Gli USA e i Sauditi in soccorso di Daesh e Al Qaeda nello Yemen

tow missilesdi Bahar Kimyongur
da www.michelcollon.info

Traduzione di Marx21.it

Nel mondo arabo e musulmano, niente di nuovo. Ci si batte tra arabi e musulmani la più grande gioia dei nemici americani e israeliani. Gli Stati Uniti e i Sauditi sono all’offensiva in tutti i paesi che resistono, soprattutto in Siria, in Iraq e nello Yemen.

In Siria, le forze saudite attaccano su due fronti: il Nord e il Sud.

A Nord, la città lealista e in maggioranza sunnita di Idlib è accerchiata dalle milizie legate a Al Qaeda. Queste milizie utilizzano armi americane, in particolare missili TOW per avere la meglio sulla resistenza dell’esercito siriano e delle forze popolari che difendono la loro città e le loro terre. Uno dei comandanti di Al Qaeda dell’operazione di Idleb è uno sceicco saudita chiamato Abdallah al Mouhaisni.

A Sud, c’è l’antica città di Bosra el Sham, nel cui cuore si erge un anfiteatro romano, che rischia di cadere nelle mani di una coalizione di gruppi jihadisti pilotata dal Fronte al Nusra, filiale di Al Qaeda in Siria.

Mentre il comando americano si sciacqua la bocca con discorsi anti-terroristi, nessun aereo dell’asse USA/UE/CCG (*) si è levato in volo nel cielo siriano sopra Idleb e Bosra el Sham.

Come rivela il dispaccio Reuters del 23 marzo scorso, gli eserciti occidentali hanno persino intensificato le loro forniture di armi a Al Qaeda sul Fronte Sud. E’ attraverso la frontiera giordano-siriana che queste armi, per la maggior parte offerte dall’Arabia Saudita, il più grande importatore di armi al mondo, pervengono alla coalizione anti-Assad del Fronte Sud. Israele non è da meno, poiché anche fonti ufficiali riconoscono che fornisca aiuto alle forze anti-Assad, tra cui Al Qaeda sul Monte Bental nelle colline del Golan (Yaroslav Trofimov, Wall Street Journal, 12 marzo 2015).

In tal modo, le nostre anime belle occidentali innamorate dell’arte e della raffinatezza, le stesse che si lamentano per la distruzione dei musei e del patrimonio dell’Oriente da parte di Daesh, offrono a Al Qaeda Bosra el Sham, una antica città patrimonio mondiale dell’UNESCO.

In Iraq, gli USA avvertono che stanno perdendo il controllo della resistenza contro Daesh. Forze curde, sciite e sunnite appoggiate dal vicino e alleato iraniano sono riuscite a formare un’alleanza anti-terrorista che sta portando i suoi frutti.

Molte città e villaggi delle province di Salaheddine e Anbar sono state così liberate dalla presenza terrorista. Temendo questa unità che va oltre le etnie e le confessioni, l’aviazione USA ha bombardato le posizioni di Daesh nella città di Tikrit nel timore di perdere terreno in questo paese diventato alleato dell’Iran.

A questo intervento USA a Tikrit non hanno partecipato le milizie sciite che rifiutano ogni forma di alleanza con Washington.

Anche i miliziani legati all’Esercito del Mahdi di Moqtada Sadr e alle Brigate degli Hezbollah iracheni hanno deciso di ritirarsi dai combattimenti.

Sul fronte di Tikrit, non c’è dunque collaborazione, come lasciano intendere numerosi analisti mainstream, ma concorrenza tra l’Iran e gli USA, un po’ come quella che esisteva tra l’Esercito sovietico e le truppe del generale Patton di fronte all’Impero hitleriano.

Per ostilità atavica nei confronti dell’Iran, i Sauditi da lungo tempo incoraggiano Daesh. Oggi la dinastia wahabita ha un timore crescente del prestigio accumulato da Teheran presso le popolazioni della Siria e dell’Iraq che vivono sotto il giogo di Daesh.

E’ finalmente nello Yemen, il loro cortile di casa, che i Sauditi hanno deciso di lanciare i loro bombardieri contro la resistenza anti-Daesh.

Precedentemente campo di battaglia tra marxisti e panarabi da una parte e forze reazionarie filo- saudite dall’altra, lo Yemen è oggi il teatro di una guerra dei filo-sauditi con  le milizie houthi di ispirazione sciita.

Negli ultimi giorni, le milizie houthi di Ansar Allah hanno attuato un’avanzata spettacolare verso Aden, la grande città del Sud dello Yemen dove si era rifugiato il presidente deposto e agente saudita Abd Rabbo Mansour Hadi.

Contrariamente a ciò che affermano i media occidentali, le milizie houthi non conducono una politica confessionale ma assolvono a una missione patriottica.

Malgrado la loro identità confessionale, coltivano una visione panislamica e panaraba, guadagnando così la simpatia di un largo settore dell’esercito nazionale yemenita, e anche della Guardia repubblicana e di numerose tribù sunnite, il che spiega la loro travolgente avanzata.

Mentre Daesh massacra circa 200 sciiti in un attacco kamikaze alle moschee, il regime wahabita lancia un’operazione militare aerea contro i ribelli dello Yemen.

Non è stato il ministro saudita della difesa, il principe Mohammed Bin Salman, e neppure il Re dell’Arabia Saudita, Salman Ben Abdel Aziz, ad annunciare l’entrata in guerra contro la sovranità dello Yemen, ma l’ambasciatore saudita a Washington. Lo scenario è degno di un film arabo di serie B.

Per ora, i media arabi, in particolare Al Mayadeen, parlano di una ventina di civili yemeniti massacrati dai bombardamenti sauditi.

Dai tempi dell’eroe terzomondista egiziano Gamal Abdel Nasser, il regime collaborazionista e decadente dei Sauditi combatte le forze della sinistra arabe (marxiste, nazionaliste, panarabe) con l’appoggio USA.

Dopo avere distrutto le ultime vestigia del socialismo arabo, i Sauditi se la prendono ora con le uniche forze della resistenza panaraba ancora presenti, da Hezbollah libanese ad Ansar Allah yemenita, passando per il Baath siriano.

In un’articolo allarmista apparso nel Washington Post il 23 novembre 2012, la segretaria di Stato USA dell’era Bush, Condoleeza Rice, aveva definito l’Iran come “Karl Marx di oggi”.

Se l’Iran equivalesse a Marx come afferma questo falco dell’imperialismo USA, allora il regime dei Sauditi incarnerebbe dopo la sua creazione nel 1744 la controrivoluzione e la tirannia di Adolphe Tiers, l’affossatore della Comune di Parigi.

*CCG: Consiglio di Cooperazione del Golfo, Alleanza che raggruppa le 6 petromonarchie del Golfo.