Attacco alla Siria (per avvisare Teheran): Pechino resiste

di Diego Angelo Bertozzi

newsdalmondo bannerIn Siria è in atto lo scontro tra le forze del Bene e quelle del Male, tra la democrazia e la dittatura; a sconvolgere Damasco è l’onda lunga della Primavera Araba che solo il satrapo di turno vuole fermare soffocandola nel sangue. E’ questo l’ormai collaudato copione che sentiamo recitare con insistenza e pervicacia. Lo è da troppo tempo per risultare credibile.

Ma capita che il “velo di Maya” della propaganda si squarci e faccia intravedere barlumi di verità. Succede così che sull’edizione del 18 luglio de Il Sole 24 Ore, in un articolo di analisi sulla situazione siriana a firma di Alberto Negri, ci si trovi di fronte alla cruda narrazione della politica di potenza e alla descrizione di un chiaro disegno geopolitico: “Mentono gli occidentali e gli Stati arabi del Golfo che dicono di volere una transizione dei poteri che tenga conto anche di elementi del vecchio regime e del partito Baath. Questo è quanto contenuto nell’accordo di Ginevra sottoscritto dalle potenze internazionali. Ma non è così: l’obiettivo, sostenendo la guerriglia, è di spazzare via Assad e i suoi per rimpiazzarli con un Governo presumibilmente a maggioranza sunnita che tagli ogni legame con l’Iran sciita e gli Hezbollah libanesi.

Si tratta di una posta strategica per avviare la resa dei conti con Teheran, con le sue ambizioni nucleari e di egemonia nel Golfo del petrolio che costituisce da sempre il punto critico delle relazioni internazionali di Washington. La Siria conta, agli occhi degli Stati Uniti, soprattutto per questo: è una pedina del Great Game del Medio Oriente allargato”.

A scriverlo non è l’antimperialista di turno, facilmente ascrivibile alla categoria a maglie larghe degli amici dei dittatori, ma un inviato del quotidiano di Confindustria e ritenuto un esperto di Iran.

Il sostegno finanziario e bellico, impunemente sbandierato dagli Usa e dagli “Amici” della Siria, alle bande del cosiddetto Esercito libero siriano ha un chiaro obiettivo: arrivare alla resa dei conti con Teheran per “spazzare via” la sua sovranità.

Nello stesso giorno il Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del Partito comunista cinese, ha pubblicato un editoriale di dura condanna nei confronti di questo progetto di sovversione. La Cina popolare resta ferma nella difesa dei principi della coesistenza pacifica e del rispetto della sovranità dei Paesi e, mentre monta la richiesta dei governi Occidentali – tra questi quello italiano – di intervenire con mano pesante su Damasco, ribadisce la propria contrarietà ad ogni interferenza. Nessun cedimento, a quanto pare, nonostante la diffusione di alcune voci in senso opposto.

Ecco uno stralcio dell’articolo:

L’uguaglianza sovrana, la non ingerenza negli affari interni rappresentano la linea gialla che non deve essere oltrepassata. Autorizzate un intervento esterno per ottenere un cambiamento di regime, e sarà il popolo dello Stato interessato che ne pagherà il prezzo e l’insieme del sistema delle relazioni internazionali che sarà toccato. […] Il destino politico dell’attuale governo siriano non può essere determinato che dal popolo siriano. E che resti o parta, se è il popolo siriano che lo decide, la comunità internazionale deve rispettare la scelta. […] Chi deve avere l’ultima parola su come deve essere governato un Paese? Il popolo o delle forze esterne? Questa domanda non riguarda solamente la Siria; è una questione di portata universale”.