Resistere a Vicenza

*Giovani Comunisti Vicenza

Una volta era Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, la città ad essere nota come la “Stalingrado d’Italia”, proprio per la sua capacità di resistere, elezioni dopo elezioni, ai continui assedi della destra. All’indomani di quest’ultima tornata elettorale, che ha sancito lo strapotere della destra in quasi tutto il paese (tanto che la sinistra è stata sconfitta anche nella stessa Sesto San Giovanni!) è Vicenza a candidarsi come nuovo, possibile fortino per i superstiti della sinistra. In netta controtendenza rispetto a quanto ci si aspettava ed ai risultati generali, le elezioni amministrative hanno incoronato nuovo sindaco di Vicenza l’ex capogruppo del PD alla regione Veneto Achille Variati, già primo cittadino dal 1990 al ’95 con la DC, e sancito la sconfitta dell’eurodeputata del PDL Lia Sartori. Il nome del nuovo sindaco si è deciso al ballottaggio, dopo un primo turno elettorale che vedeva la Sartori in netto vantaggio su Variati (39,3% contro 31,3%); al secondo turno, il ribaltone: Variati al 50,5%, Sartori al 49,5%; uno scarto minimo, 500 voti circa, ma bastevole per vincere. Senza dubbio una delle ragioni di questo risultato inatteso è stata la contrarietà che il candidato del PD ha dimostrato nei confronti del progetto di costruzione di una nuova base militare americana all’aeroporto Dal Molin. Proprio una delle anime del movimento No Dal Molin, il Presidio Permanente, è stata protagonista della tornata elettorale, presentandosi con una propria lista civica, “Vicenza libera – No Dal Molin”, e candidando a sindaco la portavoce del Presidio Cinzia Bottene. Il risultato conseguito è stato discreto, con 3414 voti raccolti (il 5% del totale) ed un consigliere comunale eletto, Cinzia Bottene appunto. Una delle poche costanti, riscontrate tanto a livello nazionale quanto a Vicenza, è stato invece il risultato disastroso della Sinistra Arcobaleno: l’accorpamento dei quattro partiti (Prc, Pdci, Sd e Verdi) non è andato oltre i 1852 voti raccolti, totalizzando il 2,7% del totale e nessun consigliere comunale eletto. Da notare come sia Rifondazione che i Comunisti Italiani vicentini abbiamo dovuto discutere parecchio per potersi presentare alle elezioni con il proprio simbolo sulla scheda elettorale, cosa che alla fine non è stata concessa, optando quindi per presentarsi con il simbolo della Sinistra Arcobaleno con sotto gli acronimi dei quattro partiti che la formavano.

VARIAT I ED IL DAL MOLIN

L’elezione a sindaco di Achille Variati ha riaperto i giochi sul fronte Dal Molin. Se infatti l’elezione del candidato del centrodestra avrebbe di fatto significato la fine di ogni speranza di impedire la costruzione della nuova base militare, Variati si è da subito mosso per garantire il diritto dei No Dal Molin di esprimersi e per far si che venga finalmente ascoltata la voce dei cittadini di Vicenza. L’ultima ordinanza emessa dalla precedente giunta di centrodestra, prima delle elezioni, prevedeva la demolizione delle strutture del Presidio Permanente, indicato come “edificio abusivo”, entro e non oltre il 25 maggio; il neosindaco ha invece concesso una proroga di tre mesi, preludio alla can- cellazione dell’ordinanza, dichiarando che: “Il provvedimento per abbattere il Presidio Permanente è stato un puro gesto punitivo”. All’esultanza ed ai ringraziamenti dei militanti del Presidio è seguito l’annuncio, da parte di Variati, dell’intenzione di indire in tempi brevi una consultazione cittadina riguardante il Dal Molin, cosa mai accaduta in precedenza. L’ostacolo principale per il nuovo sindaco è costituito dallo scorrere del tempo: durante un incontro con il commissario straordinario incaricato dal governo Prodi di seguire la faccenda, Paolo Costa, si è saputo che la parte dell’aeroporto attualmente sotto il controllo dell’esercito italiano passerà sotto controllo statunitense il primo luglio prossimo, senza contare che gli appalti alle imprese costruttrici sono stati assegnati a fine marzo, e che gli americani si aspettavano l’inizio dei lavori entro un mese. La consultazione cittadina è prevista per l’autunno prossimo, si parla di fine settembre od inizio ottobre. Forte è stato l’appello al sindaco da parte di Giancarlo Albera, portavoce del Coordinamento dei Comitati cittadini, che ha chiesto da subito la moratoria per i lavori di edificazione della base, dichiarando: “Niente lavori al Dal Molin se prima i vicentini non verranno informati da una commissione tecnica sugli effetti della nuova base dal punto di vista urbanistico e ambientale. In caso contrario la consultazione arriverebbe tardi e avrebbe il sapore di una beffa”. Lo stesso sindaco si è fatto portavoce, durante un dibattito svoltosi al tendone del Presidio Permanente con il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, della necessità che i cittadini vengano informati su ogni aspetto della questione prima dello svolgersi del referendum. Ed ha anche dichiarato di attendersi che gli americani aspettino gli esiti della consultazione prima di dare il via ai lavori: “Mancando di rispetto ad una città che li ospita da cinquant’anni non farebbero una bella figura davanti al mondo. Conto quindi che gli statunitensi non facciano l’errore di iniziare i lavori prima di avere sentito il parere dei vicentini”.

