di Mark Epstein
riceviamo e volentieri pubblichiamo questo interessante contributo
Piattaforme alternative
Con il crescendo della censura neototalitaria nell’Impero, stanno moltiplicandosi i siti che non si fanno cooptare, strumentalizzare, assoggettare, dall’Impero, ma perlopiù nel caso delle grandi mafie aziendali korporate dell’Impero, come Google, YouTube, de facto tutti gli oligopoli social media, ecc. si tratta non di cooptazioni ma di collaborazioni pienamente volontarie al crescendo neototalitario della soppressione dei diritti umani e civili della combine “public-private” del neoliberismo neototalitario imperiale.
Substack
Si tratta di un sito per autori che rifiutano di farsi censurare o manipolare dai canali controllati dalle aziende ed istituzioni del neototalitarismo imperiale. Su questo sito gli autori sono finanziati direttamente dai propri lettori, senza intermediari né korporate né statali-imperiali.
Rumble
Si tratta di un sito alternativo a YouTube, che sta crescendo in modo precipitoso, accogliendo molti degli autori, creatori di video, giornalisti, ecc. che stanno sfuggendo alle pratiche censorie di YouTube, fatte sia per conto del neototalitarismo di questa azienda, sia come servile strumento delle imposizioni censorie degli apparati, servizi, ed in genere mafia teppistoide dell’Impero.
Mint Press
https://www.mintpressnews.com/
Un ottimo sito di una reale sinistra alternativa, che pubblica anche molti saggi di politica internazionale. Ospita una serie di autori in genere indipendenti e molto bravi, come per esempio Dan Cohen (vedi la sua intervista con Scott Ritter).
Scheerpost
Un sito creato da Robert Scheer che fu redattore di una importante rivista della sinistra degli anni ’60, Ramparts, ed alla quale collabora uno dei più importanti investigative journalists dell’Impero di oggi, Chris Hedges (il cui programma su RT è stato censurato con tutto il canale dal neototalitarismo dell’Impero). Di solito saggi di qualità da buona ad alta, raramente preda di conformismo e ‘groupthink’.
Consortiumnews
Uno dei primi siti di una sinistra reale in rete, che si preoccupava del grado di manipolazione e distorsione dell’informazione già negli anni ’90. Vede la presenza di molti importanti giornalisti e voci di una sinistra reale, così come di elementi della VIPS (Veteran Intelligence Professionals for Sanity).
The Greanville Post
(https://www.greanvillepost.com/)
Un ottimo sito della sinistra anti-imperialista, purtroppo poco conosciuto e con contributi solo occasionali di voci più riconosciute e riconoscibili.
Siti di una reale sinistra
Useful Idiots
Si tratta di un podcast che era stata iniziata da Matt Taibbi con Katie Halper, quando Taibbi ancora lavorava per Rolling Stone, prima che questa rivista cominciasse pure lei a diventar parte dell’universo neoliberal-neototalitario della propaganda imperiale, e ad usare pressioni di molti tipi per cercare di ‘controllare’ e poi censurare i contenuti del duo. Matt Taibbi recentemente si sta dedicando alla scrittura di alcuni nuovi libri, e quindi lo sostituisce come conduttore per ora, affiancando Katie Halper, Aaron Mate. Si tratta di un podcast in genere di alto livello, sia con notizie del momento dalla politica interna dell’impero, sia con interviste spesso relativamente lunghe, con ospiti spesso d’eccezione, quasi tutti dalla reale sinistra, perlopiù imperiale, ogni tanto più internazionale.
System Update
e, su Rumble (qui in episodio sul coinvolgimento della FBI nell’orchestrare le provocazioni del 6 gennaio):
Si tratta di un blog creato da Glenn Greenwald, che inizialmente vide la luce su YouTube, e poi con il crescendo censorio da parte di YouTube a seguire il crescendo neoliberal-neototalitario dell’Impero, si è spostato sul sito di Rumble, che a differenza di YouTube garantisce davvero una libertà di espressione. A seguito di una prolungata grave malattia del suo compagno, Greenwald da parecchi mesi non produce nuovi programmi, e gli auguriamo il meglio per la salute del suo compagno, e che possa tornare presto a produrre altri programmi ed analisi, come al solito molto incisive.
