In Honduras va di scena la normalizzazione di un paese che voleva cambiare

newsdalmondo bannerdi Andrea Genovali

Il Tribunale supremo elettorale dell’Honduras in questi giorni ha riaffermato la vittoria di Juan Orlando Hernandez alla presidenza dell’Honduras su Xiomara Castro. Tutto questo malgrado le denunce di pesanti brogli denunciati dai sostenitori della Castro e non solo.

Hernandez, è un personaggio di destra, Partito Nazional…e e presidente del Consiglio Nazionale dal 2010 al 2013, che pensa di risolvere qualsiasi problema del paese centroamericano con l’esercito. Fra le sue scelta la costituzione di una polizia militare di 5.000 uomini e la militarizzazione del paese per combattere la violenza: “…anche schierando un militare in ogni angolo del paese” ha affermato. Hernandez ricolloca il paese dentro la sfera di influenza statunitense nell’aria centroamericana.


L’Honduras fu teatro di un golpe orchestrato dalla CIA a danno di Manuel “Mel” Zelaya nel 2009 reo di aver dichiarato, fra le altre cose, di voler aderire all’ALBA, il progetto venezuelano per una indipendenza reale del subcontinente americano dall’imperialismo statunitense. 

Per Xiomara Castro, la candidata sconfitta e moglie di Zelaya, “la propaganda del governo è stata riempita di minacce, attacchi e annunci pieni di violenza”. È accusato, Hernandez, anche di autoritarismo e di aver fatto rimuovere quattro magistrati della Corte Suprema che avevano dichiarato incostituzionale due suoi iniziative, una legge per ‘bonificare’ il corpo di polizia nazionale, infiltrato dalla criminalità, e una per creare zone speciali con autonomia amministrativa per attrarre investimenti stranieri.

Ma tutto questo non è servito e dal 27 gennaio 2014 gli Usa avranno ancora questa pedina da poter usare nel complicato e fondamentale scacchiere centro-sud americano.