REPORT – Muggia (Trieste), Venerdì 20 marzo

Tira la bora a Muggia ( vicina a Trieste) venerdi 20 marzo. Le barche sono innalzate sulle onde di un mare nero e scontroso, mentre i compagni e le compagne del PRC – ingobbiti per evitare il vento – si avviano, attraverso i vicoli “muggiani”, verso via Roma, verso la sede del PRC locale.

All’interno del Circolo il freddo morde i compagni ed una piccola stufa elettrica ci metterà molto a spargere un po’ di calore. Ogni volta che arriva un compagno, una compagna, ogni volta che si apre la porta entra il vento gelido e la stufa sembra un inutile arnese acceso. La porta si aprirà circa 60 volte ( tanti i compagni presenti, alla fine, al dibattito organizzato da l’ernesto : “ Quale futuro per i comunisti e le comuniste in Italia ?). Solo quando la sala è piena, dunque, e i compagni sono tutti giunti, la bora esterna è sconfitta e un po’ di caldo si stabilizza nel salone.

E’ Maurizio Coslovich, segretario PRC di Muggia, ad aprire il dibattito. Il segretario dice con chiarezza che il PRC, con l’Arcobaleno, aveva toccato il fondo, che il Circolo di Muggia era pressoché morto, che gli iscritti erano giunti a poche decine e che ora, dopo la svolta di Chianciano, il Circolo di Muggia torna a vivere, che gli iscritti sono quasi tutti recuperati, che l’iniziativa politica è ripartita e che “ stasera, con questa iniziativa dei compagni de l’ernesto, abbiamo riempito la sala come ai bei tempi”.

La relazione introduttiva è del compagno Pio De Angelis, che descrive efficacemente il quadro sociale e politico italiano di fase e la crisi del capitale che evoca nuove sofferenze per la classe. De Angelis, poi, “spara” un colpo a sorpresa, che incanta e cattura l’attenzione della platea. Legge cioè , da un documento che aveva spiegazzato in tasca, i seguenti passaggi politici :

“ Le ragioni che motivano la nascita di un nuovo Partito Comunista sono scritte nel bisogno di non rassegnarsi allo stato di cose presenti, di non arrendersi alle culture che santificano il profitto, il mercato e le merci, di non subire il capitalismo e le sue leggi come se fossero un destino ineluttabile. L’ideologia della “fine della storia” pretende di abolire dall’orizzonte comune ogni idea e ogni pratica di antagonismo alle attuali forme di dominio: ma nessuna ideologia riesce ad occultare la realtà drammatica di un mercato mondiale che spinge interi continenti verso la deriva del sottosviluppo e della fame…che persino nel cuore delle grandi metropoli occidentali riproduce la spirale disperante dei ghetti e delle esclusioni…Un vento di destra soffia sull’Italia senza incontrare una adeguata risposta della sinistra…E’ urgente allora, ridare ragioni e risorse ad una lotta di opposizione sociale e politica…Ecco, compagne e compagni, una risposta alla domanda: perché comunisti ? Comunisti non per nostalgia di una storia gloriosa, ma anche carica di errori, ma comunisti perché c’è bisogno di una carica radicale di trasformazione…Per questo rivolgiamo alle forze vive della società italiana, alle lavoratrici e ai lavoratori, alle giovani generazioni, agli intellettuali, un appello forte e appassionato a lavorare con noi per la costruzione di un nuovo e grande Partito Comunista…un Partito al servizio di una immensa speranza di cambiamento”.

De Angelis fa poi una pausa e rivela : “ Questo, compagni e compagne, è l’Appello approvato dall’Assemblea Nazionale di Rifondazione Comunista a Roma, il 3 e il 4 maggio 1991. E’, oggi, di una attualità stringente, e’ un documento per i nostri tempi…”.

Grande applauso per il compagno Pio De Angelis.

Si apre a questo punto un dibattito molto più lungo del previsto. In tanti intervengono: tutti sono preoccupati per la fase, per la crisi che attraversa il Paese e che segna i lavoratori e le lavoratrici triestine. La platea non è certo tutta de l’ernesto, anzi…Ma l’unità dei comunisti è una esigenza che ormai trova consensi tra quasi tutti i compagni.

Conclude Fosco Giannini, della Direzione Nazionale. Giannini svolge un’ampia disamina del quadro internazionale, affermando che oggi il movimento operaio italiano si trova di fronte ad un contesto contraddittorio: da una parte un mondo – sempre più vasto – in cambiamento positivo, un cambiamento favorevole agli interessi delle classi lavoratrici e dei popoli; e d’altra parte si trova di fronte ad un quadro nazionale ed europeo ove il conflitto “ è congelato”, le forze comuniste, anticapitaliste e di sinistra d’alternativa demonizzate ed emarginate dalla cultura e dai poteri dominanti.

Ed è in questo doppio quadro – prosegue Giannini – che i comunisti debbono muoversi: facendo leva, da una parte sulla nuova speranza che proviene dal mondo e d’altra parte partendo dall’esigenza – tutta sociale e razionale – di resistere e battersi contro i “nuovi fascismi”.

Resistere, organizzare, rilanciare la lotta e il progetto: è’ il compito primario dei comunisti, di un Partito Comunista, rimarca Giannini. Di un Partito Comunista che abbiamo il compito, tutti insieme, con spirito unitario, con tenacia, con la comprensione paziente delle diversità comuniste da unire, con la lucida consapevolezza che tale Partito dobbiamo costruirlo essenzialmente nelle lotte sociali e nella ricerca politica e teorica aperta, una ricerca che parta innanzitutto dagli errori commessi da tutti i comunisti, per non ripeterli e ripartire con maggior consapevolezza del progetto e dei limiti emersi nel passato.

Un grande applauso saluta le conclusioni del compagno Giannini. Si è creato un bel clima, nel Circolo, un clima solidale, per cui le differenze iniziali sembrano essersi assottigliate.

E tutto sarà ancor più unitario e solidale a cena, dove una cinquantina di compagni di Muggia e Trieste, più gli oratori “forestieri”, di fronte al vino rosso e tosto di queste parti, accorciano ancor più le distanze. Le annullano.