Primo Radical
https://rumble.com/search/video?q=primo%20radical
Un programma con notevoli interviste che è una delle moltissime vittime del crescendo di censura di YouTube per conto dell’Impero. Il link che ho inserito sopra rimanda al sito di Rumble, che è un sito relativamente nuovo, in grande crescita, che si oppone davvero alla censura imperiale e che dà voce a contenuti su un larghissimo spettro, obbedendo soprattutto alla massima del rispetto della libertà d’espressione, che ormai nel neototalitarismo neoliberale dell’Impero è de facto una cosa quasi esclusivamente del passato. Una delle interviste più interessanti è col regista di “Ukraine on Fire” ottimo documentario che smonta enormi aree della disinformazione e propaganda occidentali.
The Jimmy Dore Show
https://www.youtube.com/channel/UC3M7l8ved_rYQ45AVzS0RGA
Un programma creato dal comico Jimmy Dore, che ha sostenuto con varie altre persone anche il tentativo di creare un movimento per un terzo partito non subordinato alle manovre oligarchiche della Duopoly, la Movement for a People’s Party che ha avuto un certo successo limitato in alcuni stati, ma che ovviamente come tutti i tentativi genuini di trasformazione, ed emancipazione dal basso nell’Impero si scontra con le monumentali barriere della iper-corruzione, manipolazione e strumentalizzazione sia istituzionale che mediatica.
Il programma tratta soprattutto di situazioni, eventi, problemi di politica interna, ma con non raramente intelligenti puntate nella politica internazionale. Spesso con ottimi ospiti, Dore è sempre soprattutto una voce non conformista, non prezzolata, che mette a nudo molte delle contraddizioni più eclatanti e più disgustose di un Impero già di per sé vomitevole a livelli quasi senza precedenti storici. Il programma si trova anche su altre piattaforme meno censurate di YouTube, come Rumble, ed altre.
The Grayzone
Sito creato da Max Blumenthal, cui collaborano ora anche Aaron Mate, Ben Norton ed Anya Parampil. Probabilmente il migliore sito di ricerca anti-imperialista nell’Impero. Anche per questo è stato oggetto di diffamazioni e di tentativi di “deplatforming” da parte dei servizi britannici.
Aaron Mate (PushBack)
Si tratta di un programma creato da Aaron Mate, parecchi dei cui episodi si trovano sul sito de The Grayzone, alcuni anche si trovano (o trovavano) su YouTube. Aaron Mate è uno degli investigative journalists più dotati ed onesti delle nuove generazioni, e tra le altre cose ha contribuito in modi molto importanti a smontare lo ueber-complottismo di Russiagate, ed a rivelare tutte le manovre ricattatorie dell’Impero per imporre la propria volontà riguardo le perizie degli esperti della OPCW in Siria, riguardo presunti usi di armi chimiche da parte del governo, che sono poi risultati praticamente tutti essere opera invece dei vari gruppuscoli terroristi islamici sostenuti dall’Impero nel tentativo di operare una “regime change” in Siria. Operazioni “black ops”, di terrorismo di stato, di disinformazione e propaganda montate soprattutto da CIA, MI6, ed altri servizi dell’Impero e del suo poodle britannico. Con Max Blumenthal una delle voci più incisive, rigorose ed oneste dell’anti-imperialismo all’interno dell’Impero.
Katie Halper
(https://podcasts.apple.com/us/podcast/the-katie-halper-show/id1020563127)
Un podcast creato da Katie Halper, che, come Jimmy Dore, viene dalle routine della “stand-up comedy” statunitense e dai suoi derivati online. Si dichiara come una sostenitrice di Bernie Sanders, ma in realtà sia per gli ospiti che invita, per le interviste che conduce e gli altri programmi per cui lavora, è parecchio a sinistra di Sanders, soprattutto su questioni inerenti allo anti-imperialismo. È una co-conduttrice di Useful Idiots che presentava con Matt Taibbi, il quale ora si sta dedicando alla redazione di vari libri. Il suo attuale partner nella conduzione di Useful Idiots è Aaron Mate, voce importante e militante di un reale anti-imperialismo, che collabora anche a The Grayzone (fondata da Max Blumenthal) ed in proprio conduce il programma PushBack.
