SIMBOLO E DEMOCRAZIA

Caro Giordano,
in semiotica, il segno è un elemento che rinvia ad un contenuto. La semiotica studia proprio la capacità del segno di dare la possibilità di comprenderne il contenuto. Un Simbolo è più profondo, del pensiero di chi lo contempla. Il simbolo non è un rivestimento meramente accidentale del pensiero ma il suo organo necessario ed essenziale.
Quindi, togliere il nostro simbolo “Falce e martello”, dove si elegge la nostra rappresentanza, significa anche svuotare di contenuto la nostra prospettiva di trasformazione della società.
Nella tua risposta alle lettere, dici che non è questa la tua intenzione, ma una scelta obbligata per favorire un processo unitario della sinistra. Bene, ogni sforzo compiuto in questa direzione è giusto, tenendo in considerazione l’imminente campagna elettorale.
Io però penso che la volontà unitaria e il rispetto reciproco, devono essere manifestati da tutti i soggetti. Il percorso unitario non può essere una somma indistinta di forze che, per cultura, provenienza e prospettiva politica, mantengono ancora delle differenze sostanziali. Non è ammissibile quindi che alcune di queste forze ponga dei veti su storiche esperienze e la loro rappresentazione simbolica.
Poi vi è una questione di utilità. Pur non facendo sondaggi, sono convinto che la maggioranza dei nostri compagni di base (quelli che fanno la vera campagna elettorale) è profondamente legato al nostro simbolo. Questi compagni avrebbero lo stesso slancio e le stesse motivazioni, se fossero scontenti dell’abbandono del simbolo e di ciò che rappresenta?
Alla fondazione del nostro partito, abbiamo aggiunto il sostantivo “rifondazione” a “comunista”. Intendevo con questo, una ricerca critica da compiere sulle diverse esperienze di socialismo, con l’obiettivo di superarne i limiti (oggettivi o soggettivi) e per elaborare una teoria capace di affrontare le nuove forme di sfruttamento. In quelle prime esperienze abbiamo criticato in particolare le carenze della loro democrazia interna. Pensavo quindi che il nostro impegno – nella pratica politica – fosse quello di superare tali limiti.
Devo constatare che nella direzione del nostro partito sono invece emerse profonde incoerenze con le solenni affermazioni (la piramide rovesciata). L’ultima è rappresentata dalla scelta del simbolo elettorale.
Troppe volte ho dovuto apprendere di importanti decisioni attraverso interviste o elaborate fuori dagli organismi dirigenti del nostro partito, escludendo non solo circoli o federazioni, ma anche gli organismi nazionali.
Anche per quanto riguarda la nostra affannosa ricerca di un leader, io continuo riferirmi a Gramsci quando osserva che nell’epoca moderna, il principe di Machiavelli “non può essere una persona reale, un individuo concreto; può essere solo un organismo; un elemento di società complesso nel quale già abbia inizio il concretarsi di una volontà collettiva riconosciuta e affermatasi parzialmente nell’azione. Questo organismo è già dato dallo sviluppo storico ed è il partito politico”.
Un fraterno saluto.