Anche la Romania interessata alla “torta ucraina”?

Commento e traduzione a cura di Flavio Pettinari per Marx21.it

kiev molotov protesteGli articoli apparsi negli ultimi mesi sul sito di Marx21 hanno fatto luce sugli interessi stranieri che stanno infiammando l’Ucraina: l’interesse antirusso degli USA, la necessità dell’UE di nuovi spazi da sfruttare e, all’interno dell’UE, gli interessi particolari della Germania e dell’imperialismo straccione polacco.

Mi è capitato di leggere sul sito di Adevărul, uno dei quotidiani più letti in Romania, un inquietante articolo, datato 25 gennaio, di tale Dinu Zară, che traduco integralmente:

Ucraina sull’orlo della guerra civile. Siamo pronti a difendere i romeni di Bucovina, Herţa e Bessarabia del nord e del sud?

L’Ucraina è sull’orlo della guerra civile. La divisione del paese tra ovest filo-occidentale ed est filo-russo non è assolutamente esclusa. La Romania è pronta a intervenire e difendere i romeni nella regione di Černivci e nella Bessarabia meridionale?


Stato artificiale, comparso dalle rovine dell’URSS, non omogeneo, con una storia di nemmeno 24 anni, di fronte al quale la Romania ha le maggiori rivendicazioni territoriali, l’Ucraina potrebbe spaccarsi in due parti, in un futuro affatto lontano. Gestito con violenza dall’amministrazione di Yanukovich, il conflitto con l’opposizione filo-europea scivola piano verso una vera guerra civile.

In questa settimana, le violenze dalla capitale Kiev si sono estese verso le regioni dell’Ucraina occidentale. Le sedi amministrative regionali sono state occupate dall’opposizione in vari capoluoghi.

A Černivci, circa un migliaio di persone ha assaltato la sede dell’amministrazione regionale. Il presidente Mihai Găiniceru, durante gli scontri, è stato colpito alla testa. Il governatore Mihai Papiev è stato trasferito coperto dagli scudi della Milizia.

I manifestanti hanno preso il potere a livello regionale a Černivci e hanno varato un “Consiglio Nazionale della Bucovina”, composto da politici d’opposizione e rappresentanti della società civile e delle organizzazioni non governative.

Il presidente Viktor Yanukovich ha annunciato che farà un rimpasto di governo e abrogherà le leggi speciali contro le proteste. Tuttavia, l’opposizione non rinuncia alle rivendicazioni principali: le dimissioni di Yanukovich ed elezioni libere.

Poiché la riconciliazione tra le due fazioni sembra quasi impossibile, gli specialisti di geopolitica di tutto il mondo non escludono la divisione in due del nostro vicino. Ciò, però, non accadrà in modo pacifico.

In una simile situazione, in caso di manifestazioni violente, lo stato romeno non dovrebbe intervenire per proteggere i romeni che vivono sul territorio dell’attuale stato ucraino? Sicuramente la Russia proteggerà l’etnia russa, così come fa nel Caucaso da circa 20 anni. Lo stato romeno non deve escludere anzi deve prepararsi attentamente alla possibilità in cui sia imminente e necessario un eventuale intervento, anche militare, nel nord della Bucovina, nel Territorio di Herțrdine pubblico nei territori abitati da romeni.

In definitiva, gli abitanti di quei territori devono beneficiare del diritto di autodeterminazione.

Così come la Russia, sicuramente, proteggerà l’etnia russa, lo stato romeno è pronto ad intervenire per difendere i romeni della regione di Černivci e della Bessarabia meridionale?

I toni sembrano quelli di cento anni fa, di quel 1914 che si preparava allo scoppio della Prima Guerra mondiale.

Nell’articolo viene citata la Transnistria, un piccolo stato staccatosi unilaterlmente dalla Moldavia nel 1990 e non riconosciuto a livello internazionale, se non dagli altri tre membri della “Comunità per la Democrazia e i Diritti della Nazioni” (Abkhazia, Ossezia del Sud, Nagorno-Karabakh). Proprio da quelle parti, in Gagauzia, regione autonoma della Repubblica di Moldavia, si terrà nei primi di febbraio un doppio referendum: sull’indipendenza della regione e sull’orientamente estero della Moldavia, ovvero sull’adesione all’Unione Eurasiatica.

Secondo gli esperti, è scontato il risultato del referendum che si trasformerà probabilmente in un plebiscito per l’indipendenza della piccola regione e per l’adesione all’Unione con Russia, Bielorussia e Kazakistan, esattamente nel momento in cui la Moldavia, dopo la firma del progetto dell’Accordo di Associazione tra Moldova e UE, rischia di finire nel tritacarne dell’UE.