Bad Faith (Briahna Joy Gray)
https://www.youtube.com/c/badfaithpodcast
Si tratta di un podcast di Briahna Joy Gray, che fu la National Press Secretary per un certo periodo per il movimento di Bernie Sanders. È una delle voci relativamente più aperte e meno conformiste di una nuova generazione della sinistra, soprattutto afro-am, sempre in parte ‘tentata’ dalle avventure di ispirazione ‘sandersiana’ ma anche aperte a critiche più che fondate e mirate provenienti da altre parti della sinistra. Più che altro organizza spesso sia interviste che dibattiti interessanti con altre voci della sinistra imperiale. Collabora da vari mesi anche al programma The Hill Rising (che era stato gestito originalmente da Krystal Ball e Saagar Enjeti, che sono anche responsabili di tentativi di dialogo tra movimenti e filoni del populismo di sinistra e di destra (riconosciuti esplicitamente come tali; la Krystal Ball, a mio avviso giustamente, identifica in Sanders forti componenti di questo ‘populismo di sinistra’ (a mio avviso appunto di ‘socialista’ in Sanders non c’è quasi nulla); come Sanders la Ball si defila quasi sempre su tutte le questioni centrali anti-imperialiste (se non hanno un sostegno piuttosto forte nella opinione pubblica corrente).
Non-Site (Adolph Reed Jr.)
Un sito creato da Adolph Reed Jr., uno dei più intelligenti studiosi e ricercatori riguardo la scena politica imperiale, e la storia dei movimenti realmente di sinistra (idest non “reverse racist”) delle tradizioni rivoluzionarie ed emancipatorie afro-americane. Ospita anche saggi di altri numerosi autori non o pochissimo conformisti, ed è imprescindibile per molte delle questioni riguardo il rapporto tra “identity politics” e questioni di classe e di lotta di classe nell’Impero. Ci sono molti interventi riguardo parole chiave della demagogia ‘identitaria’, sfruttate appieno dagli apparati Korporate e statali-imperiali del neoliberismo neototalitario. Termini quali “equity” ed “intersectionality” che vengono (ab)usati ogni secondo dalla propaganda woke identitaria neoliberal-neototalitaria dell’Impero. Adolph Reed si è dichiarato a più riprese un sostenitore del movimento di Bernie Sanders, penso che sostenga soprattutto la base e le componenti realmente transitanti verso un socialismo militante, non (o comunque non in modi espliciti o persuasivi) la demagogia e gli infiniti intrallazzi e compromessi dello stesso Sanders. Le sue posizioni analitiche, teoriche, e di ricerca storica sono completamente in contrasto anche con lo opportunismo demagogico della cosiddetta “Squad”, che ha imparato la maggior parte dei suoi trucchi nell’arte della svendita dallo stesso Sanders.
Monthly Review
Il sito di una delle più intelligenti riviste di una reale sinistra imperiale, esiste ormai da molti decenni. Fondata da Paul Sweezy e Leo Huberman, a cui poi si aggiungerà Harry Magdoff, ed occasionalmente un altro importante (co) autore con Sweezy, Paul Baran. Ebbe una certa influenza anche in Europa soprattutto negli anni 1960-1970, poi la sua ‘presa’ diminuì con i vari fenomeni collegati all’emergente ordine neoliberale, ed i vari fenomeni di de-culturazione e de-solidarizzazione all’interno delle ‘sinistre’ postmoderne, che in parte disgregarono le tradizioni delle sinistre storiche reali.
The Vanguard
Un blog di un duo di giovani blogger, il cui titolo è molto più altisonante della realtà dei contenuti e della loro capacità e maturità politica, ma che comunque fornisce un’apertura alle ottiche di alcuni membri delle generazioni più giovani di una aspirante sinistra. Si tratta più che altro materiale riciclato da altri siti, ma ogni tanto con dibattiti parzialmente interessanti, anche perché i promotori, essendo molto giovani, veicolano ottiche di generazioni più giovani, anche se non raramente politicamente un po’ naif e ‘protagonistiche’.
