L’India di Modi si arrende all’imperialismo

modi usdi CP Bhambhri | “Peoples Democracy”, settimanale del Partito Comunista dell’India (Marxista)

Traduzione di Marx21.it

L’articolo di CP Bhambhri, pubblicato nel giornale del Partito Comunista dell’India (Marxista), spiega come l’attuale governo di destra indiano, capeggiato da Narendra Modi, combini la politica di avvicinamento all’imperialismo statunitense con le ambizioni da “grande potenza” che sono alla base dell’ideologia nazionalista e aggressiva della destra reazionaria e integralista che ha preso in mano le redini dei destini del grande paese asiatico.

Narendra Modi, primo ministro e “pracharak RSS” (dirigente della RSS, Rashtriya Swayamsevak Sangh, organizzazione fiancheggiatrice del BJP, partito della destra reazionaria al governo dell’India, ndt), è cresciuto nelle scuole di formazione ideologica “Sangh Parivar” come filo-Americano e filo-imperialista; l’ultimo esempio è stato fornito dal governo Modi il 12 aprile 2016 quando ha dichiarato il suo impegno a fronteggiare la crescente potenza marittima cinese annunciando la decisione di firmare il Memorandum di Accordo sugli Scambi Logistici con gli USA “per fornire equipaggiamento e carburante alle reciproche forze armate”. Questo accordo logistico con conseguenze di larga portata è stato firmato dal ministro indiano della Difesa Manohar Parikar e dal segretario alla Difesa USA Ashton Carter.

Il significato di tale accordo è che, per la prima volta nella storia dell’India dopo l’indipendenza, con la dichiarazione pubblica del governo del 12 aprile 2016 si afferma che l’India è “in campo” con gli Stati Uniti contro la Cina. Inoltre questa dichiarazione congiunta stabilisce di “continuare a lavorare per raggiungere altri accordi per migliorare la cooperazione militare e per il trasferimento di tecnologia” tra gli USA e l’India. Il dialogo bilaterale per la sicurezza marittima tra i due paesi sarà istituzionalizzato con in vista “il miglioramento delle discussioni in corso tra le due marine in merito alle questioni relative all’armamento”.

Il segretario alla Difesa USA Carter, esprimendo grande soddisfazione per l’accordo navale con l’India, ha osservato che India “assicura la sicurezza della rete” nella regione. Questo accordo rappresenta un punto di svolta perché l’India non si era mai posizionata pubblicamente come anti-Cina, accettando in particolare un’alleanza di tale natura con gli Stati Uniti che stanno rafforzando la loro presenza nell’Asia-Pacifico, nel Mar Cinese Meridionale e nell’Oceano Indiano confrontandosi direttamente con la Cina.

Gli UPA I e II (i governi precedenti diretti dal Partito del Congresso, ndt) dal 2004 al 2014 non avevano mai accettato la proposta americana di scambi logistici, perché il governo di Manmohan Singh aveva coscienziosamente seguito una politica estera non antagonista nei confronti della Cina specialmente a livello pubblico e l’India aveva fatto ogni sforzo perché la Cina fosse coinvolta in negoziati sulle divergenze tra i due paesi. Il bilateralismo India-Cina è stata la nota caratterizzante i governi guidati dal partito del Congresso tra il 2004 e il 2014 e qualsiasi associazione aperta e pubblica con le ambizioni navali e marittime americane da parte dell’India avrebbe lanciato allora alla Cina il segnale diretto che l’India era in procinto di abbandonare il “bilateralismo” a favore di un’alleanza anti-Cina con gli Stati Uniti. Modi ha chiaramente e senza ambiguità annunciato che, a differenza del precedente governo UPA, il suo governo si appresta a competere e confrontarsi con la Cina, entrando con la sua potenza marittima in partnership con gli Stati Uniti. L’accordo sulla logistica del 12 aprile è un grande passo in avanti da parte del governo Modi che ha apertamente scelto di annunciare la cooperazione India-USA sulla difesa proprio per mandare un messaggio alla Cina.

L’obiettivo dell’accordo è la “fornitura reciproca di supporto logistico, equipaggiamento, e servizi alle forze militari da una parte all’altra, a fronte di pagamento in contanti o di reciproca fornitura di sostegno logistico, equipaggiamento e servizi”. Il vero significato dell’approccio di Narendra Modi è che egli ha violato completamente le passate tradizioni della politica estera di non allineamento dell’India e di mantenimento della distanza di sicurezza da ogni alleanza politica con gli imperialisti, come dimostra l’accordo logistico del 12 aprile. Modi è un ideologo di RSS e come primo ministro dell’India è impegnato a promuovere e perseguire gli obiettivi di potere statale, come indicato nella filosofia del “Sangh Parivar”.

