Il Venezuela al bivio

almagro Intervista a Jorge Valero
da investigaction.net

Traduzione di Marx21.it

Quando si tratta di parlare del Venezuela, i media dominanti sanno a chi dare la parola: oppositori politici, giornalisti anti-chavisti, economisti di destra… Di conseguenza, ci è sembrato di vitale importanza ascoltare quelli che tutti i giorni lottano perché viva la Rivoluzione Bolivariana. Jorge Valero, ambasciatore e rappresentante permanente della Repubblica Bolivariana del Venezuela alle Nazioni Unite a Ginevra ha accettato di rispondere alle nostre domande. Un’occasione per ristabilire certe verità molte volte nascoste. 

(Intervista a cura di Jean Araud e Tarik Bouafia*)

Che significano esattamente le reiterate minacce del Segretario Generale dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) contro il Venezuela?

Le pesanti aggressioni del Segretario Generale dell’OSA contro il Venezuela sono ricorrenti e inusuali. Un funzionario diplomatico di un organismo multilaterale si è trasformato in attivista politico venezuelano, scontrandosi con uno Stato sovrano. Ma non agisce di volontà propria. E’, l’ho già detto, una marionetta della politica estera degli Stati Uniti, che pretendono di trasformare il nostro continente in una neo-colonia.

Di qui l’offensiva imperiale contro paesi progressisti e il tentativo di scompaginare la morfologia politica che è venuta a configurarsi nella nostra regione, alla luce dei nuovi processi di integrazione solidale, come CELAC, UNASUR, ALBA e Petrocaribe. Nell’ambito di questa offensiva, il Venezuela è il “Gioiello della Corona”.

Almagro non è altro che un utile idiota. Una specie di marionetta ventriloqua che si incarica di ripetere le calunnie e le menzogne che, da quando Chavez è arrivato alla Presidenza del Venezuela, sono state scagliate contro la Rivoluzione Bolivariana e la sua natura rivoluzionaria e socialista. Oggi è nel mirino il governo del nostro Presidente Nicolas Maduro Moros.

Che cosa sta cercando l’OSA?

Il Segretario Generale sta conducendo l’OSA al suo declino. Cerca di provocare fratture nell’unità latinoamericana e caraibica, trasformandosi in altoparlante dei più oscuri interessi imperiali e dei loro lacchè nazionali.

Vuole utilizzare l’articolo 20 della Carta Democratica Interamericana contro la democrazia partecipativa e protagonista che esiste in Venezuela. Ma è stato sconfitto. Il suo obiettivo è chiaro: promuovere l’intervento straniero negli affari interni del nostro paese, sia attraverso il monitoraggio dell’OSA in Venezuela, che i venezuelani respingono con dignità, sia mediante un intervento militare imperialista che susciterebbe il ripudio mondiale.

Durante il mio mandato di Ambasciatore-Rappresentante Permanente del Venezuela all’OSA è stata approvata questa Carta. E posso assicurare che il governo degli Stati Uniti ha concepito questo strumento come un meccanismo per intervenire, attraverso l’OSA, negli affari interni degli Stati, minare la loro sovranità, e, in particolare, per interrompere il processo di cambiamenti storici che erano iniziati in Venezuela con la vittoria elettorale di Hugo Chavez Frias.

Il Segretario Generale dell’OSA passerà alla storia come un amanuense dell’imperialismo.

Si commenta da sola l’istigazione della Spagna perché la NATO intervenga contro il Venezuela, nazione molto lontana dal Nord Atlantico che inoltre non minaccia alcun Stato membro della NATO. Come interpretare questo inverosimile comportamento spagnolo?

E’ stato così prepotente l’atteggiamento dei portavoce del governo spagnolo, che si è immischiato quasi giornalmente negli affari interni del Venezuela, che il Presidente Nicolas Maduro Moros ha chiesto a Rajoy, con fine ironia: “Perché allora non si stabilisce in Venezuela per dibattere sulla situazione in Spagna?”.

La convocazione del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Spagna per affrontare la presunta “crisi” venezuelana causa sconcerto per l’evidente istrionismo pre-elettorale. Le preoccupazioni dei suoi leaders hanno trasformato il Venezuela in argomento elettorale in Spagna.