World Socialist Website
https://www.wsws.org/en?redirect=true
Il sito di una delle organizzazioni di ispirazione trotzkysta nell’Impero. Ci sono direi sempre un misto di interventi anche di buon livello, con altri molto settari, o dogmatici, o prevenuti, con molte delle pecche di ‘astrazione’ tipiche di questi tipi di movimenti e gruppuscoli. Comunque su Assange, o sulla “1619 Project” esempio abbastanza spudorato della ‘reverse racism’ del New York Times ci sono una serie di interventi importanti.
Worker’s World
Sito della rivista del partito omonimo. Si tratta di un partito un po’ sui generis all’interno del panorama della sinistra americana, ma che in genere difende posizioni onestamente anti-imperialiste. Si tratta di una organizzazione a cui collaborò per molto tempo un ex procuratore capo dell’Impero, Ramsey Clark.
Socialist Alternative
Sito del partito omonimo, fondato da Kshama Sawant, che ha organizzato una vera alternativa socialista a Seattle (WA), che ha avuto impatti notevoli su tutta la West Coast, per esempio organizzando lotte (vincenti) attorno ad un salario minimo. In realtà le notizie riguardano praticamente solo la politica interna dell’Impero e questioni di organizzazione, ma si tratta comunque di un esempio importante di come si possa organizzare e vincere con una piattaforma dichiaratamente socialista a livello locale, e smentisce proprio col suo esempio la costante demagogia, svendita, e trasformismo opportunista al ribasso di personaggi come Bernie Sanders ed ora lo scimmiottamento della sua demagogia da parte della “Squad”. Infatti, la piattaforma di SA si dichiara disposta a sostenere candidati DSA ma solo SE rompono con il partito oligarchico Dem.
Notizie più indipendenti, area liberal-radical
The Lever (David Sirota )
Si tratta di un sito creato da David Sirota, che tratta perlopiù esclusivamente di notizie a livello nazionale, interne all’Impero, da una posizione della sinistra dell’ala oligarchica Dem. È utile perché, benchè si sia sempre mosso e dichiarato nell’alveo del partito Dem (per ragioni che molti di questi “liberal-radical” indicherebbero come ‘realistiche’ (nonostante sia proprio questo ‘realismo’ tipico dell’area e dei votanti secondo canoni del ‘male minore’ che abbia portato e porti, secondo logiche di dialettiche perverse, sia ad una visione completamente determinista e fatalista del “non c’è alternativa alla Duopoly” che potrebbe avere al massimo un senso tattico sul breve e brevissimo termine, sia di conseguenza ad una legittimazione completamente perversa ed immeritata, de facto, della Duopoly stessa, e quindi al costante grado in senso neototalitario di tutta la società civile imperiale in questi ultimi decenni)), è di solito relativamente onesto nel criticare la maggioranza dei trucchi, disonestà, strumentalizzazioni cui ricorre l’oligarchia Dem.
Breaking Points (Krystal Ball e Saagar Enjeti)
https://www.youtube.com/c/breakingpoints
È un blog creato da Krystal Ball e Saagar Enjeti, che erano in precedenza i conduttori ed animatori de The Hill Rising, e che poi passeranno a questo programma per avere una maggiore indipendenza. Enjeti si dichiara populista di destra e la Ball populista di sinistra, ed infatti lei su molte questioni esprime opinioni vicine a personaggi prossimi a Sanders ed al micro-partito dei Democratic Socialists of America, che, per chi avesse interessi più di medio e lungo termine, sono gli eredi dell’anti-comunismo, “anti-stalinista”, del partito omonimo, in cui giocava un ruolo centrale Irving Howe ed altri che erano in odore di servizi. La famigerata Ocasio Cortez fa parte dei DSA, e tutte le sue performance “virtue-signaling” mostrano quanto sia una imitatrice della demagogia e fumo negli occhi alla Bernie Sanders. Entrambi i conduttori esibiscono il solito “realismo”, sono ostili a terzi partiti ed a tentativi di crearli e, alla fine, funzionalmente, sono porta-borse dell’oligarchia Dem. Sono anche co-autori di un bestseller che cerca(va) appunto di vendere la nozione di un dialogo tra populismo di destra e sinistra, senza che abbia in realtà prodotto sbocchi istituzionali, ma che forse ha avuto qualche minimo impatto di informazione alternativa per un elettorato un filino meno conformista e disinformato.
