Quando l’emergenza sociale non tollera rinvìì

SIAMO DI FRONTE AD UNA SITUAZIONE CHE RICHIEDE UN INTERVENTO DI EMERGENZA SOCIALE FONDATO SULLA SOLIDARIETÀ. IN CASO CONTRARIO OGNI RAGIONAMENTO SULLE PROSPETTIVE DI FUORIUSCITA DALLA CRISI APPARIRÀ PRIVO DI SENSO AI LAVORATORI E AI CETI CHE VIVONO UNA CONDIZIONE DI DRAMMA SOCIALE

– Alla manifestazione del 4 Aprile al Circo Massimo di Roma ha partecipato una grande massa di lavoratori e di pensionati, quali sono le tue considerazioni?

E’ stata una manifestazione imponente e un momento di sintesi di una mobilitazione che è andata avanti nel corso di questi mesi, compreso lo sciopero e la manifestazione dei meccanici e del pubblico impiego. Certo non può essere considerato la manifestazione conclusiva di una fase, ma un passaggio rispetto ad una situazione sociale estremamente grave e inaccettabile.

– La piattaforma del 4 Aprile conteneva qualificati punti sociali, quali sono oggi le questioni prioritarie da rilanciare?

Non c’è una singola questione, quella più immediata è l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutte le tipologie di rapporto di lavoro che vuol dire anche blocco dei licenziamenti, nel senso che siamo di fronte ad una situazione che richiede un intervento di emergenza sociale fondato sulla solidarietà, questa è la condizione per costruire qualsiasi ragionamento sulla fuoriuscita dalla crisi, il rapporto tra l’emergenza e le prospettive è decisivo perché i lavoratori e le lavoratrici possano giocare un ruolo rispetto alla possibile uscita dalla crisi.

– Il Governo con il sostegno della Confindustria vuole innalzare l’età pensionabile delle donne a 65 anni, tutto ciò è anche l’ennesimo tentativo di divisione dei lavoratori?

E’ una delle tante operazioni che quotidianamente vengono lanciate dal Governo. Il problema è capire il senso di queste proposte ovviamente inaccettabili. Il senso è quello di giocare e di favorire, in una situazione di crisi, tutti gli elementi che possono essere di contrapposizione e di divisione tra i lavoratori con l’argomento che bisogna aumentare l’età pensionabile alle donne al fine di reperire le risorse utili ad allargare gli ammortizzatori sociali. Non è una novità, ma l’ennesima dimostrazione di come il Governo e la Confindustria all’interno della crisi, operano per favorire tutte le condizioni di divisione tra i lavoratori.

– Anche la legge antisciopero per i lavoratori dei trasporti si inquadra in questo disegno?

Dico di più, dividendo i lavoratori pubblici da quelli privati, ma anche i nativi dai lavoratori stranieri perché le dinamiche della crisi e del disagio sociale non determinano automaticamente una crescita della solidarietà, si registra il supporto della legislazione che è stata approvata in questi anni, che tende sempre di più a dividere i lavoratori.

– Gli accordi separati sostenuti anche da Cisl Uil e Ugl sono un ulteriore e determinante attacco alle condizioni dei lavoratori?

I rapporti con questi sindacati sono i più bassi in assoluto visto che tra qualche ora è annunciata la loro firma sulle norme attuative dell’ac- cordo separato sulla struttura contrattuale sul sistema di regole, cosa storicamente mai avvenuta neanche negli anni ’50 a fronte della massima divisione sindacale. Questo accade perché il sistema di regole vuol dire definire/predefinire l’ambito e le richieste dei prossimi contratti nazionali e della futura contrattazione aziendale e questo venga fatto addirittura attraverso una accordo separato si tenta d’ imporlo a tutti i lavoratori e a tutte le OO.SS. Questo sistema di regole dà la misura di un processo con caratteristiche esplicitamente autoritarie che si vuole far passare a livello sociale e a quel punto, con ulteriori processi istituzionali, arrivare per fino a rivedere la Costituzione.

– La CGIL ha chiamato i lavoratori al referendum e tre milioni e mezzo hanno risposto no all’accordo separato, un importante risultato di cui il Governo, e in particolare Cisl e Uil, non ne hanno tenuto conto.

