di Francesco Galofaro e Marco Pondrelli
La notizia della settimana è senza dubbio il vertice tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense George Biden. Il secondo era reduce da un G7 in cui aveva tentato di trascinare i suoi alleati occidentali in una crociata anticinese, sentendosi rispondere che la Cina resta un partner irrinunciabile sulle questioni ambientali.
Abbiamo sondato gli utenti di twitter per sondare l’accoglienza della rete nei confronti del dialogo tra i due presidenti. Il nostro corpus è composto da 200 messaggi selezionati in base all’influenza (numero di commenti e di re-tweet). Come potevamo attenderci (fig. 1) l’incontro e l’avvio del dialogo è stato considerato una buona notizia di per sé. Dacché Biden si è insediato, non solo non ha mutato apprezzabilmente la dottrina di Trump nei confronti di Cina e Russia sul piano economico, ma i suoi toni si sono fatti decisamente più assertivi sotto un profilo militare, il che non può non aver destato preoccupazioni. Il tasso elevato di soggettività di questi commenti (fig. 2) dipende probabilmente dal clima positivo: c’è chi augura a Biden di non addormentarsi, c’è chi dice che Putin è il più sexy, c’è chi si augura che tra i due non volino oggetti volanti non identificati. La maggior parte dei commenti insiste sulle strette di mano, sul fatto che gli incontri faccia a faccia favoriscono la comprensione, sul momento storico, da molti paragonato all’incontro Reagan-Gorbaciov.
Tra i pochi tweet negativi, alcuni lamentano l’assenza dei problemi ambientali, che paiono non preoccupare nessuno dei due; altri si concentrano sull’atmosfera da guerra fredda e di ostilità verso la Cina, e c’è infine chi (Oscar Giannino) è persino più belluino di Biden, accusato di aver surrettiziamente accettato l’annessione della Crimea, paragonata a quella dei sudeti.
Circa i temi toccati al vertice, i più citati sono la questione ucraina, le “interferenze politiche”, i diritti umani e la cyber-sicurezza. Alcuni ricordano il terribile attacco del maggio scorso che ha paralizzato l’oleodotto USA noto come colonial pipeline, costringendo gli USA a pagare 4,4 milioni di dollari all’organizzazione criminale DarkSide. E’ una novità interessante e un indubbio segno dei tempi che al vertice si sia discusso di infrastrutture da porre al riparo dai cyberattacchi, accanto al disarmo nucleare e al rispetto degli accordi di Minsk. Tuttavia, occorre registrare che, come in tutti i “grandi eventi”, la cornice e la cronaca hanno prevalso sui contenuti, specie nei tweet della stampa: attese, fotografi, strette di mano …
C’è chi nota che Putin era accompagnato dai suoi diplomatici più rappresentativi per ciò che riguarda la Siria e l’Ucraina; altri deprecano la (del resto inevitabile) presenza di Victoria Nuland, sottosegretario di Stato per le questioni politiche, esperta di affari europei ed euroasiatici, considerata la vera artefice della crisi Ucraina del 2013/2014, nota per l’intercettazione di una conversazione telefonica con l’ambasciatore USA in Ucraina in cui lanciò la parola d’ordine “Fuck the EU”.
Ovviamente alcuni commenti su Biden sono molto ideologici: lo definiscono un vero democratico, difensore intransigente dei diritti umani e (contemporaneamente) un pragmatico e un grande negoziatore: una “spia” del discorso ideologico è proprio il fatto che a Biden vengano attribuiti valori tra loro contrari. Qualcuno sottolinea che le autorità svizzere hanno dato il benvenuto ufficiale a Biden e non a Putin, alla faccia della neutralità, mentre altri sostengono che Biden è il peggior presidente USA di sempre, peggio anche di Nixon e Bush. Altri tweet sono più interessanti: si citano dati di Coldiretti, secondo i quali sette anni di embargo alla Russia hanno danneggiato l’economia italiana.
Duole dire che i media tradizionali hanno raccontato l’incontro dal punto di vista di Biden. Il punto di vista russo sulle principali faglie che dividono il mondo è stato oscurato come sempre. Biden minaccia, Biden avverte, Biden propone ecc. Per l’approfondimento dei fatti e del merito dei temi trattati dovremo attendere i beneinformati; come sempre accade nei conflitti, anche in questo caso la stampa si è limitata a prendere posizione in una guerra la cui posta in gioco è la costruzione della verità.
Figura 1
Figura 2