La pesca dell’Esselunga o la politica: cosa mettere al centro. Editoriale

di: Francesco Maringiò

«Non c’è una spesa che non sia importante» è lo slogan della pubblicità Esselunga schizzata sui diversi social e nelle trasmissioni mainstream come trend topic di questi giorni. Lo scenario principale nel quale si muovono madre e figlia sono gli scaffali ed i prodotti del brand ed il consumo (l’acquisto della famosa pesca) è l’unico modo per realizzare la catarsi di emozioni attorno alla figura della bambina. Come rileva il Rapporto Coop 2023, sfibrati da due decenni di stagnazione economica, aumento delle diseguaglianze ed inflazione, gli italiani comprano sempre meno carne, frutta e verdura. In un paese così il dibattito politico si polarizza invece sulla “pesca dell’Esselunga”.

C’è chi, attorno al racconto della tristezza della bambina ed al suo tentativo di far dialogare i genitori divorziati, vede un attacco indiretto al divorzio, una conquista ottenuta dopo anni di lotte sociali e politiche. Sicuramente, ci troviamo invece nel campo di quello che viene definito “capitalismo woke”, che si manifesta con campagne di marketing che hanno come temi principali i diritti civili e che servono alle aziende a mantenere la presa sugli orientamenti della società, posizionando il proprio brand in modo che acquisti sempre più valore. Alla faccia dei diritti delle minoranze e dell’ambiente, che queste imprese sfruttano per generare valore.

È uscito recentemente in Italia un libro che affronta a piene mani questo tema e che si chiama proprio Capitalismo Woke [Carl Rhodes, Capitalismo woke Come la moralità aziendale minaccia la democrazia, Fazi Editore, 314 pagine, 20€]. Certo non esente da limiti politici o visioni decisamente discutibili (come tutta la parte dove parla di Hong Kong, con una certa dose di suprematismo occidentale) questo libro ha però il merito di squadernare un punto centrale di questo fenomeno del quale si dibatte molto negli Stati Uniti. E cioè che questa ideologia si nutre della sottocultura che vede la fine della distinzione tra politica ed economia, con quest’ultima che invade l’intera società e si sostituisce allo Stato. Le corporation, come rileva Carlo Galli nella prefazione, si posizionano su «cause meritevoli sì, ma simboliche o morali, ed economicamente innocue: hanno a che fare con diritti civili, non con diritti sociali strutturali, legati ai rapporti di potere tra capitale e lavoro. Rispetto ai quali funzionano come un diversivo».

Soprattutto, questa sostituzione dell’economia, attraverso le grosse corporation, alla politica avviene anche in virtù del fatto che queste strutture aziendali praticano una sistematica elusione fiscale (ed una compressione dei diritti dei lavoratori) che rendono lo stato più debole nel rispondere ai bisogni della società, perché privato delle risorse economiche essenziali. Nel libro si parla a lungo del caso Amazon, ma la pubblicità “della pesca” si colloca su un orizzonte non troppo distante: solo due mesi fa Esselunga è finita sotto inchiesta per un’ipotesi di reato relativa ad una “complessa frode fiscale e sistematico sfruttamento dei lavoratori”, con la Guardia di Finanza che ha sequestrato quasi 48 milioni di euro (1). Ed oggi tutti parlano della pesca e nessuno dei diritti di quei lavoratori o della possibile frode fiscale e neanche della difficoltà delle famiglie (divorziate o no) a fare la spesa perché impoverite.

Ciò che è deprimente è l’esercizio mediatico della classe dirigente e politica del paese, attenta a non lasciarsi sfuggire l’occasione di commentare (chi in un verso, chi nell’altro…ma guarda caso quasi tutti concordi nell’osannare lo spot) un trend topic del momento. Sono due facce della stessa medaglia, figlia della morte della democrazia in occidente, dove la politica viene fatta dalle grandi strutture economiche ed ai politici resta lo spazio solo della continua propaganda e presenza mediatica, che può garantire una rielezione, ma non la guida reale del paese.

Questo aspetto, che vede l’economia “mangiarsi” la politica, è un tratto distintivo del capitalismo maturo in occidente ed è uno dei punti centrali dello scontro in atto nel mondo, tra l’unipolarismo atlantico ed il multipolarismo. È del tutto evidente che nei paesi che guidano questa rinascita del così detto “Sud globale” il rapporto tra politica ed economia (e quindi tra diritti e bisogni collettivi e potere economico dei privati) è totalmente rovesciato rispetto all’Occidente e, nella loro lotta contro l’unipolarismo atlantico, difendono anche un sistema economico e sociale nel quale la politica (quindi l’interesse ed il potere collettivo) resti al centro. Aspetto questo essenziale per la lotta di resistenza dei subalterni dei paesi occidentali.

Questi ultimi, infatti, non sono soli nel mondo, sopraffatti unicamente da una plutocrazia che nel restringere gli spazi della politica, toglie loro ogni minima possibilità di emancipazione e riscatto. Perché la lotta di classe avviene su più piani e quello combattuto a livello mondiale apre spazi di manovra sia ai paesi subalterni che e le classi sfruttate dei paesi a capitalismo maturo.

Solo ricongiungendo una dimensione strategica ed una visione internazionale dei processi alla lotta contro le forme concrete del capitalismo del nostro tempo, nella nostra società, possiamo fare un passo avanti nella consapevolezza e nella crescita politica, rifuggendo dalle solite formule, purtroppo sconfitte, degli ultimi decenni.

Oggi, 1 ottobre, si celebra il 74 anniversario della fondazione della Repubblica Popolare, perno della costruzione del mondo multipolare. Oltre a rivolgere un saluto e le nostre felicitazioni al popolo cinese per i traguardi raggiunti lungo questi anni, soffermiamoci anche a capire sullo straordinario contributo che la rivoluzione cinese e lo sviluppo della Cina contemporanea ha portato al mondo ed alle classi e paesi subalterni.

Tra la pesca dell’Esselunga e la politica, sappiamo bene cosa mettere al centro!

Note:

(1) https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/22/frode-fiscale-e-somministrazione-illecita-di-manodopera-la-procura-di-milano-sequestra-quasi-48-milioni-a-esselunga/7203935/

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