Il Presidente Maduro ha sostenuto che il governo spagnolo è immerso nella campagna di guerra contro il Venezuela. “Una campagna per preparare ciò che non dovrebbe succedere mai, ma che è nelle menti macabre di coloro che la pianificano: preparare l’invasione, l’intervento militare”.

La storia ultra-reazionaria e neocolonialista del PP spinge i suoi leaders a essere ossessionati dalla Rivoluzione Bolivariana. Il governo Rajoy agisce come rappresentante, in Europa, della politica imperiale nordamericana.

Ciò spiega perché il 12 aprile 2002, l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Venezuela, Charles Shapiro, insieme all’Ambasciatore della Spagna a Caracas, Manuel Viturro de la Torre, stavano nel Palazzo di Miraflores a sostenere il dittatore Carmona, dopo che costui aveva sciolto l’Assemblea e le principali istituzioni dello Stato.

L’odio dei governi del PP contro la Rivoluzione Bolivariana, come si vede, non è nuovo. La storia si ripete.

Ho letto con molto interesse il libro del sociologo Mahdi Nazemroaya “La NATO: la globalizzazione del terrore”; un regalo del mio grande amico, padre Miguel d’Escoto Brockmann, autore della prefazione di questa opera.

Mi hanno convinto alcuni dei suoi approcci. Sostiene questo ricercatore che la NATO ha soppiantato di fatto l’ONU nel secolo XXI; che è ormai coinvolta anche da noi, direttamente o indirettamente, nei conflitti e nelle ipotesi di conflitto che riguardano le forze armate della regione latinoamericana e caraibica.

La NATO si è trasformata in un docile strumento militare di dimensione planetaria, dominato dagli Stati Uniti, che gravita sempre di più in America Latina e nei Caraibi.

Il sociologo e politologo argentino Atilio Boron, che scrive il prologo del libro, afferma che è Washington – e non Bruxelles – a determinare chi è il nemico e come, quando e dove si deve combatterlo.

La globalizzazione militare è il rovescio necessario della moneta neo-liberale, il cui dritto è la globalizzazione finanziaria.

La NATO disprezza la soluzione pacifica dei conflitti e li trasforma in “materia prima” per scatenare i suoi sanguinosi interventi nei paesi del Sud.

Questa organizzazione, originariamente concepita per opporsi al potere militare sovietico, ha superato la sua funzione originale e ha assunto una dimensione globale.

In questo processo non poteva rimanere al margine la Nostra America, minacciata da ottanta basi militari straniere, in maggioranza degli Stati Uniti.

La crescente influenza di questa organizzazione nei nostri paesi inasprisce la militarizzazione della politica nell’emisfero e pone un interrogativo: fino a che punto l’America Latina e i Caraibi continueranno ad essere una zona libera dalle armi nucleari?

Assistiamo da alcuni mesi al ritorno della destra in America Latina. Prima c’è stata l’Argentina con l’elezione di Mauricio Macri e ora il Brasile con il Golpe Parlamentare contro Dilma Rousseff. Quali conseguenze provocheranno questi cambiamenti a livello regionale e internazionale, per i meccanismi di integrazione regionale e per la cooperazione Sud-Sud a cui hanno dato impulso Lula, Nestor e Cristina Kirchner insieme a Hugo Chavez?

Siamo testimoni di una nuova scalata dei poteri imperiali in America Latina e nei Caraibi per cercare di recuperare spazi strategici persi, dopo il posizionamento di leaders progressisti come Hugo Chavez, Evo Morales, Luis Inacio Lula Da Silva, Dilma Rousseff, Rafael Correa, Daniel Ortega, Nestor e Cristina Kirchner, Fernando Lugo, José Mujica, Manuel Zelaya, tra gli altri.

Questa scalata si propone di distruggere gli spazi di integrazione solidale costruiti e di far leva, in cambio, su schemi di integrazione compatibili con i suoi interessi strategici.

Con il collasso dell’ALCA, nel novembre 2005 a Mar del Plata, in Argentina – grazie al coraggio e alla decisione sovrana di Hugo Chavez e Nestor Kirchner, tra gli altri –, l’Impero ha promosso altre formule per recuperare, e persino incrementare, il proprio dominio economico e finanziario nel nostro Continente.