LE AZIONI DEL PRESIDIO…

Intanto una delegazione del Presidio permanente ha fatto visita a Bologna al Consorzio cooperative costruttori, una delle due Coop rosse che ha vinto l’appalto per la base Usa. Un dirigente della Ccc ha accolto il maxi-assegno di 340 milioni di dollari firmato Bush e consegnatogli dai manifestanti dichiarando “Non rinunceremo mai ai dollari. Quel che conta per noi è dare lavoro ai nostri soci”. Il primo giugno i manifestanti No Dal Molin erano a Chiaiano, in provincia di Napoli, per portare la loro solidarietà ai cittadini che lottano “come noi lottiamo contro la costruzione della base americana all’aeroporto di Vicenza. Chiaiano ci dimostra che la repressione continua: la democrazia non c’è stata data il 25 aprile ‘45 per sempre, ma dobbiamo crearla tutti i giorni».

…E DEL COORDINAMENTO DEI COMITATI

Il 26 maggio il ministero della Difesa ha presentato tutta la documentazione sul caso Dal Molin, come ordinato dal Tar Veneto, dopo il ricorso firmato da Codacons, Ecoistituto Veneto e semplici cittadini, fra cui il portavoce del Coordinamento dei Comitati, Giancarlo Albera. Le carte sulla base al Dal Molin non sono mai state mostrate prima. Il via libera c’è. C’è il pezzo di carta cercato per un anno dai militanti contrari all’aeroporto di guerra. Dal dossier rigidamente top secret custodito a Roma al ministero della Difesa è stata estratta qualche paginetta del carteggio relativo alla realizzazione della base americana all’aeroporto Dal Molin. Non è il nulla osta concesso da Romano Prodi: è l’autorizzazione tecnica, dell’apparato burocratico. È stata messa a disposizione quella che volgarmente si potrebbe chiamare concessione edilizia: il permesso di costruire rilasciato dalla direzione generale della Difesa agli alleati statunitensi. Del documento hanno preso visione il Codacons, con gli avvocati Carlo Rienzi e Gino Giuliano, e gli altri promotori del ricorso davanti al Tar Veneto, fra cui Giancarlo Albera stesso. «Da una prima visione della documentazione – spiega il Codacons – emergono alcuni aspetti poco chiari. Il provvedimento, infatti, non sembra legittimo, in quanto pare autorizzare il progetto prima che sia avvenuta la necessaria valutazione di impatto ambientale. Progetto che sembra inoltre non essere quello originario, visto che nell’autorizzazione si fa riferimento a un documento presentato l’11 giugno 2007 e di cui nessuno ha avuto visione». Secondo Albera questo «è un primo passo, ma abbiamo potuto vedere solo una minima parte. Per questo abbiamo avanzato nuove richieste: i funzionari ministeriali si sono presi del tempo per verificare quali documenti siano riservati e quali no»

IL FRONTE DEL SI

Nel frattempo a Vicenza comincia a muoversi anche il comitato del Si al Dal Molin. L’iniziativa è di Silvano Giometto, personaggio conosciuto alla politica locale grazie al piccolo partito (da lui stesso fondato) denominato “No privilegi politici”, con il quale da oltre una decina d’anni tenta indefessamente di farsi eleggere in città od in provincia, senza mai tuttavia rimediare alcun risultato significativo. Secondo Giometto con la realizzazione della base americana sul territorio del Dal Molin ci sarà per il territorio berico un investimento di oltre un miliardo di dollari, e che a beneficiarne saranno le varie imprese che lavorano nel Vicentino. Giometto sostiene inoltre come non sia possibile che una piccola minoranza di vicentini, al di sotto del 5 per cento, chiamata “No Dal Molin”, obblighi il suo gruppo a scendere in piazza per informare la cittadinanza su quanto potrebbe costare alla città l’eventuale decisione degli Stati Uniti d’America di abbandonare il progetto. Se la prende con il comitato “No Dal Molin”, accusato di diffondere «false informazioni su bombe, missili, aeroplani inesistenti». Più che dettata da motivi di reale interesse, la “discesa in campo” di Giometto in favore del Dal Molin sembra ai più una mossa dettata dal timore di sparire dal panorama politico vicentino, tentando di far leva sui sentimenti di qualunquismo della gente e sugli interessi di (pochi) imprenditori locali. La lotta prosegue. La consultazione prevista per l’autunno si svolgerà regolarmente, e lo stesso sindaco Variati ha dichiarato che il numero minimo di cittadini che devono prendere parte alla consultazione affinché il risultato della stessa sia ritenuto significativo si aggira attorno ai 35mila, ossia la metà di quanti si sono recati a votare alle ultime amministrative. Si tratta ora di organizzare la mobilitazione, per portare ad esprimere la propria contrarietà alla base decine di migliaia di cittadini. E’ una sfida difficile, ma non impossibile; d’altronde ultimamente Vicenza ha imparato fin troppo bene a sorprenderci.