quasi ci spero in un attacco in grande stile da parte dello ZAR Putin. Però vi voglio al fianco fisicamente e non con il solito appoggio morale». 

Conclusione: polarizzazione delle emozioni

Tralasciando le battute su Di Maio, che hanno ormai sostituito quelle su Totti dei bei tempi nelle preferenze degli utenti, è molto interessante la relazione tra il punto di vista sulla crisi e la tonalità emotiva espressa. Così, i cattolici manifestano prevalentemente la speranza per la pace, mentre l’impegno dei laici si esprime soprattutto in forma di rabbia contro la guerra: i due significati sono complementari, ma molto ben differenziati nelle scelte espressive. La tristezza e la paura sono più appannaggio di chi vive la guerra con ansia, passivamente, come una minaccia che non è possibile fronteggiare o combattere. Allo stesso tempo, le due ultime emozioni sono preferite da chi è per la guerra, assumendo una posizione atlantista e filo-americana e individuando il proprio bersaglio non tanto in Putin, quanto nell’Italia e nella Germania.

Nota tecnica

Le sentiment analysis di Marx21 sono realizzate scaricando dalla rete i duecento commenti più influenti, perché sono i più rilanciati dagli utenti o i più citati oppure hanno avuto più risposte o “like”. Le nostre analisi delle emozioni sfruttano una libreria open-source del linguaggio di programmazione Python; l’algoritmo di analisi dello stile enunciativo è stato sviluppato da Francesco Galofaro e dai suoi studenti nell’ambito del laboratorio semiotica e big data dell’Università di Torino applicando tecniche semiotiche all’elaborazione del linguaggio naturale, ed è una ricerca di frontiera. In entrambi i casi, le reti neurali che classificano i messaggi sono addestrate direttamente sulla lingua italiana. Il word-cloud è una rappresentazione delle parole più utilizzate nei messaggi e permette un “colpo d’occhio” sul loro contenuto. Nonostante questo, per evitare distorsioni, non manchiamo mai di citare i messaggi degli utenti più significativi per assegnare una interpretazione ai numeri.

Figura 1

Figura 2