Ultime elezioni regionali:un importante test per i comunisti russi

Nel corso dell’anno 2000 si sono svolte le elezioni in 41 “soggetti” (così vengono chiamate le regioni, le repubbliche e i territori del paese) su 89 che compongono la Federazione Russa . Per la sua estensione, per la straordinaria importanza degli organismi eletti – che rappresentano gli unici poteri in grado di bilanciare, a livello locale, le prerogative presidenziali – e per le sue conseguenze nella formazione dei vertici della Camera Alta, in cui siedono i governatori , vale a dire il Consiglio della Federazione –, tale consultazione assume un rilievo nazionale, paragonabile a quello delle elezioni federali per la Duma.
Le tornate elettorali regionali, avvenute a più riprese, si sono concluse con una brillante affermazione del Partito Comunista della Federazione Russa, che vede aumentare progressivamente i suoi consensi, fino all’ultimo giro di consultazioni, avvenuto il 24 dicembre 2000, – poche settimane dopo lo svolgimento del congresso del PCFR – quando i candidati proposti dal partito hanno ottenuto una schiacciante vittoria in 5 su 7 delle oblasti (regioni) in cui si è votato ( 65% a Krasnodar, 62,3% a Celjabinsk, 62% a Kostroma, 56,2% a Uljanovsk, 36,4% a Volgograd).
L’avvenimento che è stato vergognosamente taciuto dalla stampa occidentale, impegnata sistematicamente nell’opera di oscuramento della presenza comunista nella politica russa, ha trovato ampia risonanza nei più importanti strumenti di informazione nazionali.
Naturalmente, la gamma dei commenti ai risultati elettorali è stata estremamente varia: si passa da considerazioni del tipo “la cintura rossa si è rafforzata” (“Moskovskij Komsomoletz”) ai tentativi di ridimensionare la portata del sostegno ai candidati del PCFR – “ non è un successo del partito, come sostiene Zjuganov… i governatori non si sono appellati tanto all’autorità del PCFR, quanto alla necessità di mantenere la stabilità” (“Itoghi”).
Ma, al di là della sottovalutazione dei risultati da parte degli oppositori del PCFR, rimane un fatto indiscutibile: nelle campagne elettorali svolte nel 2000, i candidati appoggiati dal PCFR e dall’Unione popolare patriottica di Russia hanno vinto in 26 regioni (il 63,4% del totale). Naturalmente il grado di appoggio dei comunisti ai candidati e la tattica da essi adottata volta per volta hanno visto manifestarsi delle differenze.
Ad esempio, per la prima volta il PCFR ha scelto frequentemente di proporre alla carica di governatore non solo dei semplici candidati, in molti casi indipendenti, ma autorevoli figure del partito, a cominciare dai primi segretari dei comitati regionali: Mashkovzev (regione della Kamciatka), Michailov (regione di Kursk), Tichonov (regione di Ivanov). Per la prima volta segretari di comitati di partito sono diventati sindaci dei capoluoghi di regioni della Federazione: Goleniscev (Petropavlovsk nella Kamciatka) e Jakush (Cerkessk), questi ultimi sempre il 24 dicembre, con percentuali che si avvicinano al 70%. Ciò è stato reso possibile dal fatto che, mentre nelle consultazioni precedenti del 1996, il PCFR aveva scelto di promuovere al posto di capo di amministrazione regionale, al fine di allargare il ventaglio dei consensi, al massimo figure istituzionali come propri deputati alla Duma o esponenti di rilievo dell’economia locale, oggi il radicamento e il prestigio popolare del partito, il livello di preparazione dei suoi quadri e la loro autorevolezza sono talmente consolidati, da poter presentare, per la gestione delle più importanti amministrazioni locali della Federazione, direttamente i segretari dei suoi comitati regionali.
E’ degno di rilievo anche il fatto che nel 2000 siano stati riconfermati gran parte dei governatori comunisti o loro alleati, eletti anche nel 1996 (solo in due casi si è stati costretti a cedere il mandato). Nonostante l’indiscriminato utilizzo dei “media” a favore dei loro oppositori che utilizzavano mezzi enormi, spesso messi a disposizione dai potentissimi “magnati” dell’economia (si è distinto l’ ”astro emergente” Mamut), i capi delle amministrazioni uscenti, sia che fossero membri del PCFR oppure loro alleati, hanno mantenuto la loro posizione di direzione. Così è avvenuto a Volgograd, Brjansk, Stavropol, Kaluga, Vladimir, Rjazan, Kurgan, Kostroma, Kirov, Celjabinsk, nei territori di Krasnodar e Altaj. Per la seconda volta sono stati eletti anche governatori non comunisti, con i quali però il PCFR aveva sottoscritto speciali accordi di collaborazione: nelle regioni di Murmansk, di Citinsk, di Magadan , nella regione autonoma degli Ebrei, nella città di San Pietroburgo, nella Chacassia, e inoltre in una serie di circondari autonomi. Nelle elezioni per la carica di presidente dell’Udmurtia poi, ha vinto un candidato a favore del quale è stata ritirata la candidatura del PCFR. Una situazione simile, sempre al secondo turno, si è registrata anche nella regione di Archanghelsk.
Rispetto alle elezioni precedenti, nel 2000 i comitati locali di partito hanno sviluppato una tattica più duttile, non presentando proprie candidature contro quei capi di amministrazioni regionali che avevano mostrato maggiore disponibilità a compromessi e collaborazione su diverse questioni. In particolare ciò è avvenuto nei circondari autonomi degli Jamalo-Nenezi, dei Chanti- Mansi, dei Korjaki, nella regione di Perm e nel territorio di Chabarovsk. Una benevola neutralità è stata mantenuta di fronte alla candidatura di un popolare esponente delle forze armate, l’ammiraglio Jegorov, nel secondo turno delle elezioni della regione di Kaliningrad, zona di decisiva importanza strategica sul piano politico e militare.
Nell’insieme, se analizziamo i rapporti di forza tra i raggruppamenti politici, notiamo che in 43 regioni della Federazione su un totale di 89 il PCFR ha l’effettiva possibilità di influenzare gli organi del potere (in 37 regioni i governatori sono stati eletti con l’appoggio del PCFR, e in 6 il PCFR e i suoi alleati hanno la presidenza delle assemblee legislative), mentre ancora in altre 6 esistono possibilità di relazioni costruttive con il potere esecutivo, tali da consigliare alle organizzazioni locali del partito l’adozione di una tattica di neutralità durante la campagna elettorale.
Il successo ottenuto dal PCFR nel corso di queste elezioni è tanto più significativo se si tiene conto che, ancora una volta, il partito ha dovuto affrontare l’offensiva anticomunista dei “media” a sostegno dei candidati di regime – spesso loro stessi facoltosi imprenditori – facendo uso degli strumenti “poveri” di propaganda tradizionale – in primo luogo del tenace lavoro volontario di decine di migliaia di attivisti – dal momento che persino molti “governatori rossi” non hanno avuto a disposizione un agguerrito sistema di mezzi di informazione di massa , in particolare radiofonici e televisivi, capaci di propagandare adeguatamente l’attività svolta dalle amministrazioni nel corso del loro mandato.
Un limite serio, riscontrato dai comunisti nella loro analisi dello svolgimento delle campagne elettorali di quest’anno, è rappresentato dalla scarsa conoscenza, tra l’opinione pubblica del paese, delle realizzazioni più avanzate attuate dalle “regioni rosse”: realizzazioni di grande significato, soprattutto per quanto riguarda le misure prese dalle amministrazioni “patriottiche” a salvaguardia delle condizioni di vita dei settori meno privilegiati della popolazione.
Si registrano a volte anche significativi successi sul terreno della produzione industriale e agricola: essi si pongono in decisa controtendenza rispetto al progressivo smantellamento dell’apparato produttivo nazionale, dovuto all’applicazione delle ricette liberiste consigliate dagli organismi economici internazionali (che purtroppo sembrano affermarsi anche sotto la presidenza di Putin, soprattutto dopo la sua decisione di permettere, anche se in modo “pilatescamente” distaccato, la ristrutturazione del settore energetico, voluta dal suo primo ministro Kasjanov, con l’avallo delle forze della destra economica e politica).
La scarsa visibilità del lavoro delle “regioni rosse” è attribuita anche al fatto che molti amministratori comunisti hanno scarsamente recepito la raccomandazione più volte venuta dalle istanze di direzione del partito a promuovere un proficuo scambio delle esperienze più significative prodotte in questi anni di autogoverno progressista, che spesso si stenta a far conoscere persino a settori dell’elettorato delle regioni in cui vengono attuate.
Questa tornata elettorale ha rappresentato anche un banco di verifica del livello di autorevolezza e popolarità del gruppo dirigente del PCFR, e in particolare del suo leader G. Zjuganov. Stando ai risultati, si può affermare che la prova è stata ampiamente superata. E’ provato che la vittoria di come minimo 7 candidati è stata possibile in gran parte grazie al coinvolgimento in prima persona del leader comunista e dei più prestigiosi esponenti della segreteria nazionale nei comizi e negli incontri con gli elettori. Si è pure stimato che la sconfitta cocente subita nella regione di Voronezh, attribuibile alle gravi insufficienze nel lavoro amministrativo di questi anni (peraltro denunciate dalle stesse istanze nazionali del partito) si sarebbe potuta almeno limitare, se il partito locale avesse fatto ricorso al contributo della dirigenza nazionale.

