Relazione introduttivo al convegno del 27 Marzo – Roma

Care compagne e cari compagni,

care naufraghe e cari naufraghi di una barca rossa che in Italia è assalita oggi dalle onde alte della reazione: noi , che da marxisti ed internazionalisti sappiamo che i confini tra i popoli sono solo convenzioni, segni evanescenti tracciati dai padroni della storia,
noi che sappiamo che il proletariato non ha confini,
noi dobbiamo rialzare la testa.

Se sui nostri mari, infatti, la nostra barca rossa , in questi giorni, traballa, in tante altre parti del mondo ( non solo nel Venezuela bolivarista e socialista di Hugo Chavez, non solo nel Salvador del Farabundo Martì, ma anche in Africa, in Asia ), la barca universale del movimento operaio è tornata ad essere una corazzata rivoluzionaria, una corazzata contro le ingiustizie e l’imperialismo, che solcando i mari dice ai popoli:

la storia non è finita, la fine della storia era solo un’illusione ed una speranza del capitale e così come non era di natura divina l’aristocrazia francese travolta dalla Rivoluzione, così anche il capitalismo non è natura, non è un’emanazione di Dio, ma è solo una transitoria parentesi storica destinata anch’essa ad estinguersi e passare.

Rialziamo la testa, compagne e compagni, noi – i comunisti, le comuniste – siamo nel presente e nel futuro, ed è la stessa, odierna storia che viviamo che conferma il nostro ruolo e ci da speranza.

Oggi questo è tornato ad essere il Paese delle camicie scure, dove la Costituzione nata dalla Resistenza , dalla lotta di Liberazione è calpestata sotto il Tallone di Ferro dei nuovi barbari; dove il Parlamento è ridotto ad un bivacco sordo e muto, tenuto aperto solo per i decreti d’urgenza e dove i parlamentari – come non si vergogna di dire Berlusconi – sono solo dei numeri; dove sono tornate, come nel ventennio fascista, le leggi razziali; dove il razzismo è sollecitato dai servi politici dei padroni per fornire un esercito industriale di riserva – muto, impaurito e collocato stabilmente nel mercato inferiore del lavoro – agli ordini degli stessi padroni, che non vogliono che gli immigrati vadano via ma li vogliono sottomessi dentro le loro fabbriche, come schiavi;

siamo sotto un potere che vuole imporci , in modo tragico e surreale insieme, lo sciopero virtuale ( che vuol dire lavorare senza stipendio e salario) per cui più scioperi e più i padroni sono contenti ;

e dobbiamo dire che se uno sciopero virtuale fosse stato evocato di fronte alla Cgil di Giuseppe Di Vittorio o di Bruno Trentin, con molta probabilità i lavoratori avrebbero riempito le piazze, cinto d’assedio le fabbriche, il Parlamento, le Prefetture : da questa CGIL di Epifani, invece, si è levato per ora solo qualche lieve belato: ci sentiamo di dirlo: Epifani, svegliati, i padroni ridono e gli operai soffrono, svegliati Epifani !

Questo è il Paese dove non vi è più nemmeno il diritto di vivere o di morire, di evitare di divenire un tronco umano sofferente poiché il Papa non vuole e perché gli ipocriti pretini di Berlusconi non vogliono.

E inviamo un saluto fraterno e solidale al companero Ignazio Marino : lui era mio compagno di banco al Senato, siamo amici e so che si diverte ed è contento se lo chiamiamo così: companero Ignazio.

Marino: un grande medico, un cattolico che conduce una battaglia coraggiosa e controcorrente sfidando, come un teologo della Liberazione, non solo le suorine infilzate di Berlusconi, ma anche i parrucconi del cosiddetto Partito Democratico! Coraggio Marino, le forze migliori di questo paese, non solo i comunisti, sono al tuo fianco !

Siamo di fronte ad un governo di destra che allarga i fronti di guerra, si genuflette ancor più al potere militare degli Usa e della NATO e nella sua Finanziaria triplica le spese militari rispetto a quelle ( già pesanti) del governo Prodi; che recupera del fascismo anche le squadracce nere chiamandole ronde; che straccia il Contratto Nazionale di Lavoro, trasformando gli operai delle fabbriche e tutti i lavoratori in contadini dell’ottocento, che -soli di fronte al padrone delle terre – dovevano ringraziare Cristo se quel padrone decideva di tiragli addosso un pezzo di pane;

siamo di fronte ad un dittatore – politico e mediatico – come Berlusconi che per puro spirito di potere si subordina alle spinte più belluine, oscurantiste e reazionarie, come quelle della Lega, e appoggia un federalismo della borghesia del nord che divide ancor più il nostro Paese, che allarga ancor più il baratro sociale tra nord e sud, che divide i ceti agiati del nord dal popolo sempre più vasto dei poveri cristi del Meridione!