The Hill Rising
Si tratta di un blog che esiste da vari anni, ed è in parte interessante perché condotto con un formato dialogico, con almeno due conduttori (spesso tre) con opinioni divergenti, e che a loro volta spesso invitano ospiti per dibattiti, interventi, ecc. Abbastanza spesso invitano anche ospiti di una sinistra reale, come Katie Halper, Aaron Mate. Il conduttore principale è Ryan Grim, che è anche il “bureau chief” de The Intercept, vedi sotto, a Washington DC, e la cui funzione, gratta gratta, sotto apparenze “liberal” è nei limiti del possibile di contenere spinte eterodosse che si ribellano alla “extreme center” ed invece di far prevalere appunto le norme della “extreme center” oligarchica. Tra i conduttori Briahna Joy Gray (un’aggiunta recente), Robby Soave, Kim Iversen ed Emily Jashinsky. Seguendo la formula originale con Enjeti e Ball, anche le combinazioni di questi conduttori cercano di combinare voci di ‘destra’ con voci di ‘sinistra’, l’aggiunta di Soave sposta un po’ il tutto perché si tratta di un libertario, che è appunto una corrente un po’ anomala, in parte anche rappresentata nell’ala Rep dell’oligarchia.
The Joe Rogan Experience
Si tratta del podcast più seguito al mondo, che si è spostato tempo fa da YouTube a Spotify. Presenta lunghe interviste ad ospiti su un ampio spettro politico, ed un’amplissimo spettro di temi e competenze, che sono probabilmente la ragione principale del suo successo in un’era contrassegnata dalla “soundbite” neoliberal-neototalitaria della fognatura propagandistica oligarchica di regime. Da un’angolatura più di centro-destra o destra (spesso), ma aperta a voci della sinistra reale e relativamente indipendente dall’iper-conformismo neototalitario oligarchico neoliberale, Rogan sostenne tra l’altro la candidatura di Bernie Sanders, che intervistò , ed intervistò a più riprese anche Tulsi Gabbard, ha intervistato Oliver Stone, e molti altri personaggi abbastanza controversi. Dopo essere stato attaccato a ripetizione, su basi completamente pretestuose e false, anti-scientifiche, riguardo sue aperture ad un reale dibattito scientifico sulla pandemia covid e le possibili misure efficaci per combatterla (posizioni oggi largamente confermate, e che hanno squalificato tutta l’ala korporate-totalitaria delle imposizioni della ‘sanità di stato’ (ed appunto imposizioni nemmeno condotte con logica coerente ed efficace, per quanto ‘pesante’, come in Cina o Corea del Sud)), da bonzi dell’Impero e loro lacchè, ora si dimostra più cauto, non ha mai intervistato personaggi di una sinistra più militante come Kshama Sawant, od esperti coraggiosi e molto informati di critica, condanna e dissenso re gli ueber-abusi della Military-Industrial-Sekurity Komplex, come per esempio Scott Ritter o membri dei VIPS (difficile dire se li avrebbe intervistati prima degli occhi, io penso di no, penso che il suo ‘limite’ a sinistra siano appunto posizioni tipo Sanders o Taibbi, che è più a sinistra come giornalista, ma non rappresenta appunto nulla di politico a livello istituzionale). Quindi grande apertura rispetto alle opinioni che la “extreme center” cerca di imporre come dogma, ma con anche limiti abbastanza definiti, percepibili soprattutto nell’oggi.
