SUL VII° CONGRESSO PRC DI ROMA

Il Congresso romano del PRC è stato percorso in parallelo dalla sovrapposizione del lavoro della Commissione Nazionale del Congresso, che discuteva i ricorsi della 2° mozione sui voti annullati in alcuni congressi di circolo. La costituzione della platea congressuale è stata incerta fino all’ultimo giorno; anzi, perfino la sostituzione di diversi supplenti della 2° mozione si è rivelata ambigua ed insoluta sino alla fine.

La contestatissima relazione del segretario dimissionario della Federazione, Massimiliano Smeriglio non ha rispettato le regole congressuali, cioè non ha rappresentato il bilancio del lavoro politico del PRC romano ma è stata provocatoriamente di parte dal momento che ha coscientemente rappresentato solo gli argomenti ed i risultati della 2^ mozione da lui sostenuta; non senza lanciare accuse ai rappresentanti delle altre mozioni presenti – consolidando il teorema amico/nemico a lui caro in tutta la sua gestione appena trascorsa – fino a definirli come il “pogrom” perpetrato a loro danno.

Stesse accuse e stesso metodo sono stati rappresentati negli interventi del Presidente dell’XI municipio, Andrea Catarci e della garante Patrizia Sentinelli.

Nonostante quanto dichiarato alla stampa da Smeriglio in merito alla vittoria della 2° mozione romana, ricordiamo che nel nostro Partito non vige, per fortuna, il sistema maggioritario, quindi la stessa mozione ha raggiunto solamente la maggioranza relativa.

Sin dalla prima votazione sulla proposta della Commissione Elettorale sul numero dei componenti della Commissione di Garanzia Federale si è affermata la proposta unitaria alternativa di tutti i documenti, che è stata quindi approvata con 199 favorevoli e 191 contrari, con la sola mozione 2 contraria.

Il risultato politico determinante e risolutivo di un nuovo quadro e di una nuova maggioranza a Roma si è ottenuto quando si è posto in votazione l’OdG concordato in Commissione Politica dalle mozioni 1-3-4, e quindi presentato unitariamente, alla cui costruzione siamo stati attori determinanti in particolare su alcuni passaggi:

la non affermazione della costituente di sinistra e quindi l’impossibilità del superamento del PRC in una nuova formazione politica genericamente di sinistra;
la riaffermazione della nostra autonomia politica, culturale e organizzativa;
la nostra opposizione politica e sociale di contrapposizione alla destra e nettamente alternativa al PD;
la presentazione del simbolo del PRC con la falce e martello aperto al più ampio schieramento delle forze della sinistra d’alternativa e comuniste.
Ultimo punto non meno importante è quello sulla questione etica (divieto dei doppi incarichi) e sulla democrazia interna su cui il nuovo CPF dovrà cimentarsi subito dopo il Congresso Nazionale di Chianciano.

Questo OdG è passato a maggioranza con 191 favorevoli, 187 contrari e 8 astenuti. A seguito di questo importante risultato e nel clima in cui si è determinato, è esplosa una incontenibile soddisfazione e spontaneamente si è levato forte il canto di Bandiera Rossa.

La nostra speranza e la nostra volontà è che finalmente la Federazione di Roma volti pagina lasciandosi alle spalle verticismo, burocratismo e separatezza istituzionale. Inoltre, dovrà essere rilanciato il ruolo dei circoli, della collegialità del CPF e solo attraverso la supremazia della democrazia dialettica si potranno definire decisioni e programmi che diano la linea all’esecutivo e agli istituzionali, in assoluta controtendenza con quanto accaduto sino ad oggi.

Solo queste possono essere le condizioni che ridaranno slancio alle relazioni con i movimenti, i Comitati e le Associazioni per un vero sostegno alle vertenze e ai conflitti, per aprire una nuova stagione da protagonisti.