Questo sindacato non ci piace

A volte, azioni simboliche riescono a trasmettere tutto il significato ed il pensiero che le generano.

Il fatto che la nostra RSU abbia scelto come sede di riunioni una stanza di fronte all’Ufficio del Personale la dice lunga sul distacco, politico, sindacale, culturale ed anche fisico, dai lavoratori.

Abbandonare la vecchia e storica saletta di riunioni, per diventare dirimpettai dell’azienda, col tempo sta generando una condizione coatta ed ambigua, che spaventa ed allontana i lavoratori, in particolar modo i giovani, dal quel confronto e dialogo che è il sale di qualsiasi rapporto alla pari tra chi dovrebbe rappresentare ed i rappresentati. Tematiche come la sicurezza sul lavoro, i tempi di lavoro e i tanti problemi che si possono incontrare in fabbrica stentano a trovare il giusto e sacrosanto dialogo.

L’argomento usato dalla RSU a difesa di questa scelta, a loro dire “forzata”, è data dall’inospitalità della vecchia saletta, umida e decrepita indegna di una moderna azienda. In effetti è vero.

Questa ammissione di impotenza, nel non aver saputo neanche contrattare una sede adeguata per se ed i lavoratori, lascia cadere le braccia, insomma, la domanda nasce spontanea: se non hanno avuto(voluto) la forza di ottenere neanche una sede decente quale speranza di difesa avranno i lavoratori?

Questo distacco, nell’ultimo periodo, sta diventando sempre più stridente, e i tanti episodi sono lì a testimoniarlo, perché si ha la sensazione che stando troppo vicini di casa all’azienda, col tempo, si generi la possibilità di assimilare comportamenti e punti di vista che non sempre coincidano con gli interessi dei lavoratori. Anzi, questa situazione coatta può solo avvantaggiare l’azienda, dal momento in cui può contare su tanti “aiutanti di campo”.

Però a noi hanno insegnato una cosa: l’azienda non è né buona, né magnanima, ma semplicemente che nessuno fa niente per senza niente. Il problema è stabilire quanto ciò costi ai lavoratori, e cosa stiano perdendo in termini di credibilità sindacale. Tra l’altro non si riesce a capire tutta questa magnanimità aziendale nel chiudere tutti e due gli occhi di fronte ad una eccessiva attività sindacale sia interna che esterna, di cui i lavoratori non riescono a vedere il costrutto. I delegati quando sono presenti in fabbrica sono comodamente rifugiati nella loro torre d’avorio, impegnati in interminabili riunioni, di cui non è lecito sapere niente, neanche delle decisioni che vengono prese sulla pelle dei lavoratori a Roma. Ormai stanno applicando nei fatti una riduzione d’orario di lavoro ad personam durante la settimana, fermo restando la loro presenza costante e continuativa durante i sabato di straordinario.

Se questo è il livello di compromesso a cui si è giunti si deve porre con forza una seria questione morale, coinvolgendo in primis i lavoratori e poi le strutture sindacali esterne, perché questo modo di fare sindacato non serve ed è dannoso per i lavoratori.

E’ sotto gli occhi di tutti che di fronte all’ennesima strage di lavoratori, questa RSU non ha avuto la minima sensibilità: non un atto di solidarietà, non una parola, non un comunicato di condanna, figurarsi un sciopero di protesta contro queste stragi infinite ed impunite.

Questo silenzio assordante rientra nel prezzo da pagare all’azienda per il vostro quiete vivere?

Che tristezza.

I lavoratori hanno necessariamente bisogno di un altro sindacato. Di un sindacato che stia vicino ai lavoratori, che abbia capacità di ascolto e che sia propositivo nella soluzione di problemi. Risolvere sotto forma di piccoli piaceri personali, singole e spicciole questioni si possono fare delle clientele….il Sindacato dev’essere altro.