di Francesco Galofaro e Marco Pondrelli
Sorpresa! Il governo Draghi è di destra. Come se non bastassero condoni e proposte irricevibili sugli appalti al massimo ribasso, è arrivato finalmente lo sblocco dei licenziamenti. Confindustria ordina, il governo esegue, le forze politiche che lo sostengono, mai così impopolari come oggi, tacciono. E l’opinione pubblica? Per farcene un’idea, abbiamo testato gli utenti di twitter: il risultato (fig. 1) è che due utenti su tre esprimono un atteggiamento negativo nei confronti del tema considerato. E lo fanno prevalentemente con argomentazioni oggettive rispetto alla soggettività espressa dai tweet positivi (fig. 2).
Tra i tweet “positivi”, molti tentano di minimizzare l’impatto dei licenziamenti sul quadro economico. Troviamo anche messaggi che chiedono (retoricamente) a Teresa Bellanova se non sarebbe meglio mettere in campo ammortizzatori sociali prima dei licenziamenti, oppure notano (ironicamente) la piena sintonia di Enrico Letta con un governo al servizio di Confindustria.
Molti i messaggi di solidarietà diretti ai lavoratori della Whirpool, nel mirino dopo lo sblocco del 30 giugno. Si sprecano le previsioni sui numeri dei licenziati, regione per regione, in Umbria, in Veneto, in Sicilia; complessivamente, tra i 500 mila e i due milioni di posti di lavoro sarebbero a rischio e c’è chi giustamente si chiese che senso abbia questa misura nel contesto di un quadro economico già in gravissima crisi. Alcuni fanno notare alla “sinistra dei diritti” che donne e giovani pagheranno il prezzo più alto dallo sblocco dei licenziamenti; per altri i problemi più gravi si avranno al sud; nel complesso, la misura è definita una “bomba sociale”. Ricordiamo che, secondo dati OCSE, siamo secondi in Europa per tasso di disoccupazione giovanile (33%). Quella femminile è all’11,3%, il doppio della media europea, ed è in crescita, in controtendenza rispetto agli altri Paesi UE.
Ce n’è anche per i giornalisti, specie quelli di ottoemezzo, in prima linea come sempre nella difesa del draghismo a oltranza. Pure i sindacati non escono troppo bene da questa vicenda. Si fa molta ironia sulla “linea dura” che andrebbe promossa contro il governo. Nel pieno della crisi complessiva delle istituzioni che stiamo vivendo, non occorre ricordare che alcuni sondaggi accreditano la credibilità di CGIL/CISL/UIL addirittura al di sotto di quella dei partiti.
Figura 1
Figura 2