Vari gradi della ‘sinistra’, spesso solo di facciata, retorica
The Intercept
Sito fondato da Glenn Greenwald, (e Jeremy Scahill e Laura Poitras), poi sempre più popolato da arrampicatori sociali travestiti da giornalisti, che si beavano degli altissimi salari a disposizione visto che la donazione iniziale fatta a Greenwald, Laura Poitras e Scahill veniva da un miliardario; Greenwald si ù sempre (troppo) disinteressato di questioni amministrative, e quindi questa marea di opportunisti ha potuto invadere e colonizzare tutte le posizioni e cariche più importanti, benchè si trattasse, con rarissime eccezioni, di profittatori e non di giornalisti e ricercatori seri. Betsy Reed è forse il caso di puttanaggine più eclatante, proveniente dai ranghi dell’organo forse per eccellenza dei “liberal” più “entitled” e cioè The Nation, che è sempre stato a conduzione editoriale e con una maggioranza di collaboratori de facto sempre fiancheggiatori dell’oligarchia Dem, ma un indirizzo che è diventato anche più marcato, marcio e corrotto in senso di riciclaggio di complottismi come Russiagate ed altra propaganda passata dai servizi e dall’oligarchia Dem, e che oggi vede The Nation pure tra i protagonisti della retorica di imposizione neototalitaria delle forme di “reverse racism” legate a movimenti quali BLM, ‘teorie’ quali la CRT (Critical Race Theory), e personaggi ultra-squallidi, e legati a doppio file alle elite aziendali, dell’oligarchia dell’ala Dem della Duopoly, ed alle élite della National Security State (con collaboratori ueber-puttanoni, hyper-woke e de facto pienamente “reverse racist”, come Elie Mystal e Jeet Heer, la cui demagogia è però attenta agli spostamente anche più minimi, e quindi nel presente cercano di non identificarsi troppo da presso con la Critical Race Theory). Fu sotto la direzione di Betsy Reed, che insisteva nel censurare saggi di Greenwald, il vero fondatore della rivista, saggi guarda caso concernenti la iper-corruzione del clan Biden, una Reed che si era preoccupata praticamente solo di arrampicarsi ai vertici di potere, che Greenwald si dimise dalla rivista da lui fondata, non riuscendo ovviamente ad acconsentire di essere censurato da questa arrampicatrice neoliberal-neototalitaria, il cui grado di ‘presstitution’ è ovviamente a livelli inauditi.
Non è certo un caso che dopo alcuni contributi iniziali, un grandissimo giovane investigative journalist della sinistra reale, Aaron Mate, si è poi visto rifiutare pezzi, prima appunto su The Nation, e poi su The Intercept.Un esempio particolarmente illuminante dei personaggi che popolano The Intercept è il loro ‘bureau chief’ nella capitale, Washington D.C., che collabora alla versione corrente de “The Hill Rising”, Ryan Grim. Ironicamente il suo cognome in inglese significa “cupo”, ed infatti il suo contegno è sempre tra il cupo, lo schizzinoso, ed il “prim” (in italiano ca. ‘compassato’), la costante dei suoi interventi è che difende sempre la linea ‘passata’ dai poteri oligarchici, ma sempre in modo contorto, camuffato, che cerca disperatamente di mantenere un’apparenza indipendente per contenuti che sono praticamente senza eccezione ‘venduti’. Un intervento recente sulla falsificazione storica sponsorizzata dal NYT, la “1619 Project” presenta tutte queste caratteristiche. Benchè praticamente tutti gli storici più importanti del periodo della guerra civile e della schiavitù abbiano criticato gli egregi errori, e le incredibili manchevolezze di questo falso ‘woke’ (ed un intervento dello studioso Adolph Reed Jr. la dice lunga in materia quando mostra come già l’inizio delle argomentazioni inizi con errori fondamentali (vedi qui e qui)), Grim erigendosi a papa di turno in materia, come se avesse anche la benchè minima qualifica di storico e studioso in quest’area specifica, difende la propaganda del NYT.
The Nation:
Una rivista ‘storica’ del centro-sinistra “liberal” dell’Impero, contrassegnata più che altro dall’alta opinione di sé che hanno ed hanno avuto i suoi lettori, ma raramente, se mai, in realtà impegnata a favore di reali e profonde trasformazioni, politiche, partitiche ed istituzionali all’interno dell’Impero. Anche se questa frase (o formula) è stata creata solo piuttosto recentemente, e cioè “virtue signaling”, in realtà questa rivista ha sempre avuto questo tipo di atteggiamento ed orientamento. Sia la linea editoriale, che la maggior parte degli autori, ma soprattutto il pubblico, è sempre stato portato ad un certo tipo di coesione, di Weltanschauung, grazie a questo ritenersi altamante ‘illuminati’ rispetto alla maggioranza della popolazione, benchè tutt’altro che raramente vi si trovasse più che altro riciclaggio di opinioni di élite, di interessi privilegiati, e di individui che avevano sempre di meglio da fare che di ‘sporcarsi le mani’, e-o di rischiare risultati carrieristici semplicemente a causa delle proprie convinzioni ed opinioni. Nel presente segue una linea editoriale prevalentemente postmoderno identitaria, con appunto contributori particolarmente viscidi nella loro “wokeness” e demagogia, come Elie Mystal e Jeet Heer.
