Siria

syria russia 2131332cdi Albano Nunes* | da www.avante.pt

Traduzione di Marx21.it

Il dramma dei rifugiati in Europa è stato ampiamente mediatizzato per deviare l’attenzione dalla crisi del processo di integrazione capitalista europeo, per ritoccare l’immagine della Germania profondamente screditata dalle brutali imposizioni alla Grecia, per giustificare appelli a una “autorità forte” che rafforzi ulteriormente il carattere sovranazionale dell’UE e, soprattutto, per nascondere le vere cause e i responsabili dell’ondata di fuggitivi dalla guerra e dalla morte. E negli ultimi giorni, con l’ingresso in scena degli USA (che si propongono di ricevere diecimila rifugiati siriani) si è reso evidente che l’imperialismo intende strumentalizzare la “crisi dei rifugiati” per dare un volto “umanitario” al suo intervento in Siria e, sotto la copertura della “lotta” allo “Stato Isalmico”, intensificare le operazioni militari contro il regime presieduto da Bashar al-Assad. La Francia di Hollande, certamente nostalgica dei tempi in cui la ripartizione imperialista delle spoglie dell’Impero Ottomano le aveva attribuito il mandato coloniale sulla Siria e il Libano, ha preso il comando e ha annunciato bombardamenti in territorio siriano. Ora è Obama che, ossessionato dall’obiettivo di rovesciare il governo siriano, sta minacciando la Federazione Russa, che mantiene da molti decenni un’alleanza con la Siria, per la sua assistenza militare a Damasco.

Nello stesso momento in cui è necessario esigere una risoluzione umanitaria e politica urgente alla drammatica situazione dei rifugiati, non ci si può permettere alcuna distrazione in merito alla strategia aggressiva dell’imperialismo. E’ oggi evidente che il misterioso “Stato Islamico” è stato una creazione dell’imperialismo nordamericano e della reazione araba per giustificare la politica di ingerenza, destabilizzazione e guerra in tutta la Regione e, in particolare, per liquidare la resistenza della Siria al diktat degli Stati Uniti e al suo progetto di “Grande Medio Oriente”. Dopo quattro anni di aperta ingerenza e brutale aggressione delle grandi potenze della NATO; di successive sconfitte delle “alleanze” mercenarie forgiate, armate e comandate dall’estero; di migliaia e migliaia di morti e immense distruzioni; di più di sei milioni di sfollati interni e quattro milioni di rifugiati (la stragrande maggioranza nei paesi limitrofi: Turchia, Libano e Giordania), la Siria continua a resistere e ciò è inaccettabile per l’imperialismo. Il rilancio della campagna contro questo paese, che cerca di attribuire le responsabilità al suo governo per la crisi dei rifugiati rilanciando l’accusa di utilizzo delle armi chimiche e di altri crimini di guerra, non fa presagire niente di buono. E’ necessario smascherare il tentativo di trasformare in capro espiatorio la vittima stessa.

E’ opportuno ricordare che la Siria è stata per molto tempo il più stabile paese del Medio Oriente; che è stata sempre in prima linea nella lotta all’espansionismo sionista che dal 1976 occupa illegalmente i suoi Monti Golan; che dalla sua rivoluzione anticoloniale ha praticato una politica estera antimperialista e di cooperazione con il campo socialista, con governi diretti dal partito Baas basati su alleanze a cui partecipano comunisti e altri partiti nazionalisti e progressisti; che è stata rifugio e retrovia di palestinesi e altre forze messe al bando nei propri paesi. In un quadro di completa indipendenza e rispetto per le differenze, il Partito Comunista Portoghese ha mantenuto relazioni con il partito Baas al potere e lo stesso compagno Alvaro Cunhal andò in visita in questo paese. Con i suoi problemi e contraddizioni la Siria ha svolto un ruolo globalmente progressista sul piano arabo e nel mondo. E’ questa realtà che l’imperialismo vuole a ogni costo abbattere mentre in Turchia, con la complicità del “mondo occidentale e cristiano”, è in corso una feroce scalata repressiva contro il popolo curdo e la dittatura saudita bombarda la capitale dello Yemen.

*Segreteria del Partito Comunista Portoghese