Questo è il governo di Berlusconi.

Ma la destra e i padroni che oggi ridono ricordino che questo è anche il Paese della gloriosa lotta antifascista, della Resistenza, della lotta di Liberazione; è il Paese di Antonio Gramsci e di Pio La Torre; è il Paese di Di Vittorio e delle grandi lotte contadine del sud d’Italia; è il Paese dove la classe operaia e il Partito Comunista Italiano hanno costruito, nelle grandi lotte di massa, la democrazia, i diritti e lo stato sociale; è il Paese dove il grande moto del ’68 e le forze comuniste e anticapitaliste esterne al PCI hanno contribuito a costruire un senso comune avanzato, progressista, laico, volto alla trasformazione sociale.

E’ il Paese dove le donne si sono battute per i loro diritti cambiando il mondo attorno a sé, dando un colpo al patriarcato e cambiando, seppur ancora non sufficientemente, ma positivamente anche gli uomini , i comunisti.

Alziamo dunque la testa, e noi stessi ricordiamo, care compagne e cari compagni, che i giorni delle nostre lotte sono appena passati, che le bandiere rosse non sono state ancora nemmeno ripiegate,

che quei giorni sono così vicini che sono ancora cronaca,

che nelle strade e nelle piazze riecheggiano ancora i passi delle nostre battaglie, dei nostri scioperi, delle nostre manifestazioni. Dalle grandi lotte contro la guerra in Jugoslavia all’immenso popolo della pace sceso in piazza, assieme a tanti operai e tanti studenti, assieme a Gino Strada, ad Alex Zanotelli, e milioni di laici, cattolici, comunisti negli ultimi anni; dallo sciopero di tre milioni di lavoratori nel ‘94 alla manifestazione di un milione di lavoratori del 20 ottobre 2007, quella inascoltata dal governo Prodi; dalla manifestazione dei 400 mila compagni e compagne dell’ 11 ottobre 2008, sotto le bandiere unite, felicemente incrociate del PRC, del PdCI, della FIOM, del sindacalismo di base e di altre forze comuniste, anticapitaliste e di movimento, passando per Genova, per il corpo straziato di Carlo Giuliani e per il giovane e grande popolo dei movimenti, passando per la grande iniziativa a favore del popolo palestinese di poco tempo fa a Roma sino alle nuove lotte di questa fase del movimento delle donne, passando per la ripresa delle lotte della CGIL e dei sindacati di base di poche settimane fa e giungendo alla grande Onda odierna del movimento studentesco.

Tutto ci dice che la storia non è finita nemmeno qui, che anche qui Berlusconi non è né l’Unto del Signore né un castigo naturale immutabile. E’ solo un uomo, un padrone, un reazionario puro che incarna una politica di destra e antioperaia che ( se ritroveremo la nostra natura di classe e saremo capaci di ridefinire – nello stesso conflitto sociale e nella ricerca politica e teorica aperta, antidogmatica e rivoluzionaria – il nostro progetto politico ed il nostro senso storico) batteremo!

E’ la stessa, ultima, recentissima parte della nostra storia che ci dice che Berlusconi si può battere se i comunisti e la sinistra non volteranno più le spalle, come hanno fatto, alla loro gente, alla loro vasta classe di riferimento, al loro popolo; se non penseranno più che sono le istituzioni il loro unico terreno politico; se torneranno a credere che sono le piazze, le fabbriche, le scuole, le lotte di massa e di classe i loro terreni privilegiati per l’organizzazione del consenso. Si può vincere se col loro popolo i comunisti e la sinistra ricostruiscono il necessario legame politico, sociale e sentimentale.

Possiamo e dobbiamo ancora lottare e vincere. Ma abbiamo bisogno di una parola, una parola antica e più che mai attuale di Antonio Gramsci : unità ! Unità!

L’unità delle forze comuniste e anticapitaliste, un cuore politico unitario e di massa che sia anche quello pulsante dell’intera sinistra d’alternativa, il cuore di una nuova sinistra vasta che trasformi l’Italia e che dia al movimento operaio complessivo italiano un progetto di trasformazione sociale all’altezza dei tempi e dello scontro di classe in atto.

Un’ unità tra le forze comuniste, anticapitaliste e di movimento che, sola, potrà togliere ogni paura, un unità con la quale, se lotteremo, se la faremo nascere nel conflitto, supereremo anche il vergognoso sbarramento al 4% delle prossime elezioni europee !

Questa manifestazione di oggi è il contributo che vogliamo dare per costruire questa necessaria, possibile ed urgente unità !