Democracy Now (Amy Goodman)
https://www.youtube.com/c/DemocracyNow
Un programma di informazioni ed interviste, che anni fa era parecchio più a sinistra, ed ha ancora interventi vagamente di sinistra su questioni di politica interna, ma è sempre più filo-imperialista in questioni di politica internazionale, tranne in parte riguardo l’America latina, anche perché l’altro conduttore principale, Juan Gonzalez, è di origine ‘latina’, ma soprattutto perché i cittadini dell’Impero (El Norte) hanno se non altro la coscienza sporca a qualche livello di senso di colpa, riguardo i secoli di genocidi, soprusi, abusi, massacri, squadroni della morte, dittatori, colpi di stato che hanno inflitto sui continenti più a sud. Queste ‘remore’ riguardo l’America latina all’interno di una linea altrimenti spesso filo-imperialista, caratterizzano anche la rivista che segue, CounterPunch.
CounterPunch
Una rivista fondata da Alexander Cockburn, e che inizialmente aveva alcuni elementi ribellistici della sinistra sessantottina. Con la sua scomparsa e la gestione di Jeffrey St. Clair, con suo figlio (Nathaniel), e Joshua Frank, la rivista si è mossa sempre più su posizioni postmoderno identitarie, de facto spesso contrarie ad una sinistra reale di classe, sempre più spesso seguendo itinerari imperialisti (con le solite scuse demonizzanti Putin, Russia, ecc, come in un saggio dell’attuale numero di Patrick Cockburn, che ovviamente non riuscirebbe a confutare uno solo dei fatti ineccepibili addotti da Scott Ritter ad esempio). Come molta della ‘sinistra’ identitaria isterismi e psicosi di massa riguardo “white supremacy” e “white privilege”(l’ultima code phrase dei buonisti “liberal”, cf. le critiche di Adolph Reed!), riguardo il “fascismo”, per esempio da parte del pennivendolo Paul Street, per il quale de facto qualsiasi cosa lo irriti è “fascismo”, ed ovviamente isterie anti “putiniste” a tutto spiano. Lo stesso vale per personaggi dei servizi che ogni tanto pubblicano, come Melvin Goodman, che de facto segue la solita linea neoliberal-neototalitaria camuffata, mentre molto sintomaticamente evitano completamente membri dei VIPS o Ritter stesso. De facto è un’accozzaglia minestrone di saggi, dove raramente se ne trovano di presentabili; qualche anno fa ho finalmente capito che la loro non è una linea editoriale vera o seria, ma è una strategia in realtà di marketing della rivista, per cercare di massimizzare le entrate da “donations” grazie alla nebbia confusionaria creata (quindi massimizzando le aree potenziali da cui potevano ricevere contributi). La lora ‘apertura’ editoriale è in realtà spuria e demagogica, e non sono affatto aperti a critiche fondamentali. Strumentalizzano grandi nomi come Chomsky, Michael Hudson, John Pilger, Chris Hedges non tanto perché seguano il grande coraggio nelle analisi di Hudson, Hedges e Pilger (ed infatti su questioni come Russia, Cina, economia, imperialismo, la loro linea editoriale e la quasi totalità dei contributi sono diametralmente opposti alle analisi di Pilger, Hedges e Hudson), ma perché abusano il riconoscimento di questi nomi per motivi di marketing ed entrate appunto.