Le risposte degli Stati Uniti alle leadership di sinistra o progressiste, così di intralcio alla loro sete di dominio, non sono, in prima istanza, le invasioni militari o il puntello a dittature sanguinarie, come accadeva in passato.

Il rafforzamento delle forze progressiste in questa parte del mondo, con Capi di Stato eletti dalla volontà popolare, doveva essere ridimensionato dalle forze dell’egemonia imperiale.

Oggi, i colpi di Stato sono cambiati nella forma…

Ora si fa ricorso ai Colpi di Stato Parlamentari. Citiamo i casi di Fernando Lugo, in Paraguay, di Manuel Zelaya, in Honduras, e recentemente di Dilma Rousseff in Brasile.

Con questa modalità, in altri casi combinata con scontri militari, si è cercato di rovesciare Evo Morales, in Bolivia, e Rafael Correa in Ecuador.

In Venezuela si utilizza l’Assemblea Nazionale – oggi e accidentalmente con la maggioranza all’opposizione – per erodere le istituzioni democratiche e sabotare le conquiste della Rivoluzione Bolivariana.

Di fronte all’assalto imperiale contro l’integrazione solidale dei nostri popoli esiste una sola risposta: l’unità latinoamericana e caraibica e il rafforzamento dei meccanismi già creati, nel contesto di una comunità di nazioni sovrane.

Il presidente Nicolas Maduro ha criticato ripetutamente e con fermezza la campagna mediatica internazionale contro il suo governo. Ha denunciato le menzogne, le manipolazioni e le calunnie sulla situazione in Venezuela. Come interpreta e analizza Lei questi continui attacchi contro la Rivoluzione Bolivariana? E cosa risponde a coloro che denunciano violazioni dei diritti umani nel suo paese?

I diritti umani sono la pietra angolare della nostra democrazia bolivariana. In Venezuela si esercitano ampiamente e senza ostacoli.

C’è nel mio paese più ampiezza ed esercizio dei diritti umani per tutti e tutte che negli Stati Uniti. La potenza imperiale, naturalmente, utilizza questo tema in maniera cinica con il proposito di promuovere i suoi interessi geopolitici di dominazione mondiale.

Il Presidente Nicolas Maduro è stato categorico nel segnalare che: “sul Venezuela si sta montando uno scenario di violenza per giustificare un intervento straniero di carattere militare”.

Si sono attivati, come nel passato, meccanismi esterni e interni per cercare di interrompere i cambiamenti di ispirazione umanista che si attuano nella Patria di Bolivar.

La novità oggi consiste nel fatto che a questa strategia interventista si è aggiunto, con ossessivo affanno, il Segretario Generale dell’OSA.

In linea generale, gli attori anti-patria continuano ad essere gli stessi: l’élite politica venezuelana che ha perduto i suoi osceni privilegi con l’arrivo alla Presidenza della Repubblica di Hugo Chavez Frias, e la classe capitalista parassitaria che ha sempre tratto beneficio dallo Stato e dai grandi affari con le risorse naturali del paese.

Esortiamo il governo degli Stati Uniti ad abbandonare la sua fissazione interventista in Venezuela. A rinunciare alla propria pretesa di essere il gendarme mondiale.

La Rivoluzione Bolivariana è espressione di un popolo che ha deciso di essere libero e sovrano. Il popolo di Simon Bolivar e Hugo Chavez.

Gli Stati Uniti dovrebbero ratificare tutti i trattati internazionali in materia di diritti umani e i protocolli, come quello dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e lo Statuto di Roma.

Perché gli Stati Uniti non estradano il terrorista Luis Posada Carriles e altri della stessa risma, come sollecitato dal Venezuela?

Perché non proibiscono l’uso della tortura e sanzionano chi la pratica, come anche i responsabili dell’uso della forza letale contro la popolazione afroamericana e di origine latina indennizzando le vittime?

Il mondo attende che gli Stati Uniti migliorino le loro politiche e pratiche in materia di diritti umani, un ambito in cui hanno la pretesa di erigersi a giudice universale, mentre sono molto lontani dal rispettare questi diritti.

*Giornalisti e corrispondenti rispettivamente in Venezuela e in Argentina per Investig’Action