Alcuni fatti indicano che la capitolazione di Modi di fronte all’imperialismo USA e le strategie seguite dal suo governo a partire dal 2014 sono motivate solamente dall’idea della grande “Bahrat Mata” (Grande India, https://en.wikipedia.org/wiki/Bharat_Mata, ndt) che sia militarmente ben attrezzata per confrontarsi con i suoi avversari, come il Pakistan e la Cina. Uno Stato Indù altamente militarizzato e modernizzato sarebbe in grado di fronteggiare le sfide, reali o immaginarie, dei suoi concorrenti. In primo luogo, il governo Modi ha aperto la produzione del settore della difesa ai monopoli capitalisti dell’India e alle corporazioni monopolistiche straniere multinazionali qualificandola come sistema di partenariato pubblico-privato.

In secondo luogo, VD Savarkar, ideologo del nazionalismo Indù, aveva chiaramente stabilito che occorreva “induizzare l’India, militarizzare gli Indù”. Non è senza ragione che KP Hedgewar, il fondatore della RSS nel 1925. abbia esaltato  “l’addestramento fisico dei giovani Indù, perché gli “Indù deboli” non sarebbero stati capaci di affrontare i nemici esterni. Ecco perché la RSS promuove l’idea dell’ “Indù fisicamente forte”, e ciò, tradotto correttamente, significa che, se la RSS conquista il potere dello Stato renderà lo stato Indù una superpotenza militare. La realizzazione della superpotenza militare Indù è l’impegno ideologico fondamentale del “pracharak RSS” primo ministro Narendra Modi.

In terzo luogo, Narendra Modi ha completamente abbandonato la ben consolidata tradizione del “controllo e della supremazia civile sulle forze armate”, “esaltando” apertamente e senza ambiguità l’esercito indiano e nominando simbolicamente il Generale VK Singh, un controverso capo dell’esercito in pensione, come ministro nel suo governo. E non solo questo. La tragica morte di alcuni soldati sul Ghiacciaio di Siachen nel gennaio 2016 (in scontri sul confine con il Pakistan, ndt) è stata celebrata pubblicamente come la più significativa dimostrazione di “patriottismo” per dimostrare alle persone comuni che ogni sacrificio come quello dei soldati per la causa della difesa dell’India rappresenta la più preziosa manifestazione di amore per la patria e il patriottismo. La glorificazione dei sacrifici fatti dai soldati mentre difendono la patria può diventare pericolosa poiché gli uomini in difesa tendono a considerare sé stessi come “speciali super patrioti”.

Il patriottismo non può essere presentato come “speciale” solo per alcuni, poiché tutti i cittadini dell’India sono ugualmente patriottici. Il governo Modi per la prima volta ha creato una gerarchia dei patrioti con l’annuncio che le spese per la difesa del governo indiano avranno la massima priorità, molto al di sopra di quelle previste per il welfare, per l’educazione, la salute e il sistema nazionale di garanzie occupazionali per i poveri delle zone rurali. I fatti menzionati dimostrano chiaramente che il governo Modi è ideologicamente guidato in particolare dal principio secondo cui l’India Indù ha bisogno di mostrare possenti muscoli militari e che i costi finanziari e politici della militarizzazione dell’India sono fattori irrilevanti se si intende perseguire il più grande obiettivo di rendere la Madre India una superpotenza militare.

La resa completa del governo Modi all’America può essere compresa solo se si prende in considerazione il più ampio progetto dell’India Indù, perché, nello schema della grandezza della “Madre”, la Cina è percepita come la principale minaccia che può essere contrastata solo entrando nello stesso campo dell’America. Modi non si preoccupa neppure del fatto elementare che l’America è determinata a perseguire i propri interessi nazionali e che si ritrova l’India al proprio fianco nello stesso momento in cui sta fornendo ogni tipo di armamento al Pakistan, considerato dagli indiani un “paese ostile”. Mentre Modi segue ciecamente la linea di azione americana in Asia, Robert Blackwill, ex ambasciatore USA in India, il 12 aprile osserva che la vendita di F16 da parte degli Stati Uniti al Pakistan è un “esempio drammatico del fallimento della politica estera degli USA”.

L’India ha protestato contro la politica americana di “militarizzazione del Pakistan” senza ottenere alcun impatto sui responsabili politici americani, poiché gli americani sanno che è l’India stessa a voler essere molto “vicina” all’America. Gli americani non prendono in considerazione l’opposizione del governo Modi alla vendita di F16 USA al Pakistan, poiché gli americani sanno che   l’India di Modi busserà sempre alle loro porte per la cooperazione militare che permetta di raggiungere il suo insensato e irrealizzabile obiettivo di diventare una forte superpotenza militare nella regione sud asiatica.

Da tale esposizione emerge chiaramente che Modi ha ceduto di fronte agli americani e che l’ultimo esempio dello scambio di logistica tra i due paesi non è la fine del percorso, dal momento che gli americani hanno scoperto che l’India di Modi è sempre disposta ad approfondire i suoi legami con il loro paese nella speranza spasmodica di emergere come super Stato militare Indù con le forniture americane e che Modi è pronto a pagare qualsiasi prezzo agli americani pur di raggiungere il suo  obiettivo della militarizzazione dell’India Indù. Modi è talmente imprudente da annunciare pubblicamente di individuare nella Cina l’avversario dell’India e di accettare l’ombrello dell’America per affrontare la Cina.