Guerra e pace nel Medio Oriente

medioriente maceriedi Ângelo Alves, Commissione Politica del Partito Comunista Portoghese | da avante.pt

Traduzione di Marx21.it

La situazione nel Medio Oriente rivela chiaramente la strategia dell’imperialismo che mira a boicottare il campo diplomatico, intensificando l’uso della guerra per tentare di mantenere l’instabilità e le posizioni nella regione. Come avevamo analizzato a suo tempo, le sconfitte militari degli Stati Uniti e dei suoi più diretti alleati in Siria non hanno significato la fine dei pericoli per i popoli di quel paese e della regione. Gl avvenimenti confermano la nostra analisi. Gli USA, Israele e anche la Francia (ora più attiva) hanno fatto tutto ciò che potevano per boicottare lo svolgimento, alla fine di gennaio a Sochi, del Congresso Nazionale per il Dialogo Siriano. La ragione del boicottaggio è semplice. Quelle potenze non controllano né determinano il processo di Sochi e, altrettanto importante, ne mettono in discussione le basi che partono dalla difesa della sovranità e dell’integrità territoriale della Siria e non contemplano la resa incondizionata di questo Stato e la sua successiva divisione settaria.

Tutto è stato fatto per sbarrare la strada al negoziato politico e diplomatico a Sochi. A Vienna si sono svolti falsi negoziati per tentare di svuotare quel processo e il documento consegnato alla delegazione siriana ha rappresentato solo una provocazione, con la richiesta della deposizione immediata di Bashar Al-Assad. A Parigi, quasi contemporaneamente alla riunione di Sochi, la Francia ha tenuto una Conferenza che mira alla deposizione di Bashar Al-Assad con il pretesto delle accuse che gli stessi Stati Uniti dicono di non potere provare in merito all’uso di armi chimiche. Sul terreno, gli Stati Uniti hanno imbastito un’enorme provocazione nel nordest siriano con l’annuncio della creazione di una forza militare definita di frontiera, in pratica un balzo nell’armamento dei gruppi arabo-curdi che fanno parte della cosiddetta “coalizione democratica internazionale” e nell’avanzata dell’occupazione militare USA di quella regione siriana.

Il fatto ha portato la Turchia a intervenire in territorio siriano prendendo di mira le milizie curde, elemento che servirebbe a giustificare il fatto che una frazione curda finanziata e armata dalle potenze occidentali, in particolare dalla Francia, (YPG), abbia annunciato che non parteciperà al Congresso Nazionale per il Dialogo Siriano a Sochi. A sua volta, l’Arabia Saudita ha dato indicazione alla sedicente “Commissione per i Negoziati Siriani” – un gruppo politico con sede a Riyadh che rappresenta una frazione beduina siriana fortemente legata ai sauditi – di non partecipare al Congresso di Sochi. Ma alla fine, il Congresso di Sochi si è svolto, coinvolgendo la grande maggioranza delle frazioni siriane e circa 1.500 personalità di quel paese, e ha nominato una commissione costituente che avrà il compito di rivedere l’attuale Costituzione Siriana.

La risposta di Israele e degli Stati Uniti non si è fatta aspettare: nella notte tra il 7 e l’8 febbraio gli Stati Uniti hanno bombardato e ucciso circa 100 militari leali al governo siriano, in un attacco alla Siria e, sempre più direttamente, alla Russia. A sua volta, e dopo varie provocazioni, lo scorso 10 febbraio Israele ha lanciato uno dei maggiori raid aerei in territorio siriano degli ultimi anni e sta attuando una serie di provocazioni che potrebbero condurre a una nuova guerra contro il Libano. La maschera della “lotta al terrorismo” è caduta definitivamente, l’imperialismo e il sionismo vogliono la guerra e per questo sbarrano tutti i sentieri di pace.