Jacobin
È de facto l’organo dei DSA (Democratic Socialists of America), e perlopiù è quasi totalmente interno all’ottica neoliberal-neototalitaria, anche se alcune questioni di politica interna può avvicinarsi tangenzialmente a prospettive potenzialmente socialiste. Non ci si trovano praticamente mai posizioni realmente anti-imperialiste, in questo senso rispettano pienamente la linea fondativa dei DSA anti-comunista, pro-imperialista e vicina ai servizi come quella dei fondatori alla Irving Howe. A latere ricorderò, visto che Howe aveva parecchi amici di area trotzkyista e dintorni, che la maggioranza dei movimenti trotzkysti nell’Impero fu infiltrata e strumentalizzata (ma spesso e volentieri si lasciò strumentalizzare ad hoc) dai vertici dei servizi e dell’oligarchia in funzione anti-URSS, in base alle storiche fratture all’interno del movimento bolscevico dopo la morte di Lenin, in primis ovviamente il famoso contrasto tra Stalin e Trotzky (questioni molto troppo complesse da discutere qui). Ci si trovano occasionalmente saggi quasi apprezzabili, come da parte di Branko Marcetic e pochi altri.
Democratic Socialists of America
Il partito di cui Jacobin è appunto la rivista semi-ufficiale. In realtà ormai, anche per via dei giullarismi demagogici di Sanders e della Squad, è poco più che una minuscola pietruzza satellitaria dell’orbe neoliberal-neototalitaria dell’ala Dem dell’oligarchia, de facto completamente priva di qualsiasi collegamento fattivo, sia teorico, pratico che organizzativo, con le grandi tradizioni delle sinistre socialiste storiche e rivoluzionarie nel resto del mondo. Identitarismo woke postmoderno con tutu ed imbellettamenti rosacei a piacere.
The Young Turks (TYT)
https://www.youtube.com/c/TheYoungTurks
Un programma fondato da Cenk Uygur, e co-diretto da Ana Kasparian, che tra l’altro ha anche una posizione di redattrice presso Jacobin. Nell’elenco che sto seguendo stiamo precipitando sempre più verso il basso, sempre maggiore demagogia, comportamenti quasi al 100% da “presstitute”. Originalmente oltre a tentativi di commedia non molto buona, e qualche contenuto sessualmente risqué, si trovavano alcuni interventi un pochino dissenzienti, magari ribellistici in senso sessantottino, ma da qualche anno hanno ottenuto un grosso finanziamento di uno dei maggior “donor” dell’oligarchia Dem in California, e da allora sono più che altro un coro appena camuffato dell’oligarchia Dem. Entrambi sono stati mostrati pienamente nella loro abiezione, demagogia, e teppismo giornalistico in diatribe con Jimmy Dore, che hanno sempre perso in maniera catastrofica (in base ad argomenti, fatti e logica, non in base a regali oligarchici o numero di spettatori conformisto-acefali). La Kasparian è anche nota per un’intervista particolarmente ‘venduta’ con la criminale di guerra Madeleine Albright (ovviamente sotto il neon di un certo “femminismo”…).
The Majority Report (Sam Seder)
https://www.youtube.com/c/SamSeder
Continuando a precipitare verso il basso abbiamo questo sito di Sam Seder, che è quasi un’enciclopedia del conformismo “liberal” del tipo The Nation, che si specializza appunto nel camuffamento del neoliberismo neototalitario secondo percorsi identitari, molto fumo “virtue signaling”, e molte promesse di rosei futuri “liberal” e social-democratici che vengano ciclicamente rinviati sine die, mai realizzati da secoli, ma… “la speranza è dura a morire” o, con Obama, “Hope you can believe in” (cioè se si è abbastanza disinformati, conformisti e creduloni, potete crederci).
Fear & Malding (Hasan Piker)
https://www.youtube.com/channel/UCnI_h3e6b5jGLfly2SY57SA
Siamo ormai arrivati al fondo (o almeno ad un fondo oltre il quale io preferisco non andare come siti da esaminare-criticare, perché mi avrei parecchi incubi a lungo termine…). Questo è il sito del nipote di Cenk Uygur, Hasan Piker, che si avviò alla gloria (si fa per dire) sul TYT di suo zio. Ancora più venduto se caso di TYT, contenuti scadenti, che sono se non altro una buona indicazione del tipo di pappetta disinformata di cui si nutre la maggior parte dei benpensanti, così ‘virtuosi’ “liberal”, quando si consolano in sessioni di ‘embrassons nous’ di massa, orgie del conformismo più abbietto. Ovviamente anche un caso di un certo tipo di corruzione e nepotismo che ormai pervade certa ‘sinistra’ (come nel caso dei St. Clair presso CounterPunch).
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