Violenza e terrorismo mediatico: l’ondata reazionaria investe il Venezuela

di Fabrizio Verde per Marx21.it

maduro follaUna nuova ondata reazionaria, la più forte dopo il golpe del 2002, si è abbattuta in maniera violenta sul Venezuela. L’obiettivo è palese: costringere il legittimo presidente Maduro a capitolare. Evidentemente i settori reazionari e fascisti della destra venezuelana, con l’appoggio esterno dei loro padrini di Washington, hanno optato ancora una volta per la linea dura e golpista, avendo constatato che il processo rivoluzionario gode di ottima salute oltre che di un saldo sostegno popolare. Le 18 tornate elettorali su 19 vinte dal «chavismo» – senza alcuna ombra come certificato da organismi e osservatori internazionali – sono lì a confermarlo senza tema di smentita.

Lo schema è quello classico, da rivoluzione colorata: sulla base di una protesta studentesca, intrisa di classismo e senza alcuna chiara rivendicazione – circostanza confermata dal giornalista spagnolo Ignacio Ramonet – settori dell’opposizione della Mesa de la Unidad Democratica capeggiati da Leopoldo Lopez, hanno dato vita a Caracas e in alcune regioni del paese ad atti di violenza, devastazione e saccheggio.


Con l’ausilio del lavorio mediatico, incessante, del circuito mainstream volto a far credere che in Venezuela siano in atto poderose proteste di massa, quando invece nella realtà si tratta di una minoranza. Ben addestrata, armata e finanziata.

Bisogna chiarire che le proteste non sono organizzate dal movimento studentesco, ma bensì dal partito fascista Voluntad Popular di Leopoldo López e sono concentrate solo su circa l’8% del territorio venezuelano. Principalmente in quei municipi e stati governati dall’opposizione:

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Lo stato di Miranda governato da Capriles, protagonista attivo insieme a Leopoldo López nel tentato golpe del 2002, dove secondo quanto ha denunciato Maduro, i comportamenti ambigui tenuti dal governatore hanno concesso enorme libertà di violenza agli estremisti.

Táchira stato di frontiera al confine con la Colombia, dove il governo ha dovuto inviare forze speciali per contrastare gli squadroni paramilitari penetrati dalla vicina Colombia. Stato dove si trova il municipio di San Cristóbal, il cui sindaco Daniel Ceballos è ritenuto il “coordinatore” delle azioni violente. «Abbiamo un militante dell’ala destra del gruppo estremista Voluntad Popular – ha rivelato Maduro a Telesur – che è già stato messo sotto inchiesta. È un uomo di Álvaro Uribe Vélez (ex presidente colombiano), è un uomo coinvolto nel traffico d’armi, di droga e omicidio. Il suo nome è Daniel Ceballos, si tratta di un nazista».

«In Venezuela è in atto un tentativo di colpo di stato – ha spiegato ancora Maduro nell’intervista rilasciata domenica sera all’emittente Telesur – basato sull’azione di piccoli gruppi che hanno l’obiettivo di gettare nell’angoscia il popolo venezuelano».

L’azione di questi gruppi è necessaria per montare artatamente un clima da guerra civile e provare il colpo di mano. Così facendo l’opposizione, con l’apporto fondamentale dei media locali e internazionali, uniti all’utilizzo massiccio dei social network, ha potuto montare una «brutale campagna mediatica» facendo ricorso alle peggiori manipolazioni. L’obiettivo è palese: provocare, la salida, ossia l’uscita di scena di Maduro e se ciò non dovesse accadere, creare il clima necessario a giustificare un eventuale intervento armato esterno. Uno scenario, per intenderci, simile a quello libico, siriano o ucraino. Comprovato dalle palesi ingerenze dell’amministrazione Usa. A tal proposito il presidente ha invitato il popolo venezuelano a continuare la lotta e occupare le piazze del Venezuela nel caso dovesse avere luogo la sua eliminazione fisica per mano dei fascisti.

La «brutale campagna mediatica». Il presidente venezuelano ha efficacemente bollato quella in atto, come la «campagna di terrorismo mediatico più brutale dal 2002 ad oggi». Essa è parte fondamentale della strategia di delegittimazione del governo e di guerra economica che costituisce il cosiddetto «golpe suave» tentato dall’opposizione.

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Paradigmatica in tal senso la vicenda della modella venezuelana morta durante una delle manifestazioni di protesta: grande risalto sui media internazionali alla foto che ritraeva un uomo in moto trasportare il corpo della giovane donna ormai senza vita. Nessun risalto, invece, all’inchiesta che ha acclarato come il proiettile che ha spezzato prematuramente la vita di questa miss provenisse dalle fila dei manifestanti stessi. La donna è stata in realtà uccisa da fuoco amico.

