Abusi USA: il modello Vietnam in Iraq

Oggi abbiamo molte informazioni che documentano un sistema diffuso di abusi da parte delle truppe Usa in Iraq e in Afghanistan. Allo stesso tempo, le informazioni prevenienti dall’Iraq rivelano che il 70-80% dei prigionieri iracheni è stato arrestato per errore e che gli interrogatori di Abu Ghraib hanno prodotto poche informazioni di intelligence utili per gli Usa. Notizie che non devono sorprenderci, perché riflettono un sistema sbagliato di risposte alle insurrezioni che esiste da lungo tempo. Abbiamo analizzato un database unico, compilato dagli Usa durante la guerra del Vietnam: una banca dati computerizzata del famoso Programma Phoenix, creato per coordinare le informazioni di intelligence e contribuire alla «neutralizzazione» dei Vietcong insorti. Quasi 74.000 vietnamiti sono stati passati al setaccio, oltre 15.000 uccisi, altri 22.000 arrestati. Per ottenere informazioni migliori, i gestori del programma hanno sistematicamente annotato i propri convincimenti sull’attendibilità delle notizie di intelligence che utilizzavano. Il programma Phoenix classificava le persone come Vietcong confermati o non confermati. Per la conferma, bastavano tre fonti indipendenti di intelligence. Abbiamo scoperto che solo il 10% circa degli individui passati al setaccio dal Programma Phoenix erano Vietcong confermati. Di quelli successivamente uccisi, erano Vietcong confermati meno del 3%. I dati dimostrano che andava meglio alle persone maggiormente sospettate. Una volta che si era presi di mira dal Phoenix, le probabilità di essere uccisi erano più di quattro volte maggiori se non si era insorti confermati. Quando il database fu chiuso, nel 1973, più del 90% dei Vietcong confermati (ma solo il 25% di quelli non confermati) erano ancora liberi. La controinsurrezione in Vietnam produceva sistematicamente vittime probabilmente innocenti.

Un tale difetto di intelligence è dovuto alla naturale incompetenza delle forze che operano all’estero? In realtà il sistema è molto più generalizzato e riguarda tanto i governi quanto le forze insurrezionali che combattono sul loro terreno e hanno a che fare con la loro gente. In Perù, la Commissione per la verità e la riconciliazione ha raccolto prove che dimostrano come i tribunali speciali antiterrorismo istituiti per combattere l’attività insurrezionale di Sendero Luminoso abbiano condannato centinaia di persone risultate poi innocenti. Gli archivi della polizia britannica sulla rivoluzione irlandese e sulla guerra civile (1916-1923) rivelano che soltanto pochi tra quelli che sono stati uccisi dall’Ira perché sospettati di avere passato informazioni ai britannici, erano veramente informatori, come ha scoperto lo storico Peter Hart (The Ira and Its Enemies: Violence and Community in Cork, 1916-1923. New York, 1999).

Perché così tanti innocenti pagano un prezzo così alto? Occupazione, insurrezione e guerra civile sono contesti dov’è possibile manipolare gli eserciti per realizzare obiettivi di qualunque tipo a livello locale. Nelle «guerre senza fronte», l’informazione è la risorsa più importante e gli eserciti sono alla disperata ricerca di intelligence. Di conseguenza, usano qualsiasi fonte su cui riescono a mettere le mani, e questo apre la porta ad accuse formulate in cattiva fede. I soldati americani in Iraq chiamano queste false denunce i «Jerry Springer moments»*, sottolineando gli squallidi drammi familiari e i conflitti che spingono le persone alla denuncia.

Sottoporre ad abusi e torturare i prigionieri è sbagliato e immorale. Farlo con i prigionieri catturati nelle campagne di controinsurrezione è ancora più orrendo: quasi tutti sono probabilmente innocenti e le informazioni loro estorte inutili. Se poi le vittime dei maltrattamenti cercano di vendicarsi partecipando all’insurrezione, l’abuso risulta controproducente.

*Jerry Springer è un famoso talk show incentrato sui litigi degli ospiti.

** Stathis N. Kalyvas è Arnold Wolfers Professor e insegna scienze politiche alla Yale University. Matthew Kocher è Assistant Professor presso il Cide (Centro de Investigación y Docencia Económicas), Messico.