Infine, in queste consultazioni i comunisti hanno dovuto cercare di dare una risposta a un’altra questione di particolare gravità che l’esperienza delle precedenti elezioni aveva drammaticamente messo in rilievo: quella relativa al grado di fedeltà al mandato ricevuto, da parte di una serie di governatori eletti con l’apporto determinante del PCFR. Sono noti gli esempi eclatanti del governatore della regione di Kursk, Aleksandr Rutskoj (noto per aver guidato la resistenza del parlamento russo al colpo di stato di Eltsin del 1993), passato, dopo poco tempo, nel campo avverso; oppure del governatore di Kemerovo, Aman Tulejev, che, uscito dal partito, di cui era alto dirigente, dopo aver creato un suo piccolo movimento di ispirazione socialdemocratica, è arrivato persino ad appoggiare la candidatura presidenziale di Putin. In casi simili il PCFR ha giocato la carta della presentazione di candidati direttamente espressi dalle strutture di partito, pur sapendo di confrontarsi, almeno in alcuni casi, con personalità dotate di particolare carisma.

La scelta si è rivelata vincente. Valga per tutti il caso di Kursk dove Rutskoj ha subito una disfatta che probabilmente ne determinerà la cancellazione dalla scena politica russa, ad opera proprio del popolare Michailov, segretario regionale del partito.