Lo stesso schema è stato ripetuto nel caso delle gravi accuse mosse ad alcuni funzionari della Guardia Nacional Bolivariana (GNB): i funzionari, secondo l’opposizione, avrebbero dapprima torturato un cittadino tratto in arresto e, successivamente praticato violenza con un fucile. La notizia ha avuto ampio eco nei media a livello planetario, che ovviamente hanno fatto a gara nel dipingere il governo bolivariano come un crudele repressore dei propri cittadini, capace delle peggiori nefandezze. La perizia condotta dal medico legale Pedro Fósil – medico forense dell’unità contro la violazione dei diritti fondamentali – ha però accertato che il cittadino non ha subito alcun abuso. Anche in questo caso, l’esito dell’indagine è stato completamente ignorato.

Il Venezuela viene dipinto come un luogo dove il governo esercita un ferreo controllo sui mezzi d’informazione. Un luogo dove, sostanzialmente, è negata ogni minima libertà d’informazione. Risulta quindi particolarmente curioso che questo brutale regime permetta che le Tv di Stato raggiungano solo il 4% del pubblico totale, mentre il restante viene coperto da quei gruppi che rispondono ai nomi di CNN, Univisión, Telemundo, Fox News e NBC – per restare solo nell’ambito delle tv più importanti – che stanno montando la campagna di terrorismo mediatico producendo menzogna su menzogna. Addirittura la CNN da giorni cerca di giustificare in ogni modo, preventivamente, l’eventuale assassinio del presidente Maduro.

Stride inoltre il il totale silenzio, da parte di chi grida al Venezuela censore, sul criminale assedio con cui i fascisti hanno tentato per una settimana di bloccare le attività della Tv di Stato Venezolana de Televisión. Con tentativi d’incendio e aggressioni ripetute ai danni dei giornalisti impossibilitati a svolgere il proprio lavoro.

La «brutale campagna mediatica» posta in essere comprende la narrazione di un Venezuela segnato da un’economia fuori controllo e ormai destinata al disastro. Il dito viene puntato principalmente su inflazione e scarsa disponibilità di cibo e beni di prima necessità. Per quanto concerne l’inflazione, secondo gli ultimi dati disponibili sarebbe al 40%, dunque ben 16 punti percentuali in meno rispetto all’anno passato quando viaggiava al 56%. Dati da valutare tenendo presente che nel periodo precedente l’ascesa al potere di Hugo Chávez, l’inflazione toccava anche il 100%.

Mentre la scarsità di cibo oltre che d alcuni beni di prima necessità è riconducibile, sostanzialmente, alla guerra economica che il governo bolivariano sta contrastando con ogni mezzo disponibile, e alla forte espansione dei consumi tra le fasce più povere della popolazione.

Nonostante una siffatta situazione, le conquiste del chavismo anche in questo campo sono innegabili: prima dell’entrata in scena di Chávez nel 1998, un venezuelano consumava in media 2000 calorie al giorno. A febbraio 2014, siamo intorno alle 3000 calorie assimilate quotidianamente. Insomma, chi afferma che il popolo venezuelano è ridotto alla fame, sta mentendo in maniera spudorata.

Leopoldo López e le ingerenze degli Usa. Già protagonista nel golpe cruento del 2002, l’attuale coordinatore del partito fascista Voluntad Popular si presenta come leader di un gruppo che promuove «un conciliante messaggio di pace, benessere e progresso, che s’impegna per la costruzione di un’alternativa per il paese dove i diritti sono per tutti i venezuelani».

In realtà abbiamo constatato con mano che López è una creatura degli Stati Uniti e il suo obiettivo è quello di destabilizzare attraverso la violenza il legittimo governo Maduro. Il suo nome viene citato per ben 77 volte nei vari dispacci diffusi dall’organizzazione Wikileaks. In uno di essi viene definito come «ambizioso e assetato di potere».

L’ex sindaco del municipio di Chacao è legato a doppio filo alla Central Intelligence Agency (CIA), a cui si è legato ai tempi della sua permanenza presso il Kenyon College, nello stato dell’Ohio, dove la CIA ha elementi tra gli insegnanti il cui compito è quello di individuare tra gli studenti, quelli che possono essere utili alla propria causa.

Tornato in patria, dal 2002, ha compiuto diversi viaggi negli Usa, presso la sede dell’nternational Republican Institute (IRI) del Partito Repubblicano, dove ha sostenuto svariati incontri con funzionari dell’allora governo Bush. Dall’Iri ha ottenuto supporto strategico e finanziario.

Una volta terminato il mandato come sindaco del municipio Chacao, è stato interdetto a causa della malversazione delle risorse pubbliche che erano a sua disposizione.

I finanziamenti nordamericani a quell’eterogenea galassia che forma l’opposizione venezuelana sono davvero ingenti: secondo quanto rivelato dall’avvocato e scrittrice Eva Golinger nel solo anno 2014 dagli Usa sono arrivati ben 5 milioni di dollari destinati ai vari gruppi d’opposizione. Mentre dal 2010 ad oggi la cifra sarebbe superiore ai 100 milioni di dollari. A veicolare il flusso di denaro verso i gruppi d’opposizione è la nota agenzia Usaid, il cui zampino è sempre presente nel mondo quando vi sono in atto tentativi di destabilizzazione di un qualsivoglia governo che non corrisponde alle esigenze del tracotante imperialismo nordamericano.