La devastante crisi economica e politico-sociale impone alla nostra organizzazione una analisi seria e articolata della realtà ed una conseguente risposta.
L’elemento costituente della fase attuale (iniziata a fine anni ’80 – inizio ‘90) è la precarietà, paradigma che muta le forme del lavoro e della quotidianità di ogni singolo cittadino, aggravando in modo particolare le condizioni delle classi sociali subalterne.
Nel mondo del lavoro questo ha prodotto una frammentazione e parcellizzazione degli indotti produttivi e del settore terziario senza precedenti e di conseguenza un depotenziamento dello stesso movimento operaio. Questa condizione ha prodotto due effetti: da un lato una insicurezza generalizzata che porta ad una precarietà sostanziale della vita e ad una fortissima insicurezza nel futuro da parte di chi vive questa condizione, dall’altro una ricattabilità maggiore dei lavoratori, altro elemento di depotenziamento del conflitto sociale.
Unito a questo elemento vi è lo smantellamento sostanziale del sistema pubblico: reintroducendo i meccanismi della selezione alla qualità nel sistema formativo e nella sanità, settori strategici per una società, si escludono di fatto larghissimi strati sociali da una istruzione di qualità e si viola il diritto alla sanità.
La nostra generazione, a differenza di quella dei nostri genitori, vive nella incertezza più totale sul futuro e nel presentimento di un continuo abbassamento delle condizioni di vita.
Questo è il senso comune della nostra generazione: il compito dei GC, partendo dall’assunto gramsciano della traduzione del senso comune in coscienza di classe, deve essere quello di rappresentare la differenza, diffondere un pensiero alternativo e rivoluzionario, cancellare l’abitudine ad abbassare la testa.
In questo quadro va problematizzata una questione importantissima: la formazione.
La nostra analisi considera come nodo centrale per la formazione delle classi dirigenti, il mondo della scuola e dell’università. Posto che nel sistema sociale che auspichiamo non dovrebbe esistere una differenza sostanziale tra classi, crediamo che oggi la formazione debba essere garantita a tutti e debba essere indipendente, quindi pubblica. Un sistema di formazione che sia accessibile a tutti produce inoltre un avanzamento complessivo della società: questo è vero per qualsiasi stato, nazione e configurazione sociale.
Questo è il quadro generale in cui si inserisce la “questione giovanile” e che dobbiamo far fortemente dialogare con la nostra proposta politica e organizzativa.
Elemento centrale per una organizzazione giovanile comunista deve essere una forte dialettica tra lettura della società e costruzione dell’organizzazione stessa. Ecco perché, per poter guardare al futuro dobbiamo, a partire da questa Conferenza Nazionale porci degli interrogativi: nella battaglia politica, sociale e delle idee dobbiamo porci una domanda: è autosufficiente la nostra organizzazione? E ancora: è giusto e utile diffondere le nostre posizioni costruendo una rete con altre associazioni o organizzazioni che condividono il nostro punto di vista su gran parte dei temi?
Il processo unitario deve, a nostro avviso, concretizzarsi in un ragionamento ampio che metta in discussione patrimonio teorico culturale, organizzazione dell’iniziativa politica e strutture. Il dibattito a sinistra deve nutrirsi di un rapporto molto stretto tra analisi della società, iniziativa politica e strutture organizzate.
In questo ragionamento si inserisce il nostro ruolo di comunisti: una organizzazione unitaria, all’altezza dei tempi, non nostalgica e non liquidazionista, che vede nel conflitto capitale lavoro il conflitto principale della nostra società, deve essere in grado di farsi centro delle lotte e dei conflitti, soggetto di riferimento per associazioni, sindacati e collettivi sparsi su tutto il territorio nazionale, elemento fondamentale e necessario per la ricostruzione di un blocco della sinistra di classe in Italia.
È in questo modo che auspichiamo sia inteso il processo unitario che mira alla costruzione di uno spazio politico giovanile comunista e di sinistra: una organizzazione che renda più forte e più incisivi i conflitti, rappresenti il mondo del lavoro e sia perno di un rilancio, prima di tutto culturale, della sinistra.
I giovani comunisti devono stare in questo percorso apportando contributi al dibattito, e praticando materialmente (come già è stato fatto al campeggio”Alternativa Rebelde”) la linea dell’unità su tutti i fronti: nelle mobilitazioni studentesche, in quelle del mondo del lavoro, in quelle per la democrazia e la difesa della costituzione, contro la guerra e per la salvaguardia dei beni pubblici.
Rilanciare la nostra organizzazione significa strutturarla, radicarla e riempirla di contenuti: operazioni che non possono avvenire in fasi separate, ma tutte contemporaneamente.
Rilanciare la nostra organizzazione significa, altresì, farla partecipare attivamente al processo unitario, costruendo con tutti gli altri soggetti interessati campagne nazionali su grandi temi praticando l’unità a partire dai contenuti.