Noi siamo pronti a rilanciare la proposta unitariamente e rifare il referendum su posizioni diverse, ma il vincolo che vale per noi, cioè di rispettare il voto dei lavoratori, deve valere anche per gli altri. Paradossale però è che i lavoratori non sono neanche chiamati ad esprimersi su queste regole, che invece vengono applicate nello stesso tempo a tutti i lavoratori iscritti e non iscritti al Sindacato.

– Questa forma antidemocratica posiziona Cisl e Uil dalla parte dei pad roni, modificando il modello sindacale da concertativo a consociativo?

Penso che ci sia dietro a questo sistema di relazioni industriali anche un idea di modello sindacale che non è quello perseguito dalla CGIL, ma è un modello di relazioni sindacali che riduce il ruolo del contratto nazionale, confina la contrattazione aziendale di essere totalmente subordinata all’andamento di ogni singola impresa, il tutto tenuto assieme da una costellazione di Enti Bilaterali, che gestiscono pezzi sempre più rilevanti dello stato sociale fino ad arrivare al collocamento ed alla formazione, questa è un idea che sta dentro questo impianto di regole che non è l’idea della FIOM , né di tutta la CGIL.

– Come vedi e giudichi la posizione del PD in particolar modo sulle questioni del lavoro?

Prendo atto che il PD nonostante il suo conflitto interno ha partecipato alla manifestazione della CGIL, non mi pare che allo stato attuale ci siano altrettante posizioni chiare da parte loro sulle vicende contrattuali e in particolare modo sull’accordo separato sulla struttura contrattuale.

– Il governo ha peggiorato il Testo Unico sulla sicurezza e sulla salute sui posti di lavoro, a questo proposito il 18/4 a Taranto si terrà una manifestazione nazionale, che giudizio dai?

Il governo ha peggiorato il T.U. sulla sicurezza che è una cosa vergognosa, tanto più in contemporanea al processo in atto per la strage alla TyssenKroup; devo dire che anche in questo caso ci troviamo di fronte al fatto che questo Governo sta smantellando pezzo per pezzo tutte le forme di tutela riferite al lavoro, al Testo Unico, alle questioni relative all’orario di lavoro, alle questioni della lettera con le dimissioni in bianco, tutto ciò che concerne il lavoro è sottoposto ad uno smantellamento costante attraverso l’operazione dei Decreti che in gran parte è passata in assoluto silenzio.

– Il Governo con la politica securitaria e razzista ha messo in campo un attacco alle fasce sociali più deboli usando tutto questo anche come un’ arma di distrazione di massa dai veri problemi della crisi?

Ciò fa parte della politica di questo Governo che alimenta tutti gli elementi di divisione tra i lavoratori, questo rispetto alle politiche sugli immigrati e alle politiche sui lavoratori stranieri è la cosa che appare più immediatamente, nel tentativo di trovare un nemico a cui addossare le responsabilità di questa situazione. Questa politica fa parte dell’essenza del progetto autoritario che questo Governo sta perseguendo e cioè l’idea di utilizzare la crisi per ridefinire l’assetto delle relazioni sociali, politiche e istituzionali del paese.

– Anche il settimanale “Famiglia Cristiana” ha denunciato il pericolo del fascismo in Italia e quindi di un grosso attentato alla nostra democrazia nata dalla Resistenza partigiana, quali sono le azioni per scongiurare tutto questo?

Penso che anche sul terreno della democrazia e sulla tenuta democratica bisognerebbe costruire lo schieramento più ampio possibile nel nostro Paese, pare evidente che siamo davanti ad una campagna a tutti i livelli che si sta esprimendo in un tentativo di rapporto diretto tra Presidente del Consiglio e il popolo. Ecco allora che l’uso dei mezzi di comunicazione e la questione della democrazia diventano una questione di difesa degli spazi democratici su cui tentare di riunificare uno schieramento che presenta anche posizioni diverse al suo interno.

– Che ruolo giocano la FIOM e i lavoratori metalmeccanici in questa fase?

La situazione sociale ha aspetti di drammaticità sociale e la FIOM è dentro questi processi, del resto le iniziative espresse anche nel corso di questi mesi lo stanno a testimoniare pur non sottacendo che le situazioni di crisi non rendono più forte il movimento operaio, per ovvie considerazioni a partire dal fatto che gli scioperi costano e quando dilaga la cassa integrazione tutto diventa più complicato.

a cura di Gualtiero Alunni